Centodieci è Ispirazione incontra Fico Eataly World: ecco com'è andata
La sala congressi di Fico Eataly World a Bologna è gremita in ogni ordine di posto. L’evento Centodieci è Ispirazione con Oscar Farinetti ha richiamato tremila persone in un intreccio di tempi che parte dal passato – all’interno del quale ci sono fatalità che non dipendono da noi, come per esempio il fatto che nessuno abbia deciso dove nascere, che lo abbia fatto in Italia e sia fortunato per questo – che passa per il presente – il tempo delle analisi, del capire la situazione e decidere che strada prendere – e arriva al futuro, il tempo dei progetti, dei sogni e delle ambizioni.
Ma come ricordarsi del futuro? L’ossimoro è cercato come è cercata l’esperienza sensoriale che il visitatore vive in quel di Bologna; Fico non è solo un centro commerciale, cosa che può sembrare un po’ alla prima apparenza, ma nasce per raccontare il cibo partendo dalla sua nascita e non dalla sua fine come normalmente avviene con gli chef che lo fanno attraverso un piatto; Fico è un luogo dove si parla di agricoltura e allevamento con 2 ettari all’esterno dove si coltiva e si raccoglie, dove ci sono 200 razze autoctone italiane di animali, dove si parla di trasformazione del cibo con 40 fabbriche che vanno da quella che crea il cioccolato a quella che fa il panettone, si mangia in 47 ristoranti, dove c’è un cinema e un teatro, un centro congressi e 6 giostre che raccontano la storia dell’uomo e del fuoco, dell’uomo e della terra, dell’uomo e il mare, della terra e la bottiglia, quindi vino e birra, e infine l’ultima dedicata al futuro.
E il racconto del patron e ideatore di questa grande area bolognese parte da una frase di Tonino Guerra nel suo dialogo con la platea, racconta di un uomo che camminava dritto verso il futuro girandosi spesso all’indietro. Quando qualcuno chiese perché la risposta fu semplice: “Se non so da dove vengo non posso sapere dove devo andare”.
Riassumiamo tutto in 10 punti fondamentali:
1. Saper gestire l’imperfezione.
Siamo esseri imperfetti, creeremo progetti imperfetti.
2. Individuare le priorità, semplificare.
Individuiamo le priorità, semplifichiamo il processo mettendo le cose nel giusto ordine. Se abbiamo un problema e un’ora di tempo dedichiamo 5 minuti ad analizzarlo e arrabbiarci e 55 a risolverlo, non il contrario.
3. Pensare locale e agire globale.
Esattamente il contrario di ciò che insegnano le scuole di marketing; il motivo è semplice: risolvi nel piccolo, esporta le soluzioni globalmente.
4. Saper narrare.
La realtà è fatta di due cose: i fatti e la loro narrazione. Un fatto non narrato non esiste.
5. Spostare il valore del rispetto dal senso del dovere al senso del piacere.
All’estero sono già più avanti di noi in questo, eppure se riuscissimo a cambiare tutti nel nostro piccolo saremmo già a buon punto.
6. Non mollare mai.
È un punto importante: sbagliare, cadere e ripartire, una, due, dieci volte, è normale. Ma anche la chiave di volta.
7. Restare giovani.
Il giorno che diremo “ai miei tempi” significa che saremo vecchi. È una questione di atteggiamento, di voglia di mettersi in gioco, di scoperta.
8. Copiare.
Prendiamo spunto da chi ha fatto le cose meglio o prima di noi, trasliamo i punti salienti adattandoli al nostro progetto. Avremo grande giovamento. Attenzione però, copiare è un atto di umiltà, e non fa rima con rubare.
9. Saper cambiare.
Capire quando è il momento giusto di invertire la rotta è fondamentale, anticipare i tempi anche. Prima che sia troppo tardi.
10. Avere fiducia, patriottismo e coraggio.
Credere in ciò che si fa, senza dimenticare da dove si viene e con il coraggio e la determinazione di chi vuole riuscire, sconfiggerà ogni paura e supererà ogni ostacolo.