Aprile: profumo di fiori e di libertà
Nell’antichità Aprile era il mese dedicato ad Afrodite (Venere per i Romani), dea della bellezza e dell’amore. Il nome deriverebbe, secondo alcuni, dal latino aperire, cioè aprire, poiché è il mese in cui si schiudono i fiori, gli alberi germogliano e le piante seminate iniziano a crescere; è il mese che, in effetti, apre alla bella stagione, ma anche il mese degli amori, e non solo in natura, dato che era considerato il mese dei fidanzamenti.
Tra le tante ricorrenze e anniversari da ricordare in questo mese, la data del 25 è una delle più significative. Nel lontano 1945, il 25 di aprile è il giorno in cui Milano e Torino vengono liberate dal giogo nazista. Finalmente si “aprono”, per restare in argomento, i cancelli della libertà.
Parlare di nazismo vuol dire immergersi nella Seconda guerra mondiale, un triste capitolo della storia europea che sarebbe troppo lungo e arduo da spiegare in poche righe. Vi parlerò brevemente, invece, di un personaggio che forse pochi conoscono ma che Alfred Rosenberg, ideologo del partito nazista, considerava il “profeta del Terzo Reich”. Il suo nome è Houston Stewart Chamberlain, scrittore e filosofo, nato inglese ma naturalizzato tedesco e noto soprattutto per gli scritti che esaltavano il concetto di razza ariana. La sua opera principale, Die Grundlagen des neunzehnten Jahrhunderts (Le fondamenta del XIX secolo), scritta tra il 1897 e il 1898 e pubblicata a Monaco di Baviera nell’ottobre del 1899, ispirò molte delle idee della futura politica razziale nella Germania nazista. Scopo di questa monumentale opera era cercare di spiegare la vita e la storia dell’umanità e per fare ciò Chamberlain doveva naturalmente partire dall’Antichità. L’affermazione più “interessante” contenuta in questo saggio è che Romani e Greci, padri fondatori della nostra civiltà europea, erano in realtà tedeschi (mah!). Paradossalmente, molti storici e teorici razzisti dell’epoca presero in prestito da Chamberlain proprio quest’idea per dimostrare l’eccellenza del sangue germanico.
Ammiratore appassionato di Wagner, che pure non ha mai conosciuto personalmente, Chamberlain fu introdotto nel circolo wagneriano a Bayreuth per interessamento di Cosima, già vedova del compositore, che arriverà a considerarlo quasi un figlio surrogato e gli concederà persino in sposa sua figlia Eva nel 1908. Il cenacolo di Bayreuth rispecchiava le idee di Wagner sulla purezza della razza (le sue opere, secondo le sue parole, erano veri e propri festival miranti a iniziare i tedeschi al sogno ariano) e, proprio in quanto centro culturale, divenne anche centro di idee razziste, congrega di antidemocratici e antisemiti.
La musica di Wagner era venerata soprattutto da Adolf Hitler. Le sue composizioni, insieme a quelle di Beethoven e di Bruckner, erano per lui la miglior espressione dello spirito tedesco e rispecchiavano la grandezza della cultura della Germania. In questo senso è molto significativo il fatto che il 12 aprile 1945, quando ormai era più che evidente la fine del Terzo Reich, Albert Speer, ministro degli armamenti, con il solo intento di risollevare gli animi in una Berlino assediata e ridotta in macerie, fece ripristinare per breve tempo l’alimentazione elettrica affinché l’Orchestra Filarmonica potesse interpretare “Il crepuscolo degli dei” di Wagner.
Oltre che dalla musica, il Führer era ossessionato dalla produzione artistica che non rispondeva ai valori della propaganda nazista, opere che il regime considerava entartete Kunst («arte degenerata»). Alcune di esse, nel giugno del 1939, sono state messe all’asta dai nazisti a Lucerna.
Tra queste il comune di Liegi si aggiudicò “La maison bleue” di Marc Chagall (1920), artista di origini ebree per il quale la pittura era una finestra attraverso cui poteva volare in un altro mondo dove i ricordi dell’infanzia in Russia e i sogni si mescolavano. Ispirata alla tavolozza cromatica fauvista e allo stile cubista (due correnti artistiche di inizio Novecento con cui Chagall era entrato in contatto nel suo primo soggiorno parigino), quest’opera ci presenta una piccola capanna fatta di tronchi di un bel blu, intenso e avvolgente (un colore che rese famoso il pittore). Si tratta di una tipica “isba” o abitazione del quartiere ebraico della città di Vitebsk, in Bielorussia, città natale di Chagall. L’umile casetta, isolata nella campagna, appare instabile e sul punto di crollare e si contrappone all’immagine della città, nell’altra metà del dipinto, con i suoi palazzi ricchi, belli e bianchi. Questi due mondi opposti sono fisicamente separati dal muro di cinta e dall’acqua del fiume Dvina, su cui si riflettono le torri campanarie della Cattedrale.
Hitler, fin da giovanissimo, sognava di diventare un pittore professionista ma venne bocciato all’esame di ammissione all’Accademia d’arte di Vienna.
Chissà se la storia europea avrebbe preso una piega diversa se fosse stato promosso!
Gladia Betancor