Se hai perso interesse nel tuo lavoro, potresti stare vivendo un burnout (o "esaurimento professionale")
Essere in burnout significa “scoppiare”, “bruciarsi”, e questo termine è stato utilizzato negli Anni ‘70 in psichiatria per identificare una particolare sindrome che colpisce le professioni in cui le relazioni interpersonali sono costanti e continue (le cosiddette professioni di aiuto).
In realtà questa sindrome colpisce chiunque sia sottoposto a un “esaurimento professionale”, in particolare a seguito di una situazione stressante prolungata nel tempo. Resistenza ad andare al lavoro ogni giorno, sensazione di fallimento, rabbia, scoraggiamento, negativismo, senso di stanchezza ed esaurimento persistente, malessere fisico generale, crisi di pianto, stato di costante tensione, ridotto interesse verso il proprio lavoro, distacco emotivo, sono solo alcuni dei sintomi fisici e psichici del burnout.
Una “piaga” che secondo recenti studi sta avendo un impatto estremamente negativo sullo stato di salute dei lavoratori europei e che sta anche causando gravi perdite economiche. Più di 55 milioni di lavoratori in Europa hanno risposto a un questionario dell’EU Labour Force Survey dichiarando di essere esposti a rischi di tipo psicologico a causa del troppo lavoro, delle eccessive ore passate in ufficio, delle deadline insostenibili e dei cambiamenti organizzativi delle proprie aziende. E secondo uno studio della RAND Corporation, Germania e Regno Unito hanno subito enormi perdite economiche a causa di questa sindrome, che in un anno soltanto ha portato i lavoratori ad assentarsi dal lavoro o ad andarci ma senza essere in alcun modo produttivi, per un totale di 1,65 milioni di ore. Improduttività che si è tradotta in perdite economiche pari a 50 miliardi l’anno in UK e 60 miliardi in Germania.
Il burnout può essere causato da diversi fattori: un’eccessiva mole di lavoro, l’incertezza rispetto al ruolo che si ricopre in azienda, pressioni da parte dei superiori, conflitti con i colleghi, senso di inadeguatezza del ruolo assunto, mobbing, ambiente di lavoro poco confortevole. Essere sottoposti in maniera prolungata a questi fattori porta a numerosi problemi sia fisici che psichici.
Ma come si può combattere, o cercare di prevenire il burnout?
- Prima di tutto è necessario imparare a dare ascolto al proprio corpo, che manda segnali precisi e che è “consapevole” della situazione molto prima di quanto non lo sia il cervello. Il nostro fisico capisce subito se qualcosa non va, e lancia immediatamente l’allarme. Ma a volte siamo talmente stressati da non riuscire nemmeno a comprendere i segnali che ci manda. Se fate fatica a dormire, se vi sentiti stanchi anche dopo aver riposato a lungo, se notate modifiche nell’appetito (mangiate troppo o non mangiate affatto), se non avete mai energia per fare le cose che vi piacciono e non avete nessun interesse né per il vostro lavoro né per le vostre passioni, è probabilmente ora di correre ai ripari. Probabilmente tutte queste cose si accompagnano a sintomi fisici evidenti, ma come detto, a volte il nostro cervello non li nota.
- Riposate. Anzi no, oziate. Per superare il burnout bisogna essere consapevoli di una cosa: non possiamo avere tutto sotto controllo. E una delle cose più efficaci da fare per superarlo, è oziare. Cioè passare il tempo impegnati in attività che siano non-produttive, adatte a noi e piacevoli. Insomma, non fare assolutamente nulla, anche se in realtà la nostra agenda (e la nostra testa) sarebbe piena di impegni. Non è necessario andare in burnout per prendersi del tempo per sé. Introdurre un paio di ore “improduttive” nella propria settimana è un buon metodo per prevenire il burnout. L’importante è che non si faccia nulla che implichi una produttività. Quindi vanno bene lunghe passeggiate come sedersi in un bar a guardare i passanti.
- Introducete sane e buone abitudini nella vostra vita. Ma non cadete nella trappola di volerne inserire troppe e in troppo poco tempo, altrimenti passerete dalla padella alla brace. Create una nuova buona abitudine alla volta e datevi degli obiettivi realistici. Non dovete correre la maratona, e allo stesso tempo mettervi a dieta e magari anche iscrivervi in palestra. Una cosa alla volta, secondo le vostre attitudini e i vostri desideri.
- Fate affidamento al vostro network. Quando siamo sotto stress lavorativo la prima cosa a cui rinunciamo è stare con le persone che amiamo, divertirci, uscire. E’ invece importante continuare a coltivare le nostre relazioni sociali per mantenere l’equilibrio. Anche nelle settimane lavorativamente più impegnative cercate di ritagliarvi un momento per vedere un amico, fare due chiacchiere al telefono, bere un drink in compagnia. Il lavoro non ci rimetterà. Voi ci guadagnerete in salute.
- Accettate le vostre emozioni. Concedetevi il lusso di provare delle emozioni, e soprattutto di chiamarle con il loro nome. Siete arrabbiati? Bene. Guardate in faccia l’emozione, sentitela dentro di voi, e poi gestitela. Accettare la rabbia non significa “dare fuori di matto”, ma comprendere ciò che si prova e imparare a tenerla sotto controllo. Senza negarla. Le emozioni negative non sono per forza nocive. Lo diventano quando le soffochiamo. Anche la tristezza ha un lato positivo, perché ci aiuta ad abituarci a una perdita. Se non la provassimo, non potremmo affrontare un lutto o qualcosa di grave che ci è capitato. Riconoscere le proprie emozioni ed “abbracciarle” ci permette di gestirle al meglio, e di trarne effetti positivi.