Le due cose che gli altri giudicano di te, a prima vista
Mai giudicare un libro dalla copertina. E ancora, l’abito non fa il monaco. Questi modi di dire sono solo due esempi della lezione che i nostri genitori hanno iniziato a impartirci fin da quando eravamo bambini: mai giudicare una persona al primo sguardo, perché le nostre impressioni iniziali potrebbero rivelarsi errate.
Eppure non è semplice non farlo, e negli anni anche la psicologia è arrivata a sostegno del nostro atteggiamento, dimostrando, grazie ad alcuni studi, che sono proprio i secondi iniziali di un incontro a determinare l’idea e l’opinione che ci facciamo di una persona. Nello specifico una ricerca dell’Università di Harvard, portata avanti dalle professoresse psicologhe Amy Cuddy e Susan Fiske per più di quindici anni, ha dimostrato che a un primo incontro sono due le domande che tutti siamo portati a porci. Le risposte ci diamo condizionano l’opinione sulla persona che ci troviamo di fronte. Eccole.
1. Posso fidarmi?
Dal punto di vista evolutivo per noi è fondamentale attorniarci di persone che ci ispirino fiducia. Anche sul lavoro, solo dopo che l’impressione di fiducia è appurata si inizia a fare caso alle competenze e capacità specifiche. Un buon lavoratore non conta nulla se è una persona di cui non ci si può fidare. La fiducia influenza la qualità di ogni progetto, di ogni relazione, di ogni sforzo per raggiungere risultati importanti. Procura vantaggi pratici e tangibili.
2. Posso rispettarla?
Subito dopo la fiducia arriva il rispetto. Una persona che merita rispetto rende rispettabile di riflesso anche il business che sta svolgendo, valore importantissimo nel mercato odierno. È importante ricordare che il rispetto ha a che fare con l’impressione che diamo di noi stessi. Siamo quindi noi, con i nostri comportamenti e atteggiamenti, a decretare se gli altri ci rispetteranno.