Back to school. Cosa cambia per bambini e genitori
Quest’anno l’inizio della scuola ha assunto un significato particolare. Nella nostra storia recente non è mai esistito un break scolastico così prolungato, ben otto mesi, un periodo che ha fatto riflettere molto le famiglie. Probabilmente non abbiamo apprezzato mai così tanto il mestiere degli insegnanti: sostituirsi a loro durante il lockdown è stato stressante per molti genitori.
Da padre di due bambini di otto e quattro anni, ho vissuto l’inizio della scuola con sentimenti contrastanti. Riattivare i legami sociali era fondamentale, sono proprio i nostri bambini ad aver sofferto maggiormente le ansie dei genitori. Fino all’anno scorso mio figlio più piccolo mi chiedeva se quella cosa si poteva mettere in bocca o meno, adesso la domanda è se può abbracciare un suo amico. La Didattica a distanza (Dad) ha mostrato palesemente i suoi limiti soprattutto per l’educazione dei più piccoli, il rapporto studente-alunno abbiamo visto che non può passare attraverso uno schermo. Inoltre non possiamo trascurare in tutta questa vicenda i genitori che in questi mesi hanno dovuto stravolgere le loro vite. Per molte donne questo ha significato rinunciare a un lavoro, discutere con i propri datori di lavoro, stress familiari che si andavano ad aggiungere alle ansie oggettive di tutti.
Ecco perché questa ripartenza ha assunto un significato quasi di rinascita, lo ammetto, forse più per i genitori che per gli studenti.
Non tutti erano felici di iniziare un anno scolastico in una situazione così delicata e complessa. Lo abbiamo visto con molti insegnanti che hanno espresso la volontà di posticipare il rientro a scuola perché tutto il sistema non era pronto.
I protocolli di sicurezza sono stati comunicati all’ultimo ai genitori. Le regole adottate sono molto rigorose e avrebbero anche un senso in un contesto di uniformità comportamentale ma questa non è la realtà dei fatti. Che senso ha imporre ai ragazzi di tenere la mascherina in classe quando appena usciti da scuola, quegli stessi ragazzi che erano in classe insieme, vanno a giocare liberamente al parco? Che senso ha scaglionare gli ingressi a scuola per evitare assembramenti quando i genitori arrivano davanti alla scuola quando credono formando capannelli come se fosse l’ora dell’aperitivo? Con gli ingressi scaglionati per chi ha più di un figlio, vuol dire o iniziare prima dell’alba per accompagnare prima un figlio e poi l’altro oppure rimanere in giro e attendere il proprio ingresso, ancora una volta sono le famiglie a dover gestire un’organizzazione poco attenta così come gli scuolabus. Non essendo a sufficienza sono organizzati a orari improbabili per garantire una capienza dell’80%. I bambini poi devono attendere tutti insieme in un luogo preposto, l’inizio della lezione.
È evidente che la scuola non era pronta per ripartire, manca il personale. Mio figlio ad esempio non può andare in bagno se non accompagnato dai bidelli che però non sono a sufficienza per gestire così tante classi.
Alla luce di tutto questo viene da pensare se la Dad non poteva essere un’alternativa migliore. Personalmente ritengo di no ma sono anche dell’avviso che non è giusto rinnegare delle esperienze vissute. La Dad ha contribuito a creare autonomia, soprattutto per i ragazzi più grandi: hanno iniziato a prendere confidenza con presentazioni, hanno utilizzato i mezzi tecnologici a disposizione per svolgere un compito, insomma, i ragazzi si sono immersi nella realtà dopo che da anni sentiamo ripetere che la scuola è antiquata e fuori dal mondo. Probabilmente la Dad potrebbe essere un’opportunità da portare avanti in parallelo con le lezioni in persona. Pensiamo a quegli studenti che non hanno la possibilità economica di frequentare determinate università perché non possono pagare affitti in città costose.
Non possiamo guardare al futuro rifugiandosi nel passato. L’esperienza che stiamo vivendo, i protocolli di sicurezza, nuovi comportamenti collettivi, dovranno essere utilizzati per creare nuovi scenari e prospettive.