È quello che ti meriti di Barbara Frandino e la necessità di bastarsi
«Le vite segrete si annidano nei piccoli particolari», lo scrive Barbara Frandino nel suo È quello che ti meriti, e potrebbe essere un bel modo per recensire questo romanzo. Quella di Claudia e Antonio è la storia di un matrimonio ferito e finito e comunque ostinato, come Kramer contro Kramer, Scene da un matrimonio, Storia di noi due nel ’99, quello con Michelle Pfeiffer e Bruce Willis uscito non proprio benissimo. Frandino racconta di un duello in cui il cuore e la testa hanno sempre lo stesso peso, e l’intelligenza può perfino complicare le cose. È la storia che è stata un po’ quella di molti, quando finisce un amore e in questo caso la fede nuziale viene nascosta nel cassetto delle posate.
Claudia ha 42 anni, è una ghostwriter, Antonio è un famoso conduttore televisivo. Si sono molto amati, ora stanno imparando a odiarsi. La tensione terribile nei momenti che passano insieme, anche quando non fanno niente, è capace di sconvolgere entrambi, trascinandoli verso un finale cruento da romanzo noir. Perché ci sono due misteri da risolvere, in questo libro. Uno è sentimentale: che cos’è e soprattutto cosa diventa l’amore (dove va?) quando tra due persone così tanto abituate a stare insieme si istaura il desiderio di vendetta? Ma l’altro mistero riguarda Claudia e la sua colpa, che terrà nascosta fino all’ultimo.
Forse è stata una questione di distanza, l’essere lontani dal pensiero dell’altro a creare la crepa in cui si è inserita un’amante, e ha rovinato tutto. Chi ha vissuto una situazione del genere sa bene che non è mai così, al massimo un’amante quella distanza l’ha esacerbata. E alla fine l’unica scelta possibile è comprendere o lasciarsi, ma per quanto questa sia evidente nella sua verità, i due non riescono a fare a meno di questa relazione che diventa a tratti quasi umiliante. Ma di chi sono veramente le responsabilità? Chi ha la colpa? Cosa si è perso?
Il romanzo È quello che ti meriti inizia con la caduta di Antonio che si trovava su una scala appoggiata a un albero. Lei è lì, non fa nulla per aiutarlo e quando dopo un po’ di tempo chiama i soccorsi, Claudia non va nemmeno in ospedale. Si occupa prima della casa, poi esce, va al bar. Da lì inizia il flusso di coscienza. Quando capita, di colpe ce ne sono e sembra non ce ne siano mai abbastanza. Spesso le cose devono capitare e basta, spesso si attende che si inseriscano i silenzi o che arrivi un agente esterno per modificare una situazione (leggi relazione) che non siamo disposti ad ammettere sia giunta al termine. Claudia lo sa, lo sa anche Antonio ed è per questo che il loro continuo protendere verso la riunificazione sembra una pena autoinflitta. Dove va l’amore quando finisce tutto? Diventa bene? Che forse l’importante in questa storia è non fare come Claudia, una donna che non riesce a separare la necessità di avere ancora qualcuno accanto, dal bisogno di poterne fare a meno senza riuscirci. A volte, bisogna solo imparare a bastarsi.