Pensieri d’arte – Lucio Fontana, bucare la tela come atto infinito
Diviso tra l’Italia e l’Argentina, Lucio Fontana sviluppa la sua arte anche grazie al padre, scultore. Sin da subito è attratto al concetto di spazio, ed è lì che concentra i propri studi e le sue domande artistiche. Lucio Fontana ha sempre sfruttato ogni scoperta per evolvere, quasi come uno scalino per salire e approfondire […]
Diviso tra l’Italia e l’Argentina, Lucio Fontana sviluppa la sua arte anche grazie al padre, scultore. Sin da subito è attratto al concetto di spazio, ed è lì che concentra i propri studi e le sue domande artistiche.
Lucio Fontana ha sempre sfruttato ogni scoperta per evolvere, quasi come uno scalino per salire e approfondire ancora di più la sua investigazione. È così che ha fuso spazialità e pittura, bidimensionalità e tridimensionalità, avanguardia e storia dell’arte. Nel 1947 infatti prende il via la sua analisi sullo spazialismo, iniziato con il Manifesto bianco, scritto l’anno prima, una specie di “bozza” del Manifesto spazialista fondato a Milano nel 1948.
Il punteruolo sarà il suo pennello e gli permetterà di bucare la tela facendo passare l’infinito attraverso i buchi. Lucio Fontana non distrugge la tela, ma cerca un modo per cercare l’unione tra finito e infinito.