Collezione Guggenheim: 5 buoni motivi per visitarla
La più utile guida turistica non ancora scritta potrebbe intitolarsi “Cento modi di visitare Venezia senza farle troppo male”. I milioni di turisti che ogni anno si recano nella città lagunare più bella al mondo ne trarrebbero sicuro beneficio. I crimini che si compiono con la scusa di visitarla sono noti. C’è chi si porta un panino da casa, gira a casaccio per le calli, si fa un selfie in Piazza San Marco e poi verso sera riprende il treno per Mestre dove ha lasciato l’auto in parcheggio. C’è invece chi alloggia nei grandi alberghi della città, gli stessi che hanno ospitato gli artisti e le celebrità di tutto il mondo; cena in uno dei sei ristoranti stellati dopo il tradizionale aperitivo all’Harry’s, ma si guarda bene dall’entrare in una chiesa o in un palazzo patrizio, cornucopie rigonfie di tesori d’arte. E infine ci sono le truppe cammellate, gli sciagurati che calano a frotte dalle grandi navi da crociera o che giungono stipati in pullman turistici a due piani per un tour forzato della città.
Consumare Venezia è un crimine
Nonostante le apparenze queste tre macro-categorie, diverse fra loro più di quanto un esquimese lo sia da un maldiviano, sono accomunate da una maledizione che li perseguita come la strega cattiva delle fiabe. E’ il destino di chi consuma Venezia come se fosse un parco a tema, una sorta di Gardaland o di Las Vegas solo un po’ più vecchia e molto meno profumata, immersa com’è in canali spesso maleodoranti. Attraversandola senza amore né consapevolezza, regolarmente perdono l’incantesimo di un luogo che non ha eguali al mondo.
Venezia è facile e amichevole
Eppure, contrariamente a città come Parigi, Londra e Roma rese faticose dalle dimensioni e dalla complicatezza delle connessioni, Venezia è amichevole come l’anziana aristocratica signora che è sempre stata e che potrebbe continuare ad essere. Venezia è facile a patto di saper scansare gli ingorghi di masse vocianti e scamiciate, bancarelle ricolme di cineserie, venditori di sciocchezze e finzioni, ristoratori disposti a qualunque malefatta pur di accalappiare il malcapitato di turno che alle quattro del pomeriggio ha l’ingenuità di ordinare spaghetti alla bolognese e un cappuccino.
A Venezia “less is more”
A Venezia si va senza obblighi e senza vincoli di tempo. Il segreto è darsi obiettivi umanamente ragionevoli: il motto minimalista “less is more” si rivela serenamente sensato. Adottandolo il viaggiatore avveduto si darà un limite – ad esempio un sestiere, un campiello, una chiesa, un museo al giorno – riservando il resto del tempo alla pura contemplazione seduto comodamente in un bacaro o in uno dei caffè della città. Purtroppo (perfortuna) sono 45 i musei di Venezia. Civici, statali, privati. Senza contare le chiese, ben 137, molte delle quali ospitano tesori d’arte di inestimabile valore. Che fare, a quale dare la prevalenza? Bisogna sapere che i musei, anche quelli con la emme maiuscola, altro non sono che alberghi, e le opere d’arte sono gli ospiti che attendono pazientemente la visita di chi – riconoscendole ed apprezzandole – darà loro significato e nuova vita.
I due musei che amo di più
Chi scrive ha avuto la fortuna e il privilegio di visitare (quasi) tutti i musei di Venezia. Due di essi esercitano un incantamento che lo spinge a bussare alla loro porta ogniqualvolta si trova in laguna con la stessa gioiosa naturalezza con cui si fa visita a una persona cara che abita in un’altra città. Il più piccolo dei due è anche il più estemporaneo, il più stravagante, il più eccezionale. E in quanto tale, pure il più straordinario, singolare e insolito non solo di una città altrettanto eccezionale singolare e insolita, ma con buona probabilità pure dell’intero continente europeo. Si chiama “Collezione Peggy Guggenheim”. La sede è a Palazzo Venier dei Leoni, un edificio settecentesco incompiuto lungo il Canal Grande che Peggy Guggenheim, la geniale mecenate dell’arte novecentesca, acquistò nell’immediato dopoguerra e dove visse il resto della sua vita. (“Amavo l’Europa più dell’America e quando la guerra finì sentii che dovevo tornare per forza. In viaggio decisi che Venezia sarebbe stata la mia patria futura: l’avevo sempre amata più di ogni altro posto su questa terra e sentii che lì da sola sarei stata felice” scrive la Guggenheim)
Quattro buoni motivi per visitare il Guggenheim
Perché visitare il Guggenheim di Venezia? O meglio: perché tornarci tutte le volte che si va a Venezia? Quattro buoni motivi.
Primo: il Guggenheim di Venezia è il concentrato della storia dell’arte del Novecento. Tutte le principali correnti – cubismo, surrealismo, astrattismo – vi sono rappresentate al massimo livello dalle opere di… Arp, Bacon, Balla, Brancusi, Braque, Burri, Calder, Chagall, Dalì, de Chirico, de Kooning, Duchamp, Ernst, Fontana, Giacometti, Johns, Kandinsky, Kapoor , Kiefer, Klee, Léger, Magritte, Malevich, Mirò, Modigliani, Mondrian, Moore, Paladino, Picasso, Pollock, Picabia, Ray, Rothko, Tanguy, Twombly, Vedova, Warhol… (e ho citato solo i nomi più noti).
Secondo: il Guggenheim di Venezia è l’esempio perfetto – probabilmente l’ultimo – di mecenatismo culturale nel quale il ruolo del denaro (ovvero la possibilità di acquistare grandi opere) è inferiore alla competenza, al gusto, alla sensibilità artistica. Peggy Guggenheim non compra opere d’arte per finalità finanziarie e neppure spinta, come accade oggi, da sottili strategie di marketing. E’ una grande esperta d’arte in grado di intuire le tendenze estetiche e di conseguenza di anticipare il mercato dell’arte. Non compra per speculare, compra perché ama ciò che acquista. Al punto di aver bisogno di vivere circondata dalla “sue” opere.
Terzo: la signora Guggenheim ha scoperto, aiutato e promosso in tutti i modi gli artisti in cui credeva, al punto da sostenerli con uno stipendio e in alcuni casi di offrire loro un atelier nella sua casa. La Collezione è il risultato di un lavoro di ricerca durato tutta una vita. Come lei stessa affermò “mi sono dedicata interamente alla collezione. Una collezione è impegnativa. Ma è quello che desideravo e ne ho fatto il lavoro di una vita. Io non sono una collezionista. Io sono un museo”. Il suo motto era “comperare un quadro al giorno”. Pare l’abbia seguito alla lettera.
Quarto: visitare la collezione offre la possibilità di visitare dall’interno un esempio perfetto di palazzo veneziano del Settecento e il suo giardino affacciato sul Canal Grande
A ciascuno il proprio motivo
In verità di motivi ce ne sono molti altri. Ad esempio, il Guggenheim di Venezia è un modello perfetto di efficienza, buona organizzazione, accoglienza; una “macchina espositiva” che ha parecchio da insegnare ai musei pubblici; proseguendo, al Guggenheim è esposto uno dei Pollock che più mi hanno emozionato, così come ogni volta mi commuovono le matite di Tancredi Parmeggiani, una delle ultime scoperte di quella grandissima esploratrice che fu la signora Guggenheim. Ma non ho dubbi: ogni nuovo visitatore saprà trovare il proprio “buon motivo”.