Curatori italiani nel mondo
“A cura di”; “Mostra a cura di”; “La curatela dell’esibizione è affidata a”; “Il curatore/La curatrice della prossima edizione della Biennale è…”.
Cosa significa curare una mostra d’arte contemporanea? Cosa significa curare una Biennale? Come si diventa curatori di un’importante istituzione? Che mestiere è la curatela d’arte contemporanea? Cosa fa nello specifico un curatore? Ma soprattutto perché questa figura professionale è così importante?
Proviamo a rispondere a queste domande ripercorrendo le carriere di italiani e italiane d’eccellenza e affacciandoci all’affascinante mondo della curatela d’arte contemporanea.
Cecilia Alemani
Partiamo da lei, dalla prima donna italiana a curare la Biennale d’Arte di Venezia, partiamo da Cecilia Alemani.
Nasce nel 1977 a Milano dove si laurea in filosofia estetica; si sposta a Parigi per l’Erasmus e, in seguito, a Londra, per seguire un corso alla Tate Modern. Consegue un Master in studi curatoriali presso il Bard College di New York, città dove vive e lavora. Dal 2011 è la curatrice di High Line Art, programma di arte pubblica del parco urbano della sopraelevata di New York, per il quale ha commissionato opere ai più importanti artisti della scena contemporanea.
Nel 2017 le viene affidata la curatela del Padiglione Italia alla 57° Biennale d’Arte di Venezia e proprio qui compie il miracolo: capovolgere le sorti di un padiglione per troppe edizioni sottotono, annacquato, stanco, zeppo di artisti senza che di nessuno si riuscisse a concepire un vero e proprio focus. Alemani sceglie di concentrarsi esclusivamente su 3 figure della sua generazione: Roberto Cuoghi, Adelita Husni-Bey e Giorgio Andreotta Calò. L’ispirazione la trae da un testo di Ernesto de Martino, Il mondo magico. E il mondo a cui ha dato vita Alemani, popolato di corpi scolpiti da muffe e batteri e da specchi d’acqua oscuri che riflettono la struttura del padiglione stesso, ha conquistato davvero tutti e ha segnato la storia della Biennale. Per questo la sua nomina a direttore della prossima edizione, per la quale trarrà ispirazione da un testo di Leonora Carrington, Il latte dei sogni, è stata accolta con enormi consensi. Ci stupirà come nel 2017? Non resta che aspettare la prossima primavera per scoprirlo.
Massimiliano Gioni
Gioni, classe 1973, è un’altra eccellenza italiana nel mondo. Lavora a New York, dove risiede con la moglie… Cecilia Alemani. È direttore artistico del New Museum di New York e della Fondazione Nicola Trussardi, per la quale organizza annualmente progetti site-specific nella città di Milano. Prima di curare la Biennale di Venezia nel 2013 (è il più giovane della storia dell’istituzione a ricoprire questo titolo), ha curato quella di Berlino (2006) e di Gwangju (2010). Dal 2019 è presente in pianta stabile nella classifica di ArtReview dei Power100, le figure più potenti dell’arte contemporanea mondiale. E ha anche un passato da alter ego di… Maurizio Cattelan!
Andrea Lissoni
Spostiamoci in Germania, alla Haus Der Kunst di Monaco di Baviera, dove, da aprile 2020, il direttore è il milanese Andrea Lissoni: uno storico dell’arte che affianca all’attività di ricerca nell’ambito delle immagini in movimento una pratica curatoriale focalizzata sull’interdisciplinarietà. Servirebbero pagine e pagine per riassumere il suo curriculum e tutti i progetti a cui ha dato vita. Cosa si può dire di colui che ha reso Pirelli HangarBicocca una delle istituzioni più visitate d’Italia e che dopo quell’esperienza è stato chiamato alla Tate Modern di Londra a ricoprire il ruolo di Film and International Art Curator?
Lucia Pietroiusti
Fermiamoci a Londra, dove vive e lavora la giovanissima Lucia Pietroiusti: 35 anni, figlia dell’artista Cesare Pietroiusti e della curatrice Carolyn Christov-Bakargiev, si laurea al Trinity College di Dublino in letteratura inglese e francese, consegue poi un master in studi di genere e uno in critica culturale. Dal 2010 collabora con la prestigiosa Serpentine Gallery, uno dei più famosi musei d’Inghilterra, per il quale è curatrice di una disciplina da lei appositamente creata e che rappresenta il fulcro della sua ricerca curatoriale: “ecologia generale”. Curator of General Ecology. Sono proprio i temi dell’ecologia, dell’ambiente, della sostenibilità, della convivenza della nostra specie con gli altri esseri viventi, animali e vegetali, a interessare la giovane Pietroiusti e a confluire nella curatela dell’opera-performance vincitrice del Leone d’Oro alla 58° Biennale d’Arte di Venezia, Sun & Sea (Marina) delle artiste lituane Rugilė Barzdžiukaitė, Vaiva Grainytė e Lina Lapelytė.
La rivista ArtReview consacra il suo successo inserendo Pietroiusti in direttissima nella classifica dei Power100 del 2019. Che dire?
Eugenio Viola
Concludiamo il nostro viaggio in quel della laguna veneziana, passando per Bogotà.
È molto difficile riuscire a superare quanto fatto da Alemani nel 2017. A provarci il prossimo anno sarà Eugenio Viola, nominato curatore del Padiglione Italia 2022.
Un altro fuoriclasse, con all’attivo più di settanta mostre in Italia e all’estero, più di cinquanta pubblicazioni, la carica di Senior Curator del PICA – The Perth Institute of Contemporary Arts a Perth in Australia e di curatore al Museo Madre di Napoli.
Attualmente è curatore capo al Museo Mambo di Bogotà, in Colombia.
Il curatore, dunque, è un tramite: tra artista e pubblico, tra artista e museo, tra museo e pubblico. Quello del curatore è un lavoro complesso che richiede, da una parte tanta preparazione, e, dall’altra, anche un guizzo di talento, audacia e creatività.
Possiamo concludere dicendo che ci sono sicuramente diversi modi di affrontare questo mestiere ma che i percorsi di queste figure testimoniano un’eccellenza incontrovertibile e davvero senza confini.