Biodiversità, ecologia, geopolitica e arte: focus su Elena Mazzi
Nel panorama italiano degli artisti emergenti Elena Mazzi rappresenta un unicum, per la sua straordinaria capacità di fondere istanze artistiche e scientifiche in un’ottica transdisciplinare e sempre in evoluzione.
Chi è Elena Mazzi
Mazzi nasce a Reggio Emilia nel 1984. Studia all’Università di Siena e presso lo IUAV di Venezia, per poi trascorrere un periodo di formazione al Royal Institute of Art di Stoccolma.
Vanta una ricca storia espositiva, che la vede protagonista in importanti istituzioni quali der TANK a Basilea, il MADRE a Napoli, ar/ge kunst a Bolzano, Sodertalje Konsthall a Stoccolma, Whitechapel Gallery a Londra, il Museo del Novecento di Firenze, il MAGA di Gallarate, la GAMeC a Bergamo, il MAMbo di Bologna, solo per citarne alcune. Attualmente è il PAV di Piero Gilardi a Torino a dedicarle una importante mostra personale.
Il territorio come punto di partenza
La pratica di Elena Mazzi parte dall’analisi di territori specifici, rileggendone il patrimonio naturale e culturale e attivando dialoghi con le comunità locali, nell’ottica di un ripensamento ecologico tra la natura, la cultura e l’essere umano. Mazzi studia sul campo, elaborando attività partecipative, workshop, laboratori itineranti, rivolgendo sempre un’eccezionale sensibilità a tutte le soggettività coinvolte. Un metodo di lavoro vicino alle pratiche antropologiche, che trasforma l’azione stessa in pratica artistica.
L’impatto geopolitico del cambiamento climatico
Nel 2018 Mazzi conduce una residenza in Islanda dove approfondisce le trasformazioni infrastrutturali e politiche legate allo sviluppo della nuova Via Polare della Seta: trattasi di una rotta commerciale che connette Cina e Europa attraverso l’Oceano Artico e che, di fatto, è resa praticabile capitalizzando lo scioglimento dei ghiacci causato dal riscaldamento globale. Nel video The Upcoming Polar Silk Road, del 2021, Mazzi documenta diversi luoghi emblematici della trasformazione in atto e intervista figure che hanno contribuito alla progettazione degli stessi, attivando un ulteriore livello di lettura degli avvenimenti attraverso una riformulazione testuale.
Umani e non-umani
En Route to the South è un’opera work in progress incentrata su l’apicoltura nomade che Mazzi realizza con Rosario Sorbello: accostando semanticamente e concettualmente l’apicoltura alla migrazione umana, l’artista pone l’accento sulle trasformazioni delle economie interne di diverse città europee incrementate dalla forza lavoro immigrata e ne disegna le mappe sulla superfice cerea di diversi telai per api.
L’importanza del materiale
Tra il 2019 e il 2021 Mazzi partecipa a un progetto interdisciplinare condotto presso la Libera Università di Bolzano-Bozen volto ad esplorare la dicotomia (nonché il suo superamento) tra la prassi della ricerca artistica e quella scientifica. L’artista, in dialogo con un team di scienziati, un designer e dei teorici dell’arte e dei media, indaga le peculiarità del solfato di rame, utilizzato largamente in agricoltura, in particolare nei vigneti e nei meleti del Trentino Alto-Adige, a dispetto dei rischi che comporta per le comunità la sua massiccia presenza nel suolo. Attivando una riflessione sull’osservazione scientifica che vede nel vetrino da laboratorio il suo “display”, l’artista realizza una serie di opere (Copperialities, 2022) che mettono in dialogo il vetro e il rame dando vita a una interazione capace di creare nuovi paesaggi visivi e geografie multiformi.
Questi sono solo alcuni dei progetti realizzati da Mazzi. Difficile sintetizzare l’importanza che riveste la ricerca di questa giovane artista nel panorama italiano e internazionale. Rappresenta sicuramente un modello a cui tanto le discipline umanistiche quanto quelle scientifiche possono guardare traendone ispirazione per il presente e per il futuro.