Fran Lebowitz: una vita a New York
Prendete una newyorkese. E non una newyorkese qualunque.
Questa è Fran Lebowitz, scrittrice, attrice, umorista, opinionista, amata dal pubblico americano e dallo star-system. Sì, tutti sembrano innamorati di lei.
Prendete un regista newyorkese. E non un regista newyorkese qualunque.
Questo è Martin Scorsese. Colosso del cinema senza bisogno di presentazioni, suo amico di lunga data.
Prendete New York. E non una New York qualunque.
Questa è la New York di Fran Lebowitz e di Martin Scorsese. Una New York mitica. Una New York storica. Una New York che riesce ancora a essere affascinante. Una New York intellettuale. Una New York più viva culturalmente, piena di librerie e concerti incredibili. La New York che hanno vissuto loro. Una new York che non c’è più.
Basta sintonizzarsi sulla nuova docuserie Netflix, “Pretend it’s a city” (titolo italiano: “Una vita a New York”) per vivere tutto questo, e molto altro ancora.
Per la seconda volta, a distanza di dieci anni, Martin Scorsese punta la telecamera su Fran Lebowitz e le lascia fare quello che le riesce meglio: parlare a ruota libera.
Per chi non la conoscesse, Fran Lebowitz ha raggiunto la fama con due raccolte di saggi: “Metropolitan Life”, del 1978, e “Social Studies”, uscito nel 1981. Da allora pare che abbia avuto il blocco dello scrittore, ma non è rimasta certo con le mani in mano.
Settant’anni, irriverente, politicamente scorretta, pungente, Fran si racconta e racconta la sua città senza filtri e senza risparmiare nessuno, in una serie con un formato a metà tra il documentario e la stand-up comedy, che fa ridere moltissimo, ma anche riflettere.
Scene suggestive in cui Fran si aggira per un modellino della città allestito in un museo, lunghe chiacchierate con Scorsese al Players Club, materiali di repertorio, interviste televisive, frammenti di talk show in cui Fran è in dialogo con Spike Lee o Alec Baldwin, un live show con lo stesso Scorsese, uno con Toni Morrison. Il tutto condito con filmati storici su New York.
I sette episodi della serie sono incentrati ognuno su un tema diverso, tra cui arte, denaro, libri, sport, lavoro, e mirano a raccontare attraverso il suo sguardo la New York degli ultimi quarant’anni, con tutti i suoi cambiamenti. “Una città in cui”, afferma, “nessuno può permettersi di vivere, ma non si capisce come, siamo otto milioni”.
Fran dice di essere disinteressata al denaro, ma allo stesso tempo un’irriducibile amante delle cose belle e costose. Racconta i suoi primi impieghi una volta arrivata a New York: da donna delle pulizie a tassista (l’unica donna, all’epoca), venditrice ambulante… fino alla sua collaborazione con Interview, la rivista di Andy Warhol. Anche se, confessa, non ha mai sopportato Warhol. A proposito del mondo del mondo dell’arte, commenta: “Ormai vai a un’asta, tirano fuori un quadro di Picasso, silenzio. Quando battono il prezzo, scattano gli applausi. Viviamo in un mondo in cui si applaude al prezzo, non al Picasso! E ho detto tutto».
Una personalità esplosiva, sfaccettata, amante del paradosso e della provocazione.
Ama i piccoli piaceri e non fa niente per nasconderlo. Sostiene di non essere riuscita a scrivere niente per dieci anni perché le piacciono troppo le feste. Odia andare al cinema, perché non sopporta i suoi simili. È interessata ai giovani perché ancora non sono pieni di cliché, anche se purtroppo imparano presto. Racconta di essere rimasta l’unica newyorchese che guarda davanti a sé mentre cammina, non avendo uno smartphone. “Non è che non sono su Instagram perché non so cosa sia, non ci sono proprio perché so cos’è!”. Se è per questo, non ha nemmeno il telefono fisso, né un computer.
È al di sopra di qualsiasi moda, tanto che quando le domandano qual è il suo lifestyle, risponde: “Una cosa è certa, non userei mai la parola lifestyle”.
Eppure di stile ne ha da vendere, al punto da essere diventata un’icona. L’inconfondibile caschetto con la riga in mezzo, occhiali di tartaruga, il blazer sotto il cappotto, camicie maschili con i gemelli, jeans e stivali o scarpe da uomo. Il suo abbigliamento è rimasto identico negli anni e ci tiene a farci sapere che non le interessa modificarlo.
“Fran Lebowitz: una vita a New York” è un ritratto storico della Grande Mela, ma anche di una personalità libera e originale che è diventata mito.
Una donna poliedrica e provocatoria, di quelle per cui non ci sono vie di mezzo: o le ami o le odi. Potreste provare antipatia per lei all’inizio della serie o sentirvi offesi, ma se arrivate alla fine è perché vi ha conquistato. Forse proprio perché non cede ai luoghi comuni. Riesce sempre a essere se stessa, a costo di apparire scomoda o irritante. Non cerca di piacere a ogni costo.
Allora forse tutti dovremmo imparare un po’ da Fran, essere un po’ Fran Lebowitz.