Centodieci è illustrazione: Tutte le Mele di Annie è il racconto della gen Z
Classe 1997, grande esperta di cultura pop, innamorata della sua città, Livorno, con uno stile in continua evoluzione: è Valentina Savi, l’artista che nel 2017 ha dato vita al progetto Tutte le Mele di Annie, una galleria di emozioni e colori, che racconta il mondo di oggi con un pizzico di ironia.
Con quasi 60.000 follower su Instagram, oggi Valentina, in arte Annie, è divenuta in pochi anni una delle voci dell’illustrazione italiana più note degli ultimi anni. Una giovane ragazza dalle idee ben chiare, che non ha mai amato l’idea di percorrere una strada a senso unico. Si avvicina all’arte durante il terzo anno del suo percorso di studi presso un istituto tecnico, con l’idea di “fuggire” da quello che le sembrava essere un ambiente poco stimolante. Sono fermamente convinta che nella scuola ci sia bisogno di materie più “astratte” che puntino allo sviluppo della creatività degli studenti, non solo quelli che vorranno intraprendere un percorso artistico nella loro vita, perché la creatività serve sempre, anche in matematica, anche in letteratura, anche in scienze. – afferma oggi – Crescendo e prendendo consapevolezza del futuro mi sono iscritta all’accademia di belle arti, dove ho imparato nozioni varie, ma non relative all’illustrazione, quello è un percorso che da sempre porto avanti come autodidatta. Comincia così, negli anni trascorsi all’Accademia di Belle Arti di Brera, il viaggio di Valentina nel mondo della narrazione visiva: “iniziai a scarabocchiare su dei vecchi quaderni che avevo in casa, disegni semplici con citazioni di canzoni indie”.
Proprio da quegli scarabocchi nasce Tutte le mele di Annie, che all’epoca era conosciuto come Tutte le mele che vuoi, nome ispirato da una famosa canzone de Lo Stato Sociale: uno spazio digitale in cui sperimentare giorno dopo giorno forme e linee narrative. È così che Valentina si è trasformata in Annie, trovando la propria identità d’artista e scoprendo la sua voce. Grazie al suo senso critico e alla consapevolezza di quelli che, almeno all’inizio del suo percorso, erano i suoi punti deboli, la giovane illustratrice ha saputo, infatti, dare carattere ai suoi personaggi: “Provenendo da un istituto tecnico non avevo avuto modo di studiare né storia dell’arte, né anatomia. Ho sempre cercato di rendere queste mie mancanze punti di forza, sfruttarle a mio vantaggio, per esempio le proporzioni degli elementi nei volti dei miei personaggi sono diverse dalla realtà (es: altezza degli occhi, distanza naso/bocca) ma rimangono sempre riconoscibili nelle mie illustrazioni”.
A distinguere Valentina Savi, che ha alle spalle la pubblicazione di un romanzo epistolare illustrato edito da BeccoGiallo Editore e collaborazioni importanti con diversi brand, dalle tante giovani voci emerse grazie ai social network, è sicuramente il particolarissimo tone of voice con cui dialoga quotidianamente con il suo pubblico.
Negli anni ho avuto modo di confrontarmi con tanti membri della mia community che avevano vite molto diverse tra loro, chi aveva subito perdite, chi festeggiava traguardi, parlare con chi mi segue mi ha dato modo di raccontare anche cose vere, che non vivo in prima persona, ma che almeno non sono frutto della mia fantasia. Uno dei miei obiettivi principali è sempre stato quello di normalizzare, cercare di far sentire capito chi guarda ciò che faccio. Leggere mi aiuta molto in questo, mi piace scovare libri che una volta finiti mi facciano pensare “io non ci avrei mai pensato ad una storia così”, e io di storie ne penso tante!
Quella di Valentina è un’ironia tutta livornese racconta il mondo visto dagli occhi della Gen Z: affermazione di sé, impegno sociale, abbattimento delle barriere, inclusione, introspezione e condivisione, sono i temi chiave del racconto di Annie, il tutto condito da tanta tanta musica (preferibilmente indie).
Per rendere le mie illustrazioni più indipendenti dalle canzoni che per mesi e mesi si erano impossessate di loro, ho iniziato a scrivere piccoli testi, molto spesso frasi che potevano rimandare al mood di quelle canzoni, sentimenti che fossero condivisibili, voglia di crescere e paura di farlo. La possibilità di descrivere perfettamente a parole ciò che voglio comunicare e poi trasporlo nel modo più coerente possibile nel disegno, non ha prezzo.
