"Evoluzione è accettare quello che ti spiazza": Oscar di Montigny intervista Michele Placido
Da quando in questi anni mi sono deciso a compiere un percorso di crescita, interiore ma anche più generalmente culturale, sono sempre alla ricerca di persone che possano contribuire, con la loro esperienza di vita e con il loro bagaglio, al mio paniere di suggestioni. In effetti il mondo ci pone sempre più di fronte a questioni di cruciale importanza, ecco che per cercare una risposta non si può far altro che unire le opinioni, i talenti e i punti di vista e confrontarli per crescere assieme.
È stato dunque con enorme piacere che ho incontrato recentemente uno dei più grandi artisti italiani, l’attore e regista Michele Placido. Con grande disponibilità mi ha fatto dono di interessanti riflessioni. Siamo partiti dall’arte come modello di educazione che possa orientare l’individuo attraverso la bellezza, ma abbiamo anche affrontato l’ambivalente ruolo della tecnologia nella nostra percezione estetica della realtà. Da una parte, ha confidato il regista, è uno strumento utilissimo, una biblioteca sterminata del sapere; dall’altra, però, è anche portatrice di grande rumore di fondo, di falsi valori, di distrazioni continue.
Ecco che dunque è fondamentale mettersi sempre in ascolto, imparare anche dai più giovani, in qualche modo farsi allievi dei propri allievi. Ma è anche essenziale ritrovare una dimensione di silenzio, di interiorità, di riflessione. L’evoluzione, per Placido, è proprio questo: accettare anche quello che ti spiazza e fermarsi anche solo un attimo a riflettere in sé stessi, quando invece siamo immersi in una società che ci vorrebbe sempre più proiettati verso l’esterno.
Quando gli ho spiegato, poi, quello che io intendo come umanesimo digitale, una rinascita cioè della nostra cultura e dei nostri valori immersi e connessi in un mondo di innovazione continua, Michele Placido si è illuminato: “Sto lavorando un nuovo progetto su Caravaggio”, mi ha confidato, “senza le tecnologie digitali non saremmo riusciti a carpire dei segreti che l’occhio umano non è in grado di cogliere”. Quest’uomo dall’infinito talento e dall’enorme esperienza è fermamente convinto del potere della mediazione, del confronto, del dialogo fra cose anche molto diverse fra loro. Ma in questo teatro in cui “si gioca a fare sul serio” che è la vita, dunque, chi sono i nuovi, veri eroi? Placido non ha dubbi: “L’uomo è di per sé dotato di bontà. Ci sono tantissimi eroi nella vita quotidiana, dai lavoratori più umili ai borghesi illuminati come Ambrosoli e Olivetti, ma l’esempio di tutti questi, dal più grande al più piccolo, è offuscato dagli interessi di pochi”.
L’incontro con Michele Placido ha radicato più forte in me la necessità di una rivoluzione del pensiero, di un Rinascimento della nostra cultura d’oggi, possibile proprio grazie a grandi menti che si trovano assieme per rinsaldare la fiducia nel futuro.