Come cambierà il modo di socializzare nell’era del Metaverso?
Trascorriamo sempre più tempo on line. Meta ha commissionato uno studio multidisciplinare indipendente per studiare gli impatti del Metaverso sulla società. Come potrebbe cambiare il modo di socializzare nel futuro? Andrea Bassi, docente di sociologia dell’Università di Bologna, mette in guardia sui rischi della dissociazione tra mente e corpo.
Nel settembre del 2013 creai un’innovazione sociale tra le più dirompenti, le Social street che conquistarono anche la prima pagina del New York Times. L’idea di base era molto semplice. Le città sono frenetiche, le persone conducono una vita sempre più individuale e meno di comunità anche dovuto all’uso delle tecnologie. Oggi chi chiede più le indicazioni stradali? Esiste il navigatore sul telefono. Chi fa più due chiacchiere con il negoziante sotto casa? Ordiniamo sempre di più on line. Ogni elemento della nostra vita nel corso degli anni, ha corroso lentamente le occasioni d’incontro fisico. Ci siamo disabituati alle relazioni reali. Così l’idea della Social street fu semplice e rivoluzionaria allo stesso tempo. Creare una comunità composta da vicini di casa per conoscersi, socializzare, supportarsi nel mondo reale. All’epoca i Social network come Facebook, svolgevano una funzione più di connessione che d’intrattenimento come lo sono adesso. Lo slogan di Facebook, infatti, era “bringing people closer together” ovvero connettere le persone. Social street aveva come obiettivo non solo connettere le persone virtualmente, ma portarle a incontrarsi in strada. Per fare questo abbiamo usato Facebook creando gruppi di vicinato per interagire on line ma traslando la vita sociale sull’off line. Lo strumento tecnologico era solo un mezzo. Un’innovazione come Social street sarebbe possibile oggi? Probabilmente no perché l’utilizzo dei mezzi tecnologici è cambiato.
Le relazioni nel Metaverso
Meta (ex Facebook), sta investendo nella prossima frontiera, quella del Metaverso. Un mondo parallelo dove le persone avranno un avatar e potranno condurre esperienze immersive in ogni campo. Al momento è principalmente utilizzato in ambito lavorativo. Se un’azienda ha dipendenti sparsi per il mondo, basta indossare il visore della realtà virtuale e “magicamente” si è proiettati in una meeting room dove i colleghi che, fisicamente si trovano a San Francisco e Tokyo, siedono di fianco a te. L’avatar è talmente reale che i visori di ultima generazione saranno in grado di riprodurre anche le espressioni facciali e capire l’emozione dell’interlocutore, come se la persona fosse presente fisicamente. Meta sta testando in alcuni paesi il sistema Horizon che, a parte l’ambito lavorativo (Horizon Worksroom), prevede anche la possibilità di interagire, socializzare, giocare (Horizon Worlds) oppure andare insieme a un concerto virtuale con gli amici senza muoversi dalla propria stanza (Horizon Venues). Stiamo parlando di test perché Meta è consapevole del fatto che l’introduzione del Metaverso avrà molteplici ripercussioni sulla vita delle persone e sulla società.
Lo studio internazionale sul Metaverso
La società fondata da Zuckerberg ha commissionato uno studio globale indipendente coinvolgendo diverse università sparse nel mondo. Il gruppo di lavoro è coordinato da Mel Slater, uno dei massimi esperti di neuroscienze sociali. Per l’Italia è stato coinvolto il Politecnico di Milano con un gruppo di lavoro coordinato da Giuliano Noci e Lucio Lamberti ordinario di marketing al Politecnico e responsabile scientifico del Metaverse Marketing Lab. “Qual è la grande differenza tra il web in tre dimensioni rispetto a quello che conosciamo a due dimensioni? Oggi l’elemento chiave è il contenuto, nel web in tre dimensioni sarà l’esperienza” afferma Lamberti. Pensiamo al mondo degli influencer. Oggi chi segue quei personaggi, contempla le loro vite meravigliose come spettatore. “Nel metaverso l’influencer dovrà prenderti per mano e farti vivere un’esperienza. Non saremo più spettatori se non per scelta” prosegue il prof. Lamberti. Questo dettaglio avrà ripercussioni non indifferenti. Positive? Negative? “Il partito nazista vinse le elezioni del 1932 in Germania perché Hitler, a differenza degli altri candidati, utilizzò l’aereo per spostarsi ed era in grado di fare più comizi in un giorno. Quindi assumiamo che l’aeroplano ha creato il nazismo? Ovviamente no. Ci sono i progressi tecnologici e ci sono delle interpretazioni dei progressi tecnologici. Studiare solo gli uni senza studiare gli altri è qualcosa di monco”. Facciamo un esempio pratico. Grazie all’introduzione del Metaverso le persone con gravi disabilità fisiche avranno la possibilità di avere un proprio Avatar privo di ogni handicap e interagire nel mondo virtuale senza limitazioni. Ma cosa succede quando la persona con handicap tornerà alla vita reale? Magari la persona con handicap potrebbe essere spinta a trascorrere molto tempo nella realtà virtuale perdendo il contatto con la realtà.
La dissociazione
Il professor Andrea Bassi, docente di sociologia all’Università di Bologna, intervistato per Centodieci, mette in guardia dai rischi della dissociazione tra mente e corpo. “Insegno da vent’anni e ogni anno mi trovo dei diciannovenni al mio corso. Noto una grande fragilità nei giovani di oggi, hanno più difficoltà a relazionarsi con i propri pari e con gli adulti”. Trascorrere molto tempo on line ha ripercussioni perché cambiano i linguaggi. “Quando la conoscenza era orale”, afferma il professor Bassi, “il nostro cervello si è sviluppato in modo da immagazzinare molte informazioni, quando la conoscenza è diventata scritta, il cervello si è sviluppato in altro modo. Oggi viviamo nella società dell’immagine e questo ha degli effetti che posso vedere anche tra i miei studenti. Vent’anni fa potevo fare lezione per quaranta minuti ininterrotti, oggi dopo quindici minuti ho perso l’attenzione di molti di loro”. Secondo il professore la dissociazione tra mente e corpo può creare dei problemi quando torniamo nella vita reale perché nel mondo virtuale possiamo personalizzare il mondo che vogliamo. Possiamo introdurre i filtri che desideriamo, evitare i conflitti ad esempio, che sono invece parte integrante del mondo reale.
Le tecnologie sono sempre state acceleratori, anche di relazioni. Nel 2021 il 12% delle coppie sposate in Italia, si sono conosciute su app di dating on line. È cambiata la forma ma non il sistema. Prima dell’avvento delle tecnologie le persone si conoscevano attraverso network di amici comuni, gruppi di appartenenza come i boyscout oppure amici di penna. I nuovi strumenti tecnologici forniscono una nuova auto, più veloce e potente della precedente, per questo motivo sarà sempre più importante tenere bene le mani sul volante e aggiornarsi costantemente per un uso consapevole dello strumento per andare nella direzione che vogliamo e non essere guidati dalla macchina. Le relazioni, anche nate on line, ad un certo punto incontreranno la realtà e in quel momento sarà importante avere le competenze personali per gestire i rapporti. Un patrimonio di competenze che rischiamo di perdere se non bilanciamo la presenza nel mondo reale e in quello virtuale.