Una narrazione che alterna il me al voi e ha oggi trovato la sua perfetta espressione visiva in uno stile in continua evoluzione che si modella di volta in volta sull’emozione che l’autrice vuole raccontare, senza perdere mai i suoi tratti distintivi: “ho continuato a disegnare in modo “ingenuo” finché non ho affrontato un esame di storia dell’arte che mi ha messo faccia a faccia con l’impressionismo. La mia maniacale precisione e le mie linee sempre pulite mi hanno fatto riflettere su quanto fossero poco coerenti forma e messaggio. Cercavo di comunicare emozioni crude, non filtrate, che vivevo o che vedevo vivere, ma rivestendole di un abito troppo preciso, rifinito. Così ho iniziato a sporcare le mie linee, a rendere le mie illustrazioni un vomito di emozioni. Negli anni ho cercato di conciliare questo con il mio bisogno di avere un impatto visivo ordinato, ottenendo così lo stile che ho tutt’ora. Schiele e Klimt invece mi hanno ispirata più volte nello stravolgere le anatomie, da qui sono nati i “disegni col torcicollo” una serie di 5 illustrazioni dalle anatomie impossibili frutto della necessità di esprimermi con corpi non conformi a quelli ai quali siamo abituati”.
Annie è mossa da passione e dai valori condivisi da una generazione fluida e “nativa digitale” che ha tra i suoi idoli Britney Spears, Zac Efron, Chiara Ferragni e Zendaya, che guarda le serie TV su Netflix, ma non rinuncia ai classici Disney, che balla su Tik Tok, ma non teme di mostrare le proprie fragilità ed è pronta a battersi per il Pianeta, l’uguaglianza e la costruzione del futuro. In questa chiave nelle illustrazioni di Tutte le mele di Annie la figura femminile è centrale: i ritratti delle icone pop si affiancano alla rappresentazione di figure eteree per raccontare l’animo femminile in tutte le sue sfaccettature: “Molto spesso le mie illustrazioni trattano tematiche legate all’empowerment femminile, non perché va di moda, ma perché da sempre porto avanti valori che tentano di pareggiare sempre di più la differenza sociale uomo/donna. Sono abituata a vedere me, il mio corpo, a conoscere cosa mi succede se sono per strada sola, se sono in discoteca scollata, e mi viene già naturale disegnare una figura che mi somiglia e che parla di cose che vivo”.
Lo sguardo concreto che la giovane illustratrice livornese ha nell’indagare il reale, si proietta anche sulla sua professione e sui cambiamenti del mercato dell’illustrazione e del graphic design innescati dall’avvento dei social media: “Negli ultimi anni si è assistito ad un’impennata di creator che hanno optato per la comunicazione tramite illustrazione. L’offerta, ad oggi, supera la domanda, personalmente utilizzo questo periodo come un’occasione per trovare nuovi stimoli. Instagram, per chi fa un lavoro come il mio,è una piattaforma eccezionale e permette alle aziende di rendersi conto del potenziale dell’illustrazione negli ambiti più disparati”.
A fronte di uno scenario in continuo mutamento Valentina è pronta a proseguire nel suo percorso e a evolvere ancora, profondamente convinta che la creatività necessiti di aggiornamento. Piattaforme nuove e nuove modalità d’espressione, chiederanno sempre più nuovi approcci narrativi: “In futuro, mi piacerebbe occuparmi di pubblicità, vedermi per sempre come creator un po’ mi spaventa. Certo è che ci sarà sempre più bisogno di adattarsi alle piattaforme che verranno, io per esempio cerco di creare contenuti che possano essere validi per TikTok, e a volte ci riesco pure! La verità è che non è un social che si presta bene ad aiutare il mio lavoro. Chi crea immagini statiche fatica il triplo quando deve farsi spazio in un social che predilige i video. Ecco perché cerco sempre di innovarmi e creare qualcosa che possa far incontrare questi due mondi.
Spero che la grafica prenda sempre più piede in ambiti in cui la fotografia finora ha prevalso, ma che ormai risulta un po’ obsoleta ed eventualmente che in futuro possa iniziare a coesistere con lei, io stessa cerco sempre di mixare foto ed illustrazioni, mi piace pensare che un’arte non debba escluderne un’altra. Al contempo credo che per alcuni ambiti specifici ci sia bisogno di un cambio della guardia. Ce lo saprà dire soltanto il tempo!”