Centodieci è Arte, in mostra a Treviso le opere dell’alchimista Andy Warhol
È aperta fino al 28 aprile 2019 la mostra Andy Warhol. L’alchimista degli anni Sessanta, curata da Maurizio Vanni e ospitata nell’Orangerie della Reggia di Monza. Qui 140 opere del maestro assoluto della Pop Art vengono esposte per dare un’idea del suo rivoluzionario genio creativo, che seppe sublimare gli aspetti più controversi della società contemporanea (il consumismo e il divismo fra tutti) in espressioni artistiche che raggiungessero il più possibile l’immaginario mainstream. Proprio in questa ottica di massima espansione possibile, Banca Mediolanum (partner ufficiale della mostra) ha deciso attraverso il suo progetto Centodieci è Arte di organizzare delle mostre parallele ospitate presso i suoi Uffici dei Consulenti Finanziari.
Sabato 16 gennaio, in particolare, è stata inaugurata Andy Warhol e i miti del Novecento, una piccola mostra satellite ospitata appunto presso la sede dei family banker in piazza Pola: una dozzina di opere del grande artista che danno un’idea di come la sua ossessione per la riproduzione in serie di figure o simboli iconici fossero la spina dorsale di una cifra espressiva che voleva rinnovare l’arte attraverso la sua esposizione alle dinamiche del mercato. In particolare sono qui esposte diverse serigrafie che riproducono Marilyn Monroe: un fotogramma dell’attrice mentre recitava nel film Niagara fu replicato all’infinito da Warhol, che vedeva nel suo primo piano particolarmente malinconico una sublimazione dell’America ferita (soprattutto dopo la tragica fine di lei).
Ma fra le opere esposte anche un ritratto di Jackie Kennedy, un gioco di negativi e positivi che la giustappongono al marito John, ma anche un’essenziale ma significativa rappresentazione del simbolo del dollaro: in questo semplice disegno, e ancora di più nel suo umile supporto (è realizzato infatti su un fazzoletto di carta), Warhol sintetizzava il suo pensiero che cercava di criticare il sistema capitalismo e consumistico ma al tempo stesso ne utilizzava le caratteristiche intrinseche per diffondere e far valere la propria arte.
La piccola mostra a Treviso sarà aperta al pubblico fino al 31 marzo e per tutta la sua durata sarà possibile accedere anche a visite guidate con esperti che illustreranno gli aspetti più significativi delle stampe e del suo autore. Ma a fianco all’aspetto culturale, questa iniziativa aggiunge anche un risvolto benefico di estrema importanza: dopo aver visitato l’esposizione, infatti, sarà possibile fare una donazione al progetto “Come a casa”, donazione che puntualmente Fondazione Mediolanum raddoppierà. L’obiettivo è quello si sostenere associazioni come A.B.C., CasAmica e Cilla che si occupano di aiutare le famiglie con bambini affetti da gravi malattie e che devono quindi passare parecchio tempo lontani da casa, offrendo alloggio per i genitori e altri servizi che rendano più semplici questi momenti già di per sé parecchio complicati.
In fondo la figura di Warhol è pertinente in questo senso: l’iniziativa di Monza, ma anche quella di Treviso, ne sottolineano infatti la figura nelle vesti di alchimista. Esattamente come gli alchimisti medievali pretendevano di trasformare umili metalli in oro, anche il re della Pop Art riusciva a rendere unici (ma non irripetibili, vista la sua produzione su larga scala) degli oggetti estremamente semplici, fossero essi una bottiglia di Coca-Cola, una zuppa Campbell o appunto il simbolo del dollaro. In lui immagini comunissime e persino abusate vengono inondate di luce, di colore e quindi assumono una forza propulsiva nuova. Quasi una speranza che il mondo, nonostante i suoi difetti, possa comunque trionfare.