Giovani curatori italiani: Centodieci incontra Caterina Avataneo
Nell’ambito dell’approfondimento che Centodieci sta portando avanti sulle nuove leve della curatela d’arte contemporanea italiana, abbiamo incontrato Caterina Avataneo.
Avataneo è una giovane curatrice indipendente torinese. Si forma al Politecnico di Torino (2014), successivamente consegue un Master in Curatela presso la London Metropolitan University, realizzato in collaborazione con la Whitechapel Gallery (2017). Vince poi il prestigioso NEON Curatorial Award (sempre nel 2017) e lavora per diversi anni come Curatore Associato per Arcade Gallery (Londra & Bruxelles) e come Assistente Curatrice su progetti assegnati a Serpentine Gallery (Londra). Nel 2019 è stata Assistente Curatrice di Sun & Sea (Marina), Padiglione Lituania per la 58a Biennale di Venezia, vincitore del Leone d’Oro. Tornata da poco in Italia, è attualmente parte del team curatoriale di Pompeii Commitments. Materie archeologiche, il primo programma d’arte contemporanea a lungo termine istituito dal Parco Archeologico di Pompei.
Ci parleresti del tuo percorso formativo? Ti sei laureata al Politecnico di Torino: cosa ti ha portato poi a occuparti di arte contemporanea?
Ho studiato Architettura per il Restauro al Politecnico di Torino, nel cui ambito ho svolto un tirocinio formativo alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, dove ho conosciuto Stefano Collicelli Cagol – attuale direttore del Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato – che è diventato per me una sorta di mentore. È stato lui a indirizzarmi agli studi all’estero, in particolare al Master in Curatela che ho svolto a Londra anni dopo. Il Master è stata un’ottima palestra, che mi ha permesso di approfondire sia gli aspetti teorici della curatela, sia quelli pratici. Nonostante sia arrivata all’arte contemporanea per vie traverse, non penso cambierei molto del mio percorso formativo. Anche l’architettura d’altronde è una disciplina che allena benissimo ad avere un approccio multidisciplinare…
Quali reputi siano state le tappe più significative del tuo percorso professionale sino ad ora?
Sicuramente il primo passo verso la definizione della mia identità di Curatrice Indipendente è stata la partecipazione al programma di scambio organizzato da Whitechapel Gallery (Londra) e Neon Foundation (Atene) e la successiva vittoria del premio ad esso correlato (NEON Curatorial Award). E poi lavorare alla Biennale di Venezia come Assistente Curatrice del Padiglione Lituania: un lavoro multisfaccettato e sfidante, data la natura performativa dell’opera (Sun & Sea (Marina), ideata dalle artiste Rugilė Barzdžiukaitė, Vaiva Grainytė e Lina Lapelytė e la sua attuazione in una città come Venezia, oltre che i costi di un progetto di tale scala e come sostenerne la durata. In quel contesto ho dovuto necessariamente sviluppare anche competenze da producer oltre che da curatrice, che poi, a conti fatti, sono sempre più richieste per questa professione. Anche aver lavorato dal 2018-2022 come Assistente Curatrice su progetti assegnati alla Serpentine Gallery e allo stesso tempo come Curatore Associato a Arcade Gallery è stato molto importante, sia per capire come gestire più progetti allo stesso tempo che per orientarmi nel mondo professionale e sviluppare rapporti con esperti del settore.
Sei poi tornata a Torino, tua città natale…
Sì quasi da due anni ormai. Appena tornata ho iniziato a collaborare con la Artissima in qualità di Consulente Curatoriale per la sezione New Entries della fiera, dedicata alle gallerie emergenti. Ho seguito due edizioni (2021 e 2022). Dal 2021 sono anche parte del Board Curatoriale di Cripta747 e in particolare seguo, insieme al resto del team di Cripta747, il programma di fellowship che sostiene il progetto di un artista emergente ogni anno per un periodo di tre mesi speso a Torino. La prossima fellow parte a settembre 2023 con Eleonora Luccarini, che ha intenzione di sviluppare un’operetta elettronica. I miei lavori però si estendono oltre Torino, viaggio spesso a Napoli e Pompei per via di Pompeii Commitments. Materie archeologiche, programma all’interno del quale co-curo con Stella Bottai le Digital Fellowship oltre che assistere con aspetti legati al più ampio programma curatoriale capeggiato da Andrea Viliani e Stella Bottai. Quest’anno ho anche lavorato con la Fondazione Paul Thorel (Napoli) e il CLUB GAMeC PRIZE (Bergamo) tra altri. Insomma, essendo Curatrice Indipendente viaggio sempre su più progetti allo stesso tempo, I wear many hats!.
Lavori moltissimo con gli artisti emergenti: come concepisci il rapporto con loro?
La parola chiave è “intimità”. È fondamentale per me sviluppare un rapporto di costante dialogo e scambio, immergermi nell’universo dell’artista, con l’artista. L’esperienza a Serpentine Gallery (Londra) è stata fondamentale in questo senso poiché mi ha instradato a un approccio che tiene sempre in considerazione lo sviluppo del rapporto con l’artista nel tempo, anche quando il contesto è istituzionale e quindi teoricamente legato a un singolo progetto.
Ci puoi anticipare alcuni dei tuoi progetti futuri?
Con piacere. Innanzitutto, a breve partirà il secondo anno di Digital Fellowship di Pompeii Commitments. Materie archeologiche, che si svilupperà da settembre 2023 fino a tutto il 2024. Si tratta di un programma annuale che promuove la ricerca artistica all’interno del contesto trans-temporale, multi-specie e stratificato di Pompei. Per ora non anticipo i partecipanti, ma invito i lettori a visitare www.pompeiicommitment.org per seguirne gli sviluppi. Sempre a settembre 2023 accoglieremo poi a Torino Eleonora Luccarini con Cripta747, come già accennato. E infine sto organizzando un simposio che avverrà a dicembre 2023 a Gossamer Fog (Londra) e che ha come focus il ritorno di estetiche dell’oscuro, rilette in chiave contemporanea nella loro declinazione eco-gotica. È una ricerca spinosa che porto avanti dal 2019, sono contenta possa finalmente avere un outcome anche se per ora vi sono ancora molti nodi da sciogliere, soprattutto legati alla sostenibilità economica del progetto.