Nell'arte (come in altri campi) guardiamo al presente e al futuro. Non al passato
Uno dei compiti principali dell’arte è sempre stato quello di creare esigenze che al momento non è in grado di soddisfare.
Walter Benjamin
La principale funzione (a mio avviso) dell’arte è quella di innovare e rinnovare. Certo la capacità di leggere e interpretare il proprio tempo è caratteristica piuttosto rara e proprio per questa ragione oggi si ha la sensazione di un’arte in crisi, ricaduta su se stessa incapace di raggiungere e comunicare e per conseguenza schiava del suo passato glorioso, il che significa con lo sguardo rivolto all’indietro.
La grandezza dei geni è stata sempre quella di creare intorno a loro le condizioni migliori per cui potessero crescere nuovi geni in grado di superare i maestri, non a caso il Rinascimento ha fornito un meraviglioso esempio di grandezza e generosità di grandi maestri che per lungo tempo hanno innovato e migliorato attraverso l’arte tutta la società.
Ignorare la contemporaneità perché difficile da leggere e comprendere in chiave prospettiva è un danno che non possiamo più permetterci di sostenere.
Riconoscere i geni, i grandi maestri quando sono già stati riconosciuti è abbastanza facile, imparare a rintracciare e sostenere nuovi artisti e linguaggi artistici e farli emergere è tutt’altra cosa.
L’arte oggi viene vista quasi esclusivamente come possibile investimento con ottimi rendimenti e pertanto ci si focalizza sui nomi affermati, spesso e volentieri facendo lievitare il mercato e rischiando di non fare grandi affari e nello stesso tempo castrando il vivaio dei giovani artisti bloccando così quel ricambio, quella crescita culturale che sono necessari come l’aria da respirare.
Per crescere ci vuole spazio, una società asfittica che non investe sull’arte e sulla cultura è destinata a finire e questo vale per qualunque ambiente, fateci caso.
Il sistema deve sostenere il rinnovamento e la crescita di nuovi artisti e non creare simulacri degli artisti del passato, che per primi tra l’altro si sono battuti a divulgare per lasciare degli eredi e proseguire il lavoro, utilizzando una metafora calcistica, è come investire sui giovani del vivaio, ricercare, selezionare, sostenere. Gli spagnoli la chiamano Cantera, facendo riferimento alla Spagna che ormai da tempo ha creato un modello capace di esprimere sempre nuovi campioni e vincere con continuità.
L’arte deve fare lo stesso: non può restare ancorata alla grandezza del passato perché è come se il calcio vivesse all’ombra di Pelé o Maradona o Baggio; al contrario li deve “distruggere”, superare per creare nuovi atleti anche molto migliori come Neymar o Messi o Ronaldo e questo può avvenire solo investendo sul talento partendo dal basso.
L’arte non è eterna, deperisce, si consuma, passa, finisce come ogni altra cosa terrena ed è per questo che esprime il suo tempo senza esserne schiava ma è capace di rivelarlo tanto da apparire anticipatrice. È sempre per questo che i grandi artisti hanno costruito intorno a loro.
Il futuro è un’ipotesi, il passato è andato, il presente è la possibilità che abbiamo per vivere e determinare il domani, se lo dimentichiamo vivremo nel rimpianto se lo ricordiamo realizzeremo la miglior società possibile e se partiamo dall’arte sono certo sarà anche equa e diffusa.