Chi ha scoperto che lavarsi le mani è fondamentale?
[et_pb_section fb_built=”1″ admin_label=”section” _builder_version=”3.22″][et_pb_row admin_label=”row” _builder_version=”3.25″ background_size=”initial” background_position=”top_left” background_repeat=”repeat”][et_pb_column type=”4_4″ _builder_version=”3.25″ custom_padding=”|||” custom_padding__hover=”|||”][et_pb_text _builder_version=”4.3.1″]
Siamo nel bel mezzo di una crisi planetaria senza sapere quando e come ne usciremo. Il Coronavirus – COVID-19 ha un effetto globale non solo dal punto di vista medico ma anche di quello sociale, economico, politico: assistiamo a comportamenti individuali che vanno dall’eroismo di dottori ed infermieri a persone quantomeno irresponsabili. In questi giorni stiamo tutti osservando un programma mediatico mondiale chiamato ‘”dilettanti allo sbaraglio” persone che senza nessuna competenza scientifica si mettono a pontificare su cause dei problemi e soluzioni quando invece dobbiamo semplicemente seguire la scienza e dottori e scienziati che hanno credibilità ed esperienza. Alcuni politici dicono che il Coronavirus sia una bufala – nonostante ci siano stati più di 2mila decessi – altri incolpano popoli dicendo che mangiano topi, vivi. Da non credere.
Forse l’unica cosa che tutti abbiamo capito è questa: dobbiamo lavarci le mani con una frequenza multipla rispetto al normale per evitare o almeno ridurre le possibilità di contrarre il virus. Lavarsi le mani, concetto semplice che abbiamo imparato da bambini: i nostri genitori ci dicevano “non ti siedi a tavola senza esserti lavato la mani” una delle regole d’oro della nostra infanzia. È sempre stato così? No, qualcuno ha “inventato” il concetto del lavarsi le mani in tempi e modalità abbastanza incredibili.
Ignaz Semmelweis nasce nel 1818 vicino a Budapest. Laureato in Medicina a 26 anni, si specializza in Ostetricia e nel 1846 inizia a lavorare in uno dei due reparti maternità dell’Ospedale generale di Vienna, ma durante il primo mese di attività rimane traumatizzato: su 208 donne ricoverate, 36 muoiono, un tasso di mortalità del 17%. Benché l’ospedale sia gratuito, costruito per le persone indigenti, molte donne preferiscono far nascere i propri figli per strada, a causa della pessima reputazione della struttura sanitaria. Semmelweis, inoltre, osserva che nell’altro reparto maternità il tasso di mortalità è nettamente inferiore. Non accontentandosi delle spiegazioni ufficiali ma prive di qualsiasi base scientifica, Semmelweis cerca cause rigorose e accertabili che chiariscano il fenomeno: nota che vicino al reparto maternità c’è l’obitorio e che molti medici hanno preso l’abitudine sia di praticare le autopsie sia di assistere ai parti. Quando un collega si taglia con uno scalpello utilizzato per un’autopsia e muore in pochi giorni, Semmelweis nota che le ferite e l’infezione sono uguali a quelle delle donne che muoiono in sala parto e intuisce finalmente l’origine del problema. Ordina immediatamente a tutti i medici e agli infermieri di lavarsi le mani molte volte al giorno con acqua colorata e ottiene così che il tasso di mortalità si riduca drasticamente, raggiungendo il livello zero dopo due anni.
La sua scoperta (che sembra scontata a noi, ma non lo era a quel tempo) salva migliaia di vite. Ignaz condivide i risultati della sua scoperta con l’élite medica di Vienna, affermando che il semplice atto di disinfettarsi le mani ha sconfitto la piaga della mortalità materna.
Se fosse esistito all’epoca il Premio Nobel per la Medicina, non credete che Semmelweis l’avrebbe meritato?
E invece Semmelweis si accorge ben presto che i suoi insegnamenti non sono ben accetti dalla comunità medica di Vienna, dalla quale è attaccato e deriso. Lascia l’Ospedale generale che, un anno dopo, ritorna al suo precedente tasso di mortalità. La comunità medica viennese diviene apertamente ostile, e il suo libro Die Ätiologie, der Begriff und die Prophylaxe des Kindbettfiebers viene sbeffeggiato in quanto ritenuto assolutamente privo di valore. Semmelweis contrattacca scrivendo lettere infuocate nelle quali accusa i medici di essere assassini; persino la moglie comincia a dubitare della sua salute mentale. Nel 1865, con un tranello, viene invitato a visitare un manicomio, dove viene rinchiuso contro la sua volontà; intrappolato in una camicia di forza, malmenato da infermieri sadici, dimenticato da tutti, Semmelweis muore dopo due settimane. Ha avuto il merito di una scoperta scientifica eccezionale ma il torto di essersi inimicato i colleghi: un errore fatale, nel vero senso del termine.
Dobbiamo a lui la scoperta scientifica del lavarsi le mani. Non dimentichiamolo e, nel ringraziare questo dottore Ungherese, laviamoci le mani più spesso.
[/et_pb_text][slider_article max=”10″ _builder_version=”4.3.1″][/slider_article][/et_pb_column][/et_pb_row][/et_pb_section]