Osserva, ripeti, punta al traguardo: ecco come costruire una mentalità vincente
Conosciamo tutti storie di successo e di grandi carriere professionali nate da attività “povere” ma “ben fatte”, il facchino che diventa imprenditore, l’operaio che diventa amministratore delegato. Di solito il protagonista di queste storie è una persona meticolosa, capace di riconoscere il proprio metodo di lavoro, di metterlo in discussione, di affinarlo, di trasmetterlo. In queste storie la chiave del successo sta proprio nell’inclinazione a scomporre in tanti piccoli pezzi la propria attività, e di dedicare a ciascuna componente le dovute attenzioni, il dovuto amore.
È questa la cultura dell’eccellenza: amare ciò che è fatto a regola d’arte, tenendo in considerazione ogni dettaglio, fino a quello più apparentemente insignificante. Vale per il grande musicista, per l’artista, per lo sportivo. Ma vale anche per l’impiegato e il manager? Nel mondo del lavoro spietato e ipercompetitivo del terzo millennio la risposta non può che essere affermativa.
Come possiamo allora nella quotidianità sviluppare una mentalità improntata all’eccellenza?
Ci dobbiamo focalizzare su tre concetti fondamentali:
1) Osservazione.
Dedichiamo del tempo ad osservare chi è più bravo di noi. Parliamogli, chiediamogli qualche suggerimento, chiediamogli di farci vedere una volta ancora “come si fa”, anche quando teoricamente siamo già autonomi. Non solo, creiamo le condizioni per osservare noi stessi: registriamoci, filmiamoci, lasciamoci dare dei feedback da chi lavora con noi, siano essi colleghi, capi o clienti.
2) Ripetizione.
Le biografie dei grandi professionisti, scienziati, artisti, sportivi sono un meraviglioso florilegio di esercizi ripetuti meticolosamente milioni di volte. Purtroppo nel sentire comune estro, improvvisazione e talento affascinano, mentre lo sforzo meccanico e ripetuto annoia e spaventa: parlare con Dio ci piace, recitare cinquanta Ave Maria ci piace di meno. La realtà però ci dimostra che eccellenti di diventa nella ripetizione e con la ripetizione. Attenzione, non stiamo parlando di una ripetizione “passiva” del solito gesto, della solita frase, della solita procedura. Stiamo parlando di una ripetizione attiva, consapevole e appassionata di un comportamento cruciale per la performance, un comportamento che viene affinato e diventa meraviglioso automatismo. Gli americani hanno coniato l’espressione “deliberate practice” per identificare questo approccio al perfezionamento. Il modo migliore per spiegare il concetto è fare riferimento alla celebre scena del film Karate Kid: “Devi dare la cera con la mano destra e la devi togliere con la sinistra. Dai la cera, togli la cera.”
3) Orientamento al risultato.
Non si lavora in modo eccellente se non attraverso un focus mentale su un target ben identificato: un conto è servire caffè, un conto è servire caffè sapendo che entro 3 anni si diventerà il padrone del bar dove si lavora. Le persone che sviluppano una mentalità improntata all’eccellenza sono quelle che disegnano in modo preciso il loro “futuro desiderato”, che visualizzano un obiettivo specifico, che sono in grado di rispondere in modo perentorio e “fotografico” alla classica domanda da colloquio “Dove si vede tra 5 anni?“