La bicicletta del futuro, ecco come sarà: elettrica, connessa, mini o giga
La bicicletta ha recentemente compiuto 200 anni e non è cambiata così tanto da quando è nata. Cioè, certamente è diversa da quella che sfrecciava, si fa per dire, nelle strade delle città europee nell’Ottocento, però se la osserviamo da lontano vediamo sempre due ruote, un telaio, manubrio, sella. E se proviamo a immaginare la bici del prossimo futuro continueremo a vedere più o meno la stessa struttura: due ruote, un telaio, manubrio e sella. Questo non significa, però, che non ci siano state un sacco di innovazioni, modifiche anche strutturali – e che non ce ne saranno.
La bici del futuro sarà elettrica
Prima di tutto chiariamo un punto fondamentale: le biciclette elettriche si chiamano “a pedalata assistita” perché se non si pedala non vanno. Cioè, non sono scooter elettrici travestiti. Sono biciclette e funzionano solo se si pedala. L’assistenza del motore elettrico serve per fare meno fatica o affrontare salite più impegnative.
Le prime bici a pedalata assistita erano oggettivamente inguardabili e avevano sollevato comprensibili moti di indignazione da parte dei veri-amanti-della-bicicletta™, ma adesso tutto è cambiato: batterie sempre più piccole, discrete e potenti, motori sempre più mimetizzati nel telaio, tanta ricerca sul design hanno prodotto modelli che sempre più difficilmente si distinguono dalle biciclette cosiddette muscolari. Nel futuro ci dobbiamo aspettare che queste tendenze siano ulteriormente rafforzate.
Ma le bici a pedalata assistita faranno soprattutto una cosa, che chiunque noterà: ci saranno molte, ma molte, più persone in bicicletta. Perché questa nuova generazione di bici avvicinerà al mezzo migliaia di persone che oggi sono bloccate o dalla paura di fare troppa fatica o da problemi (più percepiti che reali, in realtà) legati all’uso urbano quando fa caldo; con il motore elettrico puoi andare al lavoro con giacca, cravatta e sciarpa anche a luglio con 35 gradi.
Chiediamoci perché uno dovrebbe comprare uno scooter quando potrà fare le stesse identiche cose con un mezzo molto più leggero, economico, ecologico e salutare. Questo per dire: il potenziale di questi mezzi è enorme, l’impatto che potranno avere sulle città davvero difficile da immaginare. Le potenzialità nel cicloturismo extraurbano sono, poi, praticamente sconfinate.
La bici del futuro sarà connessa
Oggi la nostra bicicletta è connessa grazie a noi. Nel senso che noi abbiamo uno smartphone con qualche applicazione che misura la velocità o analizza i percorsi, noi abbiamo addosso una fascia cardio che tiene sotto controllo i nostri battiti, altri sensori possono essere messi sulla bicicletta per dialogare con dispositivi più sofisticati.
In futuro molti di questi elementi saranno integrati, le biciclette avranno molti più dispositivi di interazione e dialogo con noi e con il resto del mondo. Avete presente le cyclette in palestra? Ecco, qualcosa del genere.
Saranno cioè dei dispositivi di benessere, avranno tutte un computer di bordo, grazie al quale potranno, per esempio, farci pedalare in modo leggero per non arrivare in ufficio tutti sudati oppure darci il ritmo giusto per i nostri allenamenti. Se poi, come probabile, si tratterà di bici a pedalata assistita il controllo su tutti questi parametri sarà totale. Ma c’è di più: le bici intelligenti parleranno con gli altri veicoli presenti nelle strade. Già da tempo siamo abituati a vedere automobili che hanno una serie di app integrate, dobbiamo prepararci a vedere la rete usata per mettere in relazione tra loro tutti i veicoli che si muovono per strada.
Possiamo immaginare che cosa vorrà dire avere un’automobile e una bicicletta che sanno dove sono, a che velocità si muovono, in che direzione vanno e che si scambiano continuamente queste informazioni? Vorrà dire un livello di sicurezza che non abbiamo mai sperimentato, vorrà dire sensori e connessioni messi al servizio della nostra incolumità. Le biciclette del futuro saranno connesse, per il nostro benessere e per la nostra sicurezza.
La bicicletta del futuro sarà compressa ed espansa
Piccola, sempre più piccola, pieghevole, con le ruotine, che ci sta tra i sedili del treno, e leggera. Grande, sempre più grande, con pianali per il trasporto di oggetti enormi, ruote robuste. La bicicletta del futuro sarà così: piccola e molto grande, adatta alle esigenze di molte categorie diverse di persone e utenti.
La bici pieghevole è il mezzo perfetto per l’intermodalità, cioè per essere usata in abbinamento con altri mezzi: il treno, l’automobile, i mezzi pubblici. Carichiamo la pieghevole in macchina, raggiungiamo la stazione del nostro paese, prendiamo il treno con la bici, arriviamo a destinazione e pedaliamo. Oppure con la pieghevole possiamo andare da casa in stazione, prendere un treno ad alta velocità, scendere in un’altra città e raggiungere in bici il nostro appuntamento: liberi, indipendenti da traffico, scioperi e altre scocciature. Non passeremo inosservati: arrivare in bici a qualche centinaio di chilometri da casa fa sempre scena. Da non trascurare, poi, il fatto che le pieghevoli rappresentino un investimento molto sicuro perché sono ovviamente molto più difficili da rubare.
La bici cargo è quella che già oggi viene utilizzata da corrieri e bike messenger per le consegne. Non stiamo parlando di buste o di cibo, ma di scatole, pacchi, materassi, pallet: sono mezzi di trasporto che possono portare anche centinaia di chili e muoversi con disinvoltura in città. Sono perfetti per le consegne dell’ultimo tratto: le merci arrivano a un centro di smistamento e da lì viaggiano in ambito urbano su mezzi di trasporto totalmente ecologici. Le cargo bike, tra l’altro, sono una buona risposta ai problemi posti dalla diffusione dell’e-commerce sulla congestione stradale urbana. L’evoluzione di questi mezzi interessa anche chi non deve mettere in piedi un’attività di consegna perché ci sarà lo spirito cargo anche per le bici di tutti noi: portapacchi più discreti ma super resistenti, carrellini di ogni genere e tipo per la spesa (anche per il cane e i bambini, ma per il momento non ci sentiremmo di consigliarli in città) e i piccoli trasporti. Per esempio: ci si potrebbe mettere d’accordo tra famiglie e vicini di casa e acquistare un carrello da usare in condivisione oppure immaginarne uno “di condominio”. Come dite? Forse avete ragione: una riunione di condominio per deliberare l’acquisto di un carrello per la bici potrebbe essere un’esperienza dalla quale nessuno riuscirebbe più a riprendersi. D’altra parte la condivisione delle bici non è più un tema per il futuro, vista l’attuale diffusione del bike sharing nelle nostre città.