Centodieci è Arte presenta Christo – Oltre la superficie, in mostra a Parma
La mostra Christo – Oltre la superficie, ospitata da Banca Mediolanum a Parma per Centodieci è Arte all’interno del programma Parma Capitale della cultura 2020, presenta una selezione di opere-progetto che documentano l’attività dell’Artista a partire dagli anni Sessanta.
Il legame tra passato, presente e futuro, che segna il percorso esplorativo di Christo, ha le sue basi in ciò che David Bourdon, attento esegeta della sua opera, ha sinteticamente descritto come “rivelare attraverso il celare” (David Bourdon, Christo, New York, 1970). L’occultamento di un oggetto, di un monumento, di una parte di un paesaggio sia esso naturale o urbano, attiva un potente processo di straniamento, perché privando l’elemento impacchettato della funzione originaria trasferisce significato e azione in un’altra dimensione e, nello stesso tempo, agisce come mezzo per restituire evidenza alle cose.
«L’uomo senza memoria della storia e di sé è in balia del destino, è un irresponsabile infelice cui manca l’energia di guardare con occhi vigili al mondo. I progetti di Christo e Janne-Claude per contro hanno la forza di confrontarsi con il paesaggio […] alimentano la coscienza del reale non solo per rivelarne la bellezza e riaffermarne il valore» (Rudy Chiappini, Christo e Jeanne-Claude, Lugano, 2006).
I primi impacchettamenti sono realizzati da Christo sul finire degli anni Cinquanta, nell’ambito di una cornice di fermento culturale che si muove tra Informale e Nouveau Réalisme; i pacchetti legati che lasciano indovinare o intravedere i diversi elementi assemblati restituiscono una forma nuova agli oggetti imballati, aggiungendo al peso del tempo la visione del presente. Nella serie Wrapped Magazine (1962-64) la plastica trasparente tiene insieme alcune riviste; i soggetti delle copertine – spesso ritratti delle dive del tempo come Marylin Monroe o Claudia Cardinale (opera presente in mostra) – vengono, nello stesso tempo, cancellati e ricordati sollecitando un’attenzione critica verso le strategie contemporanee di comunicazione visiva.
Fondamentale per l’Artista è il sodalizio artistico e sentimentale con la moglie Jeanne-Claude Denat de Guillebon che inizia negli anni Sessanta, dando ai progetti realizzati insieme nuova monumentalità e una spettacolarità che unisce necessità estetiche e di contenuto. Tutti i loro interventi richiedono un enorme sforzo economico, progettuale e di esecuzione; sono i due artisti a coprire i costi per la realizzazione dei loro progetti visionari grazie alla vendita degli studi preparatori: disegni, collage, modelli in scala e litografie originali.
Nel percorso espositivo presentato da Banca Mediolanum a Parma, troviamo in mostra progetti che hanno avuto un grande impatto paesaggistico e una risonanza internazionale senza precedenti come: The Pont Neuf Wrapped, Valley Curtain, The Umbrellas, Surrounded Islands. Fra questi il collage preparatorio dell’immensa installazione paesaggistica realizzata in Colorado – Valley Curtain – tra il 1970 e il ’72. Si tratta di uno dei progetti più costosi e di difficile realizzazione per i due artisti e per i tanti collaboratori coinvolti (progettisti, tecnici, ingegneri): un enorme tenda arancione del peso di oltre 3,5 tonnellate doveva correre da una parete all’altra del Rifle Gap, interrompendo così la continuità paesaggistica attraverso l’inserimento di una parete cromatica che si affacciava sulla State Highway 325.
Altrettanto imponente ed esteticamente seducente è l’impacchettamento del Pont-Neuf, il ponte più antico di Parigi, che unisce le sponde della Senna e l’Ile de la Cité. Un progetto che ha richiesto un lungo periodo di preparazione (1975-85), dalla progettazione alla realizzazione, documentazione e dismissione dell’imponente intervento urbano che vedeva 40.000 metri quadrati di tessuto effetto seta ricoprire il ponte con i suoi 12 archi, i lampioni ai due lati e i marciapiedi dove i pedoni camminavano. Di queste effimere architetture restano oggi come testimonianza le opere grafiche dei due artisti, con ai margini note dalle quali si desume lo sviluppo del progetto, la scelta dei tessuti, gli accostamenti cromatici e le necessità tecniche. Spesso i collage sono dei dittici – come nel caso dell’opera-progetto in mostra The Umbrellas (1987) – dove la tavola principale è affiancata da un’altra più piccola che consente di visualizzarne dall’alto l’impatto paesaggistico.
Ad impreziosire il percorso espositivo pensato per Parma sono due rari progetti italiani che risalgono all’inizio degli anni Settanta: l’impacchettamento del monumento di Re Vittorio Emanuele II a Piazza Duomo a Milano che, nel 1970, restò avvolto per due giorni con tessuto in polipropilene e corda rossa e, a Roma nel 1974 in occasione della mostra “Contemporanea” a cura di Achille Bonito Oliva, la copertura dei quattro archi di Porta Pinciana e di un tratto delle Mura Aureliane. Testimonianze importanti che raccontano un percorso ricco e complesso che ha visto Christo e Jeanne-Claude impegnati nella ideazione di progetti effimeri e immani, con un potere visionario fuori dal comune.
Chi andrà a visitare la mostra potrà entrare in contatto con un arte che si confronta direttamente con la storia riscrivendo la relazione fra il presente e la memoria: «Quello che i due artisti realizzano con precisione ammirevole vive come apparizione reale solo per pochi giorni […]; come un sogno, Christo e Jeanne-Claude colgono di sorpresa la realtà e, senza disturbare o tanto meno distruggere nulla, se ne vanno di nuovo» (Warner Spies, Il fascino di una progettualità effimera, Lugano, 2006).