Ecco perché "seguo le mie passioni o cerco un lavoro serio?" è un finto dilemma
Che lavoro vuoi fare? Tutti ci siamo sentiti porre questa domanda da piccoli, da medi e da grandi quando si è trasformata in che lavoro fai? E se fosse una domanda sbagliata?
“Non chiedete ai bambini che lavoro vogliano fare da grandi” ha ammonito Jaime Casap, Global Education Evangelist di Google, in una recente conferenza. “Domandate loro che problema vogliano risolvere. Questo cambia il tema della conversazione da per chi voglio lavorare a cosa ho bisogno di imparare per essere in grado di fare quello che voglio“.
E cioè, seguire le proprie passioni. Ma qual è la strada “giusta”? Seguire le proprie passioni o cercarsi un lavoro?
Perché seguire le proprie passioni
Durante il proprio discorso all’università di Stanford, il fondatore di Apple Steve Jobs invitò i neolaureati del 2005 a trovare il coraggio di seguire il proprio cuore e il proprio intuito.
Il vostro tempo è limitato, per cui non sprecatelo vivendo la vita di qualcun altro. Non fatevi intrappolare dai dogmi, seguendo i risultati del pensiero di altre persone. Non lasciate che il rumore delle opinioni altrui offuschi la vostra voce interiore. E, cosa più importante, abbiate il coraggio di seguire il vostro cuore e le vostre intuizioni. In qualche modo loro sanno che cosa volete veramente. Tutto il resto è secondario.
Perché cercare un lavoro
Dieci anni dopo il discorso di Jobs a Stanford, la Columbia University invitò a parlare alla cerimonia di laurea Ben Horowitz, co-fondatore di Andreessen Horowitz, uno dei fondi di venture capital più importanti al mondo. Horowitz avvertì i neo-laureati di non seguire le proprie passioni perché nessuno di noi ha una sola passione, esse cambiano nel tempo e sono difficili da prioritizzare.
La domanda da porsi, secondo Horowitz, non è “quali sono le mie passioni”, ma “in cosa sono bravo?” E anche: “Quanto sono bravo nelle cose che mi appassionano?”
L’intersezione di passioni, competenze e mercato
In Il leader straordinario – Trasformare buoni manager in leader eccellenti, uno dei testi più citati sulla leadership, gli autori John Zenger e Joseph Folkman individuano nella capacità di trovare l’intersezione fra passioni, competenze e bisogni dell’azienda la strategia per il successo di un manager. Se sostituiamo all’azienda il mercato, il modello diventa una parziale risposta al nostro dilemma iniziale: seguire le passioni in cui siamo bravi e di cui il mercato ha bisogno.
Così bravi che non ti possano ignorare
Il matematico Cal Newport nel libro So good they can’t ignore you offre una soluzione pratica a chi soffre di un lavoro che non concordi con la propria passione: adottare l’atteggiamento dell’artigiano, praticare duramente e abbandonare la propria zona di comfort.
L’atteggiamento dell’artigiano è contrapposto a quello di chi si limita a inseguere le proprie passioni. Mentre il primo è concentrato sul valore che può aggiungere al proprio prodotto con le proprie competenze e passioni, e sperimenta ogni giorno soluzioni nuove per migliorare la qualità di ciò che realizza, il secondo pensa solo a ciò che gli piacerebbe fare anziché ragionare su ciò che fa. Il risultato è che non diventa mai bravo in quello in cui spende il proprio tempo e così prova un disprezzo crescente per la propria attività.
L’artigiano, sostiene Newport, sa che il successo è sempre una questione di qualità. Concentrarsi sulla qualità del lavoro che stiamo facendo, sostiene Newport, anziché domandarci se è questa la strada giusta, è l’unico modo di far emergere le nostre passioni e mostrare agli altri in cosa siamo bravi, qual è il nostro valore aggiunto. Solo così, alla lunga, saremo in grado di seguire le nostre passioni.