Tra gente che sgomita per parlare, sii diverso e impara ad ascoltare
L’ascolto è sempre più merce rara. Molti parlano, pochi sanno realmente ascoltare. Se il sentire è una facoltà attraverso la quale si esprime uno dei nostri cinque sensi, ascoltare comporta un processo mentale più complesso e sofisticato. Si tratta di una vera e propria competenza, da apprendere e sviluppare, con impegno, sforzo, disciplina e dedizione.
Ma cosa significa, realmente, ascoltare? Sostanzialmente, tre cose fondamentali:
- offrire attenzione a chi parla, rispettando l’espressione delle sue idee e opinioni, incoraggiandolo a proseguire nel suo discorso;
- raccogliere informazioni dal nostro interlocutore, evitando di giudicare prematuramente e assumendo un atteggiamento di apertura e interesse;
- intervenire in maniera limitata, ponendo domande di approfondimento prima di trarre conclusioni affrettate su ciò che l’altro sta asserendo.
Saper ascoltare è senza dubbio uno degli aspetti più importanti e sfidanti delle relazioni interpersonali. Mettendo in campo delle buone capacità di ascolto, con un adeguato allenamento, possiamo ottenere diversi benefici:
- entrare in una maggiore e migliore sintonia con gli altri, avvicinandoci al loro vissuto e dando loro l’opportunità di trovare in noi disponibilità e apertura;
- ridurre stress e tensioni: ascoltando l’altro, possiamo capire meglio il suo punto di vista, chiarendo eventuali fraintendimenti e incomprensioni;
- avere più informazioni e di migliore qualità. Se l’informazione è potere, possiamo dedurne che un buon ascoltatore, attento a focalizzarsi sulle informazioni più valide e preziose di quanto gli viene detto, è una persona che accresce il proprio potere, personale e professionale;
- l’ascolto genera fiducia da parte degli altri nei nostri confronti: incoraggiando gli altri a parlare, ascoltandoli con attenzione ed interesse, aumenteremo il livello di fiducia grazie al quale gli altri si apriranno con noi con maggiore serenità e sincerità.
Come mai riscontriamo ogni giorno, attorno a noi, una così significativa carenza di ascolto? Uno degli effetti più rilevanti della nostra epoca incerta e fragile è la progressiva riduzione del ricorso alla riflessione. Ci si sofferma sempre meno su ciò che si sta vivendo e su come lo si sta vivendo. Le nostre giornate sono costantemente caratterizzate da reazioni istantanee ed immediate alla pluralità di stimoli che riceviamo: e-mail, telefonate, messaggi, chat, un continuo flusso di richieste, spesso caratterizzate da uno snervante senso di urgenza, cui occorre far fronte tempestivamente, senza pensare troppo. Per ascoltare realmente occorre tempo per interessarsi all’altro, per cogliere le sfumature che arricchiscono ogni messaggio verbale, dentro le quali si può scorgere il senso più profondo di un non detto che spesso rivela più di quanto viene esplicitato verbalmente.
Come migliorare le proprie capacità di ascolto?
Ecco qualche suggerimento.
- Anzitutto, tacere! Impariamo a reprimere il può possibile l’impulso a parlare: questo può rappresentare un buon inizio di un processo di reale ascolto.
- In secondo luogo, è necessario non interrompere l’interlocutore, consentendogli di proseguire nell’esposizione delle sue opinioni e di concludere il suo ragionamento.
- Occorre poi bloccare ogni tentativo di elaborare prematuramente una risposta, con il serio rischio di smettere di ascoltare e anche di interrompere il nostro interlocutore, il quale molto probabilmente, percependo una mancanza di rispetto, comincerà a stizzirsi e magari a mettersi sulla difensiva.
- Cercare il contatto visivo, guardando l’altro negli occhi, è un buon modo per rimanere focalizzati e concentrati su ciò che stiamo ascoltando, oltre a dare al nostro interlocutore la concreta sensazione che lo stiamo seguendo nel suo discorso.
- Per ultimo, prestare attenzione alla comunicazione non verbale dell’altro può fornirci maggiori indizi sul senso più profondo e veritiero delle sue parole.
Grazie alla mia attività di consulente, mi capita spesso, nell’ambito di training dedicati al miglioramento dei processi di comunicazione interpersonale, di riscontrare come una delle maggiori difficoltà relazionali risieda proprio in un gap di ascolto. “L’incapacità dell’uomo di comunicare è il risultato della sua incapacità di ascoltare davvero ciò che viene detto” sosteneva Carl Rogers, psicologo statunitense che in diversi suoi lavori si è occupato del tema dell’ascolto attivo. Secondo Rogers, “quando veniamo ascoltati con sensibilità, tendiamo ad ascoltarci noi stessi con maggior cura e attenzione e ad esprimere con chiarezza ciò che sentiamo e proviamo. I membri di un gruppo sono più portati ad ascoltarsi l’un l’altro, ad essere meno scontrosi, più pronti ad accogliere altri punti di vista. Poiché l’ascolto riduce la minaccia di veder criticate le proprie idee, la persona diviene più capace di vederle per ciò che sono e di dare valore ai propri contributi”. Un buon ascolto può davvero contribuire a creare un contesto relazionale improntato alla collaborazione e alla fiducia reciproca.
Ascoltare è una vera e propria arte, che si può apprendere, sviluppare ed affinare. Stephen Covey, nel suo best seller The 7 Habits of Higly Effective People, sosteneva: “Cerca prima di capire, e solo dopo di essere compreso dagli altri”. Un consiglio semplice e di buon senso che, se seguito con applicazione e costanza, può fornire concrete opportunità di miglioramento delle nostre relazioni personali e professionali.