Arte ed ecologia: la “sensibilità biologica” di Piero Gilardi
Si sono da poco tenute le celebrazioni per la Giornata della Terra (Earth Day), la più grande manifestazione ambientale dedicata al Pianeta: nata nel 1970, si celebra ogni anno per sensibilizzare il mondo all’importanza della conservazione delle risorse naturali del “pianeta azzurro”. L’attenzione all’ambiente che ci circonda è ormai tematica ricorrente e investe sia i singoli cittadini che le imprese, impegnate sul fronte della sostenibilità ambientale e nella lotta ai cambiamenti climatici.
Come si relazionano, invece, gli artisti a questi temi? Il legame tra arte ed ecologia ha radici lontane, nell’attivismo degli anni Sessanta e in una serie di precursori i cui lavori risultano ancora oggi all’avanguardia rispetto a queste problematiche. Ciò che a partire da quegli anni è stato fatto sul fronte delle “arti ecologiche” è stato proprio di collaborare a una presa di coscienza da parte di tutti gli abitanti del Pianeta, cercando di superare quella che lo scrittore indiano Amitav Ghosh chiama “la grande cecità” nei confronti del cambiamento climatico e del destino dell’umanità.
È negli anni Sessanta del Novecento che il tema della salvaguardia dell’ambiente emerge e si affermano gli artisti della cosiddetta Land Art, che utilizza l’ambiente come scenario di integrazione tra la scultura e il paesaggio. Dalle grandi opere ambientali di artisti come Robert Smithson e Agnes Denes, passando per le riflessioni sulla sostenibilità ambientale, l’arte con intento ecologico promuove ai giorni nostri una sempre maggiore interazione tra natura e società, al fine di tradurre i gesti quotidiani di tutti in salvaguardia del nostro pianeta e del nostro futuro.
A Torino c’è un museo speciale, e unico nel suo genere, che con la sua ricerca si prefigge concretamente proprio questi obiettivi: il PAV (Parco Arte Vivente) è un centro sperimentale d’arte contemporanea nato nel 2008 e concepito dall’artista Piero Gilardi, che comprende un sito espositivo all’aria aperta e un museo interattivo inteso quale luogo d’incontro e di esperienze di laboratorio rivolte al dialogo tra arte e natura, ecologia e biotecnologie, tra artisti e pubblico. Esemplificativa di ciò che avviene in questo particolare museo è l’opera di Andrea Caretto e Raffaella Spagna: un’installazione a forma di serra rovesciata all’interno della quale è stato ricavato un vero e proprio orto aperto alla collettività.
Colui che ha concepito tale istituzione è uno di quei precursori di cui si parlava poc’anzi, attivi già negli anni Sessanta, e che per primi si sono occupati di arte ed ecologia: parliamo di Piero Gilardi.
Nasce a Torino nel 1942 ed esordisce nel mondo dell’arte nel 1963 con una mostra intitolata Macchine per il futuro. A partire dal 1965 presenta con enorme successo i Tappeti-Natura: si tratta di riproduzioni iperrealistiche di ambienti naturali ricreati attraverso l’utilizzo di materiali industriali come poliuretano espanso e pigmenti sintetici. Gilardi li elabora con il preciso scopo di traslare l’accoglienza di un’esperienza con la natura nell’ambiente domestico, ormai totalmente antropizzato. Rappresentano inoltre una denuncia nei confronti di uno stile di vita ritenuto troppo artificiale, nonché all’industrializzazione e al consumismo. Gilardi rilegge la natura spingendo paradossalmente all’estremo l’utilizzo del materiale industriale. Negli anni successivi si allontana dagli ambienti commerciali nell’ottica di una produzione artistica sempre più militante e a favore delle proteste ambientaliste. Ed è proprio dallo sposalizio tra arte e responsabilità ecologica che prende avvio il PAV. Labirintico Antropocene – uno degli ultimi lavori di Gilardi – è invece una installazione del 2018 caratterizzata da una forte componente esperienziale: presenta infatti un’immagine interattiva del mare e delle barriere coralline invase dai rifiuti, che il visitatore è invitato a rimuovere agendo sul pavimento con i propri piedi. L’Antropocene, la presente era geologica, si distingue dalle precedenti per l’impatto che l’essere umano ha sull’ambiente e sul clima, producendo anche in modo inconsapevole gravi catastrofi planetarie. Oltre a sensibilizzare gli abitanti del Pianeta su queste problematiche, l’arte è chiamata a creare una nuova prospettiva di armonia, e la pratica di Gilardi espleta esattamente questa duplice funzione: attrattiva, nei confronti di una spiccata bellezza estetica e, al contempo, innescante di una riflessione su temi drammatici che riguardano tutti noi. Gilardi, sin dagli anni Sessanta e fino ai giorni nostri, ci dice che umani, piante, animali e ambiente sono legati in maniera interdipendente e che tale legame necessita di cooperazione e di “solidarietà biologica”.