Se non ne puoi più del tuo lavoro, ricorda che ritrovare la motivazione è sempre possibile
“Quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare” diceva Bluto, il personaggio interpretato da John Belushi in Animal House. Ma “i duri” dove trovano la motivazione per andare avanti, quando le cose si fanno veramente difficili? Tutti abbiamo sperimentato dei momenti di stallo nella nostra carriera. Non importa quale sia la nostra posizione: tutti affrontiamo prima o poi periodi di noia, demotivazione, stanchezza e confusione.
Il primo trucco per trovare o ritrovare la propria motivazione, è ripensare al perché facciamo quello che facciamo. Conoscere le nostre motivazioni più profonde rende tutto più facile. Pensa a un compito noioso o pesante che devi portare a termine. Se ti concentri su quello, sarà difficile trovare soddisfazione nel farlo. Se invece ti concentri sul motivo per cui stai facendo quella cosa (perché così potrò poi andare in vacanza, perché il capo sarà felice di me, perché farò carriera, perché la mia attività avrà più successo…), anche i compiti più noiosi e pesanti diventeranno improvvisamente più leggeri. Ognuno ha il suo “perché”: l’importante è individuarlo, e pensarci quando le cose si fanno dure.
Ma come fare a individuarlo, e a utilizzarlo per darci motivazione?
- Crea una lista dei tuoi perché – i perché non sono tutti uguali. Ci sono quelli che riguardano la nostra vision (il nostro più “alto” obiettivo) e quelli che riguardano piccoli passi per procedere nel nostro percorso. Ci sono quelli più individualistici (voglio diventare ricco e avere successo) e quelli più altruistici (voglio rendere il mondo un posto migliore). Se crei la tua lista e la aggiorni e consulti spesso, potrai sempre mantenere alta la tua motivazione. Perché avrai sempre chiara la ragione che sta dietro al tuo lavoro o ai compiti che svolgi ma che non fai volentieri.
- Dividi i tuoi perché in “grandi perché” e “perché secondari” – i “grandi perché” riguardano la tua visione della vita e del lavoro. I perché di questa categoria possono riguardare la tua famiglia o l’eredità che vuoi lasciare. Sono la ragione per cui ti alzi dal letto tutte le mattine. I “perché secondari” in generale sono di più, e sono dei piccoli obiettivi che però ti permettono di avvicinarti ai tuoi “grandi perché”. Chiaramente la lista dei “perché secondari” viene aggiornata spesso, ogni volta che raggiungi un obiettivo. Quella dei “grandi perché”, invece, dovrebbe durare più a lungo.
- Ricordati che i “perché secondari” sono la via per raggiungere i “grandi perché” – formulali perché sia semplice portarli a termine. Devono essere piccoli passi, non troppo impegnativi, altrimenti il rischio è quello di cadere nel tranello della demotivazione. Invece ogni volta che raggiungerai un piccolo obiettivo sarai ancora più motivato ad andare avanti.
- Ricordati di controllare ogni tanto i tuoi perché – iciamo una volta al mese o ogni due mesi al massimo. In questo modo saprai se la tua motivazione necessita un “aggiornamento”, o se invece è ancora abbastanza forte da sostenerti nel fare quel che fai.
- Datti una ricompensa – ogni volta che raggiungi un obiettivo premiati. Decidi prima di fare qualcosa quello che ti regalerai una volta che avrai finito. Non devono essere premi “impegnativi”, ma piccole cose che ti soddisfano. Avrai il doppio vantaggio di sentirti gratificato e quindi motivato a svolgere i tuoi compiti, ma potrai anche prenderti un attimo di pausa durante la giornata. Per poi tornare al lavoro più carico di prima.