Alla Biennale si danza fuori dagli schemi
Torna a Venezia dal 13 al 29 luglio il prestigioso festival, una vetrina per gli “stati alterati” della coreografia contemporanea
La chimica della danza
Correre, arrampicarsi, stare in piedi aggrappandosi a corde sospese. I movimenti naturali e i gesti della quotidianità diventano danza per Simone Forti, maestra italoamericana fuori dagli schemi a cui verrà attribuito il Leone d’oro di questa edizione della Biennale Danza, a Venezia dal 13 al 29 luglio. Ma l’artista nata in Italia, a Firenze, 87 anni fa, ed emigrata negli Stati Uniti a soli tre anni con la famiglia, nel 1938, a causa delle leggi razziali, è il simbolo dell’intera edizione del festival, che sotto il titolo di “Altered States-La chimica della danza” esplora modalità di sperimentazione ed esplorazione che superano i limiti della danza contemporanea più classica per aprirsi all’esperienza del corpo a tutto tondo. Lo conferma anche l’altro premio prestigioso, il Leone d’argento, che andrà alla compagnia cinese Tao Dance Theater che a Pechino dal 2008 porta al grado zero la coreografia in una danza minimalista e ispirata alla matematica – i titoli dei lavori che presentano sono 11,13 e 14 – raggiunta attraverso una tecnica innovativa tutta loro, il Circular Movement System, che si può definire una ripetizione ritualistica dei movimenti naturali del corpo.
McGregor, un direttore “future oriented”
Questo approccio aperto e tutt’altro cha accademico si deve a Wayne McGregor, direttore per il terzo anno di Biennale Danza e ideatore di un programma che in diciassette giorni ospiterà 141 artisti con occhio attento all’oggi in tutti i suoi aspetti, in un tentativo di sondare la danza in dialogo con le tecno-culture e il pensiero scientifico più avanzato, ma anche in relazione percettiva con lo spettatore. Del resto il lavoro del grande coreografo inglese si è sempre contaminato con discipline all’apparenza estranee alla danza, in prospettive spesso “future oriented”: classe 1970, coreografo residente al Royal Ballet di Londra, McGregor si interessa agli studi sul movimento e sul physical thinking condotti dai neuroscienziati, ha lavorato per il cinema con la motion capture in film come Harry Potter e il calice di fuoco e non è nuovo a incursioni nelle tecnologie più avanzate applicate al movimento, dalla virtual reality all’Intelligenza Artificiale, fino alla creazione di avatar danzanti.
L’attacco alla danza tradizionale di Simone Forti
Ricerche innovative da scoprire anche in un passato altrettanto fecondo, come quello di Simone Forti, “un’artista – nelle parole di McGregor – che ha continuamente riformulato il dialogo tra le arti visive e la danza contemporanea”. A lei, pioniera della post modern dance, la Biennale dedica negli spazi dell’Arsenale una mostra retrospettiva che a partire dagli anni ‘60 abbraccia tutta la sua arte: disegni, ologrammi, video, fotografie, quaderni, poesie, performance. Inoltre rimette in scena con i giovani della Biennale College le sue Constructions, la storica serie di performance sviluppata da Simone Forti a partire dal 1960, e presentata allora a New York alla Reuben Gallery di Soho e nel loft di Yoko Ono. Sospesi tra gioco, improvvisazione strutturata e interazione con oggetti del vivere quotidiano come scatole di legno, corde, piani inclinati, questi lavori vennero definiti dei veri e propri attacchi alla danza intesa in modo tradizionale. Ad esempio, in Hangers alcuni performer si reggono in piedi aggrappandosi a corde appese al soffitto, mentre gli altri camminano in mezzo e tutt’attorno sfiorandoli e sfiorandosi, mentre in Huddle, forse la più celebre, si stringono a cerchio tenendosi stretti con le braccia a formare una piccola montagna che a turno dovranno scalare per scendere dal lato opposto, reinserirsi nel gruppo e ricominciare. Performance che in qualche modo aprirono la strada a esperienze che oggi diremmo inclusive, portate avanti al di là dell’immagine perfetta del corpo del danzatore da diversi artisti del panorama nazionale e internazionale. Un esempio ne è la ballerina e artista Simona Atzori, di cui il nostro magazine ospita diverse testimonianze e che, dal prossimo ottobre 2023, tornerà a calcare le scene con una serie di quattro spettacoli organizzati da Centodieci per celebrare i suoi primi 20 di danza, pittura e arti visive.
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