Centodieci è Arte: la musicista medievale Patrizia Bovi racconta Stupor Mundi
“L’Arte, simbolo di connessione e cultura tra gli esseri umani di ogni tempo, di ponte tra passato, presente e futuro”. È uno dei passaggi più significativi, e forse più esemplificativi, di ciò che è Stupor Mundi: Io sono Federico II, lo spettacolo inedito di Michele Placido, con la regia di Gian Luca Bianco e la voce di Patrizia Bovi, inserito nel ciclo di eventi firmati Centodieci è Arte. Sul palco l’attore-regista incontra metaforicamente in maniera intima l’imperatore Federico II, interpretato da Brenno Placido che incarna le sue gesta straordinarie che portarono allo splendore un regno e il suo popolo, innovando lo stato, la cultura, l’arte, l’economia, le scienze, la filosofia, generando benessere diffuso a ogni livello sociale.
Un ponte tra passato, presente e futuro che si incarna nei suoi interpreti sul palcoscenico con la musicista medievale Patrizia Bovi che è molto di più di una semplice comprimaria.
Patrizia, cosa è Stupor Mundi?
Spiegare cosa sia Stupor Mundi non è per nulla semplice. Per me è stata un’occasione di tornare a pensare alla figura di Federico II di Svevia; ho una visione un po’ storica di questo personaggio e di quello che ha suscitato la sua figura anche da un punto di vista musicale, di quelli che sono stati i trovatori. Sappiamo che ci sono trovatori che hanno scritto ispirandosi alla sua vita, lui stesso ha avuto a corte poeti e cantori e musicisti, per me che ho questa visione da ricercatrice di musica medievale rivivere Federico II di Svevia è rivivere la musica del suo tempo sotto un aspetto nuovo come qualcosa di importante e di stimolante.
Che cosa ti sta dando?
Una cosa che mi ha fatto molto piacere vivere è la relazione minimalista che c’è tra i tre elementi di questo spettacolo: la mia presenza, quella importante e imponente di Michele Placido, ma anche la figura di Brenno. Ho cominciato ad apprezzarlo molto per il suo essere diverso, per la sua capacità di mettere sé stesso in un’altra dimensione, magari in maniera diversa rispetto a quello che Michele vorrebbe da lui, ma si sta davvero costruendo uno spazio come Federico all’interno dello spettacolo che è molto interessante. Tra uno spettacolo e l’altro c’è una vera e propria evoluzione, è stimolante.
Che cosa ti ha dato invece Federico II?
E’ stato un personaggio complesso e criticato a suo tempo, considerato un eretico dalla Chiesa, ma con una visione davvero incredibile. Per me era un uomo modernissimo, ci insegna un approccio diverso alle cose, aveva una visione laica ma spirituale, due cose che sembrano in contraddizione ma non lo sono, nel senso che non era legato a quelle che erano in quel momento quelle che erano le regole che conducevano la Chiesa. Era un uomo di scienza, ma un uomo con una profonda spiritualità. Questa figura a me ha sempre affascinato, c’è come un rapporto speciale perché sono nata e cresciuta ad Assisi e sono stata battezzata nella stessa fonte battesimale dove lui è stato battezzato, quindi se vogliamo c’è un legame, ci sono degli elementi peculiari della mia terra e della mia formazione che mi uniscono a questo strano personaggio. Per questo ho accettato di partecipare a questo progetto, se fosse stato qualsiasi altro personaggio probabilmente avrei declinato, ma mi intrigava molto.
Stupor Mundi è inserito all’interno del ciclo di eventi di Centodieci è Arte, ma cosa è l’Arte?
E’ la forma più alta di creatività che possiamo avere, è quella cosa che ci permette di superare quello che è il quotidiano, di immaginare un mondo che senza di essa non esisterebbe.