Anche i supereroi al cinema possono offrire spunti per la nostra evoluzione personale
Chi ha visto Avengers: Infinity War – senza fare spoiler – è uscito dalla sala cinematografica in uno stato di stupore misto ad angoscia. Che cosa accadrà ai supereroi Marvel, tutti uniti nella battaglia contro il nemico Thanos, l’anno prossimo, quando uscirà il secondo capitolo del film? Si sa, i supereroi al cinema scatenano una passione incontenibile, specie presso quella fetta di audience che non si accontenta di seguire distrattamente le gesta dei protagonisti, dimenticandosene tra una pellicola e l’altra, ma preferisce invece elucubrare (un po’ ossessivamente) su quanto avvenuto e cerca di immaginare gli sviluppi futuri. Di questa cosiddetta fan culture gli sceneggiatori spesso tengono contro, poiché la Hollywood di oggi mantiene una continua negoziazione con gli appassionati.
La domanda, tuttavia, è un’altra: che modello rappresentano i supereroi al cinema? Enfatizziamo il termine “cinema” poiché un tempo – quando di Spider-Man o Thor si leggeva solo sui fumetti di carta – il fenomeno era circoscritto a un gruppo, sia pure ampio, di lettori fedelissimi. All’epoca, tra anni Sessanta e Settanta, il fan del fumetto era considerato un nerd, spesso solitario e talvolta perso nel mondo dei suoi idoli, interessato solamente alla prossima arma da scoprire nell’albo successivo. Quando la Marvel, prima, e la DC Comics, dopo, hanno trasformato il fumetto in un genere cinematografico di popolarità globale e di successo su larga scala questa “sub-cultura” ha raggiunto un numero incalcolabile di persone, destando maggiori preoccupazioni presso educatori e studiosi della società.
Riassumendo, quali sono i pericoli potenziali di una esposizione massiccia al supereroe cinematografico? Alcuni esempi, tra quelli messi in luce dai più pessimisti:
- Tendenza a rifugiarsi negli universi narrativi, sfuggendo alla realtà
- Ossessione per i personaggi e scarsa empatia verso amici e parenti
- Possibile disistima verso sé stessi per il continuo paragone con esseri eccezionali
- Ricorso a metodi maneschi per risolvere le controversie secondo il modello cinematografico
In verità, di presunti pericoli dell’influenza dei film si parla fin dalla nascita del cinema. Ed è purtroppo vero che alcuni noti omicidi o stragi sono state perpetrate da assassini psicolabili impressionati dall’immaginario hollywoodiano, supereroi compresi. Ma questo si può dire di qualsiasi mezzo, purché popolare, e dunque evitare in toto ogni espressione creativa per gli imperscrutabili effetti che potrebbe avere su menti perverse equivarrebbe a sospendere ogni forma d’arte.
C’è tuttavia un’altra scuola di pensiero, che intravede nel cinema dei supereroi elementi positivi da vagliare in modo più sottile e meno retorico. I protagonisti della Marvel, per esempio, parlano del nostro mondo molto più di quanto si possa credere e proprio gli Avengers (sorta di ONU dei dotati e degli invincibili) esemplificano le tensioni della politica internazionale meglio e più icasticamente di tanti saggi di storia contemporanea. E, per quanto riguarda gli effetti psicologici e sociali, ecco che c’è chi mette in luce al contrario:
- Curiosità narrativa e ricorso alla fantasia
- Stimolo alla produzione personale di fan fiction (storie inventate dai fan) e di idee nuove
- Rappresentazione di prove e di riti di passaggio anagrafici ormai cancellati dalla nostra società
- Invito alla riflessione sulla responsabilità personale e sul bilanciamento dei poteri.
“Da un grande potere derivano grandi responsabilità” è non a caso una frase di Spider-Man, assai citata. Magari nessuno di noi ha grandi poteri nella vita comune, ma nel nostro piccolo si può far tesoro persino della cultura supereroistica che, come tutte le cose dell’esistenza e del mondo, può offrire enormi vantaggi se osservata nel giusto modo. E con le giuste dosi.