Evitiamo polarizzazioni e fanatismi sui social network, che offrono inedite opportunità di dialogo
Divide et impera. Fin dai tempi di Filippo il Macedone, probabilmente anche da prima, il mondo è stato governato con questa tecnica politica, che consiste nel dominare i popoli creando al loro interno lotte e conflitti che impediscono alle singole persone e ai gruppi di coalizzarsi tra di loro, per avere la meglio sul dominatore.
Dividere è il modo migliore per polarizzare interessi, finalità, obiettivi e per generare conflitti: bianchi contro neri, uomini contro donne, guelfi contro ghibellini, ricchi contro poveri, potenti contro miserabili… le vie della polarizzazione sono pressoché infinite e non c’è causa che non possa essere perorata e vinta, grazie a questo metodo. Un vecchio adagio recita anche: tra i due litiganti il terzo gode; ed è assolutamente vero. Se volete andare in vacanza in montagna, non c’è niente di più semplice che far litigare vostra moglie e vostra suocera tra un soggiorno al lago e uno al mare, cosicché per non far vincere l’altra esse alla fine convergeranno sulla vostra posizione.
Oggi vediamo gli effetti della polarizzazione in politica, nella cultura, nella società, ma soprattutto nel pensiero di ciascuno di noi, che da questo vero e proprio cancro è limitato come da una pesante zavorra.
L’essere umano vive infatti di una perenne e irresolubile contraddizione: da un lato noi tutti tendiamo a vedere le cose in bianco e nero, cercando una verità assoluta che ci possa portare a dire un Sì o un No convinti, irrevocabili e definitivi; dall’altro, però, molto più che qualunque altra creatura vivente siamo portati a vedere le infinite sfumature del mondo, i suoi eterni distinguo, i se e i ma con i quali non si fa la storia, ma che ci dovrebbero proteggere e tutelare proprio dalla polarizzazione e dal pensiero unico.
Abili burattinai possono così tirare i fili della società senza alcuno scrupolo, per portare le persone a schierarsi, a diventare ogni volta tifosi accaniti, a cercare un partito o una parte dalla quale stare.
In questa lotta hanno un ruolo fondamentale razionalità ed emotività, ragione e sentimento, i due lati della medaglia umana che da sempre ci spingono a lottare con noi stessi e contro i nostri personali e collettivi mulini a vento.
Dopo secoli e millenni di “buio analogico”, tuttavia, la nuova luce digitale che sta illuminando il mondo sembra dare a tutto questo una visione nuova. A distanza di poco più di 10 anni dalla loro affermazione globale, i social media stanno vivendo oggi una fase complessa, che sta spingendo molti a chiamarsi fuori o a considerare queste piattaforme il tempio della diatriba e dell’insulto, invece che una vera opportunità di condivisione e di collaborazione.
In questo nuovo scenario sembra prevalere infatti l’uomo polarizzato, il tifoso, l’ultrà di qualsiasi genere di ideologia, di partigianeria o addirittura di fanatismo.
Cambiano gli strumenti e aumentano le possibilità, ma ancora oggi i meccanismi della polarizzazione sembrano poter tenere in piedi il mondo, grazie ad infinite strutture di sovrastrutture. Dalla politica alla religione, dalla cultura alle ideologie, passando per il colore della pelle, il luogo di nascita, il ceto; qualunque cosa è motivo di schieramento, di pregiudizio e di presa di partito.
Ma qualcosa sta cambiando. Oggi è tempo di dar vita ad una rete di reti, non più intese come strati di sovrastrutture più o meno collegate tra loro, ma come livelli liberi, interattivi, sinergici e capaci di dar vita ad un nuovo modello e ad una nuova società.
Non c’è più spazio per un mondo in bianco e nero, in cui la gente ha uno spartiacque nel cervello che filtra la realtà in base ai pregiudizi. Addirittura un orologio rotto segna l’ora giusta almeno due volte al giorno, infatti: com’è possibile pensare che questo non valga anche per i nostri avversari politici o per qualcuno che non ci piace? Non avremo mai una società che funziona davvero, finché ci limiteremo a curare i nostri piccoli orticelli invidiando il verde dell’insalata del vicino.
La grande opportunità della rete è racchiusa proprio in questa nuova consapevolezza: non possono esistere il bianco e il nero senza le infinite sfumature che passano tra l’uno e l’altro e che sono indispensabili per definire un pensiero che non sia schiavo del pregiudizio e del partito preso, ma che possa interagire con altre idee e altre persone in modo libero e proficuo, avvicinando anziché dividere.
La cosiddetta rivoluzione digitale avviene in un momento storico incredibile, nel quale sette miliardi di persone hanno la possibilità di interagire tra loro su scala globale attraverso la rete e i social media. Approcciare queste opportunità con un pensiero polarizzato è il modo peggiore per andare verso un futuro in cui le nuove tecnologie e l’Intelligenza Artificiale ci sfideranno anche a partire da questo, richiedendo a ciascuno di noi un’apertura e un’elasticità mentale che oggi non possiamo più rimandare.