Utilizza bene il tuo tempo: 5 domande da porsi al mattino e alla sera
Chi più chi meno, tutti da piccoli abbiamo avuto un diario in cui scrivere i nostri pensierini. Qualcuno ha poi proseguito in questa attività, ma i più l’hanno abbandonata perché non vi trovavano utilità. Siamo abituati a pensare che scrivere un diario sia un’attività fine a se stessa e che tanto nessun altro — e forse neppure noi stessi — lo leggerà mai. Se è vero come è vero che l’attività di scrittura è pienamente compiuta solo quando qualcuno legge, è altrettanto vero però che l’atto stesso di scrivere ci aiuta a riflettere in maniera diversa sul tema a cui ci stiamo dedicando, comprenderlo meglio e trovare soluzioni ai nostri problemi.
Ecco alcuni motivi per cui scrivere un diario:
- stimolare la nostra creatività e tenere traccia di idee che potrebbero tornare utili in futuro;
- ragionare sugli obiettivi che ci proponiamo e misurare il nostro progresso verso di essi, così da sapere sempre dove ci troviamo e mantenere la motivazione alta lungo il percorso di realizzazione;
- riconoscere le cose positive che ci accadono ed essere grati per quelle, così da migliorare il nostro umore;
- individuare e analizzare i problemi che abbiamo così da trovare soluzioni per essi;
- riflettere sugli errori commessi, tenere un registro delle cose che abbiamo imparato e memorizzare le lezioni apprese;
- imparare ogni giorno cose nuove.
In che modo scrivere ci aiuta a riflettere
L’atto stesso di tradurre in parole scritte quello che ci passa per la testa ci impone infatti di avere a che fare con quei pensieri figli del nostro intuito e che è impossibile riconoscere fino a che non assumono una forma a noi comprensibile. È il meccanismo dell’intuizione che funziona così, come descritto da Robert S. Root-Bernstein in Sparks of genius. Pensate a quando fate le parole crociate o cercate la chiave giusta per una porta: a un certo punto vi succede che “sì, eccola, è quella!”, e la provate per verificare che sia effettivamente così. Se non funziona ci rimanete male, perché eravate convinti che fosse proprio quella, ma non vi date per vinti, ci ragionate su e ne provate un’altra. Così funziona la scrittura: provi a dare una forma ai tuoi pensieri fino a che il vestito che gli cuci addosso non funziona. E quando funziona, bingo! Ecco cos’avevi in menti, ecco la soluzione!
Quando ti limiti a pensare alla parola o alla chiave da inserire, non sai mai se quello che ti è venuto in mente funzionerà o meno. Devi testare la soluzione. Scrivere è testare se quello che hai mente funzioni o meno.
Tenere un diario in 5 minuti al giorno
Nel 2013, durante un’escursione, UJ Ramdas, consulte con un background in scienze comportamentali, condivise con l’amico Alex Ikonn i benefici che aveva tratto dal tenere un diario giornaliero. Alex gli rispose che, pur essendo affascinato da questo tipo di attività, era troppo pigro per scrivere ogni giorno. Così nacque l’idea del Five Minutes Journal, una formula di diario in cui chi scrive non deve fare altro che rispondere a delle semplici domande. Eccole di seguito.
Le domande per il mattino
Per cosa sei grato? Diversi studi indicano nella pratica della gratitudine un semplice modo per essere più felici, e chiedersi di primo mattino per cosa siamo grati ci aiuta a metterci di buon umore per il resto della giornata, oltre che a sviluppare l’abitudine a cercare il lato positivo delle cose.
Cosa renderebbe oggi una grande giornata? Qui lo scrittore è chiamato a selezionare tre attività importanti su cui focalizzare la propria attenzione durante la giornata. Si tratta di una metodologia nota con il nome di MIT (dall’inglese most important task) e che ci porta a concentrare le nostre energie su quanto fa la differenza.
Affermazione quotidiana. Questa non è propriamente una domanda, ma la richiesta di esprimere — o meglio, affermare — un qualcosa che vogliamo dalla nostra vita, come se fosse già nostro. Sulla scia degli studi di Richard Wiseman contenuti nel libro The as if principle, gli autori del Five Minutes Journal ci invitano a rendere concreto — almeno a parole — quello che vogliamo dalla nostra vita fino a quando non riusciamo a ottenerlo. Il semplice atto di affermarlo, portandolo dunque alla nostra attenzione — esattamente come facciamo quando scegliamo la parla o la chiave da testare — ci porta poi ad agire nella giornata per ottenerlo. Diciamo che funziona un po’ come lo stimolo nell’attuazione di un’abitudine.
Le domande per la sera
Indica tre cose fantastiche accadute oggi. Ancora, non propriamente una domanda, anche se avrebbe potuto benissimo essere una domanda (“Quali sono le tre cose più belle accadute oggi?”). Rimuovendo la necessità di classificare ogni accadimento, però, riduciamo lo sforzo cognitivo necessario a rispondere. Individuando tre note positive di ogni giornata aiutiamo il nostro cervello a mantenere un atteggiamento positivo. In più, questo tipo di attività, insieme all’individuazione delle tre cose che daranno senso alla nostra giornata, ci aiuta a riconoscere cosa sia davvero importante per noi e a dedicargli il nostro tempo.
Come avrei potuto rendere questa giornata migliore? Interrogarsi su dove abbiamo fallito e cosa sia necessario implementare per arrivare a sera maggiormente soddisfatti ci porta a concentrarci su quello che è necessario fare e al contempo ci allena a ragionare su ogni cosa per individuare i punti da migliorare. Questo tipo di esercizio inoltre ci mostra come stia andando la nostra vita, cosa va bene e cosa meno, e dove intervenire.
Variazioni sul tema
Chiaramente, non è necessario attenersi rigidamente alle domande proposte da Ramdas e Ikonn, anche se è un ottimo punto di partenza. Diverse variazioni sul tema sono possibili, per esempio identificando la mattina cosa ci sta impendendo di realizzare i nostri progetti e verificando alla sera cosa abbiamo fatto per progredire verso i nostri obiettivi. O ancora, chiedersi la sera cosa potremo fare il giorno appresso e riflettere al mattino sugli errori compiuti il giorno precedente. Alternativamente, esistono diverse raccolte di idee e spunti per tenere un diario (consiglio di cercare su Google utilizzando l’inglese “journaling prompts”).
Qualche esempio che ho utilizzato personalmente e con le persone con cui ho lavorato:
- scrivere ogni mattina dieci idee per un articolo, un nuovo prodotto, un’attività da introdurre nel proprio lavoro, un modo di risolvere un problema;
- scrivere ogni sera tre problemi a cui trovare una soluzione;
- concludere la giornata lavorativa facendo un riassunto di quanto siamo riusciti a realizzare e cosa non siamo riusciti e perché.