Non tutti nascono protagonisti: celebriamo chi non è leader, ma riconosce (e aiuta) il leader
Chi pratica il ciclismo sa bene che stare a ruota consente di risparmiare molte energie; sa che non si può diventare grandi campioni senza avere a fianco degli straordinari gregari. Per vincere una volata è fondamentale il treno di compagni di squadra, che negli ultimi chilometri porta il velocista a non più di 200 metri dal traguardo.
Il gregario è colui che va a prendere le borracce all’ammiraglia e le porta al capitano, colui che tira in salita quando l’avversario è in fuga, colui che con fatica lavora per un bene superiore.
Ma i libri di Storia sono pieni di capitani, eroi, condottieri, inventori, profeti. Nessuno di loro sarebbe tale se sulla propria strada non avesse incontrato buoni gregari.
Troppo spesso ci dimentichiamo dell’importanza di chi segue per primo un’idea giusta, narra nel modo corretto le gesta epiche dell’eroe, corrobora nuove teorie o nuove scoperte.
E’ proprio questo il punto: il buon gregario è il primo a capire il genio, il nuovo, l’epico, il profetico. Si innamora dello scopo dell’innovatore puro e ne fa motivo della propria lotta quotidiana.
Ebbene sì, il genio del gregario risiede per l’appunto nel saper riconoscere il genio altrui. Non stiamo parlando di una qualità banale, ma di una capacità straordinaria: quella di vedere oltre la siepe, ascoltare oltre il rumore e leggere oltre la parola.
L’innovazione è uno zero che rimarrebbe tale se sul suo percorso non trovasse un punto uno; sicuramente un meraviglioso zero, perfetto nella sua essenza ma purtroppo sterile. Il buon gregario infatti è il vestale della generatività, facendo crescere le idee migliori e plasmando con esse il divenire degli eventi.
Il buon gregario non invidia; il genio dell’innovatore non lo turba, egli sa riconoscere il valore delle cose e ne riconosce l’importanza, senza sentire per questo di sminuire se stesso.
Il buon gregario sa ascoltare; è aperto al mondo e alle sue dinamiche, è curioso, esplora, è bramoso di conoscenza, ma soprattutto è in movimento, alla costante ricerca della singolarità e del sublime.
Il buon gregario è generoso; con il suo agire illumina la strada da seguire, ponendosi nell’ombra ma consentendo a tutti di trovare la via corretta.
Per questo la Storia dovrebbe celebrare maggiormente i gregari, coloro che hanno reso possibile le infinite evoluzioni che ci hanno portato al mondo di oggi.
Non tutti sono nati per essere capitani, anzi, un capitano è l’eccezione, un’anomalia frutto del caso. Tutti gli altri sono gregari, ma ben pochi sono buoni gregari; i più sono gregari mediocri, replicanti che non sono in grado di riconoscere valore e virtù.