Elogio alla lentezza: 4 buone ragioni per prendersela con più calma
Partiamo da un fatto: nonostante la tecnologia abbia fatto passi di gigante, e in teoria aiutato e semplificato il lavoro di quasi tutti, viviamo in un’epoca in cui molti di noi continuano a lavorare più a lungo e più duramente del necessario. Questo perché il mito della velocità, delle cose che cambiano di continuo, ci ha portati a considerare l’andare lentamente come un difetto, una perdita di tempo, un errore. E invece l’errore è proprio questo, nell’affannarsi, nel lavorare sempre di più, fino ad arrivare al punto in cui i risultati invece di aumentare diminuiscono. Senza parlare del fatto che lavorare senza sosta è dannoso per la nostra salute, ci mette a rischio di ictus, diabete, depressione. Non stupisce allora che alcuni abbiano capito che è necessario rallentare. La lentezza va riscoperta, e insieme a essa tutti i vantaggi che ne possiamo trarre: questi.
1. Il cervello è una macchina lenta
Lo spiega bene il professor Lamberto Maffei nel suo libro Elogio alla lentezza. Il cervello è una macchina lenta che ha bisogno dei suoi tempi. La mente rischia il buio nel sovrapporsi di decisioni troppo rapide. La lentezza poi, sviluppa la creatività, non a caso nell’antichità di predicava l’otium, inteso come pausa per riflettere e creare.
2. Si limitano gli errori
Il multitasking ci ha dato l’illusione di renderci più produttivi, ma non c’è nulla di più sbagliato. Facendo più cose in contemporanea, il nostro cervello lavora sempre in stato di allerta, il che non è solo stressante, ma aumenta a dismisura il rischio di commettere degli errori, e quindi di lavorare in modo meno efficiente. Quando il nostro cervello deve processare in contemporanea e velocemente un gran numero di informazioni non è in grado di distinguere tra cosa è importante e cosa non lo è, con la conseguenza che a risentirne è la nostra produttività. Rallentando invece si fa attenzione ai dettagli, si evita di sbagliare e di perdere tempo nel correggere gli errori.
3. L’importanza dell’ascolto
Il vecchio detto, respirare prima di parlare, era in sé un elogio alla lentezza, un invito a prendersi del tempo per riflettere prima di esprimersi. Dialogare velocemente rischia di compromettere la comunicazione: si finisce col sovrapporsi, non si ascolta l’altro e quindi non si riflette su quel che si è ascoltato. Aspettare, ascoltare, processare le informazioni e rispondere, invece può farci evitare di dire cose di cui potremmo pentirci e soprattutto di commettere errori che derivano dalle incomprensioni e dalla fretta di dire la nostra senza aver riflettuto a dovere sul punto di vista altrui.
4. Aumenta la fiducia nelle intuizioni
Nel suo libro Thinking, Fast e Slow, l’americano Daniel Kahneman ha posto l’attenzione su due tipi di pensiero: quello veloce e automatico, che deriva dal nostro istinto di sopravvivenza (sistema nervoso simpatico) e quello lento e logico, il pensiero più razionale (sistema nervoso parasimpatico). Per Kahneman pensare con lentezza può farci smettere di agire con il pilota automatico, senza che il nostro lato istintivo ne soffra. Con lentezza infatti il subconscio continuerà a lavorare, ma noi saremo capaci di fidarci delle nostre intuizioni e delle conclusioni cui arriviamo attraverso mezzi meno logici.