Ma il "segreto del successo" esiste davvero?
Viviamo in un’epoca in cui le storie di persone eccellenti, come sportivi, startupper e giornalisti, sono molto popolari. La domanda che mi pongo spesso è: in che modo le loro “ricette” possono essere replicate per rendere eccellente una vita comune?
Partiamo, dunque, dal concetto stesso di successo. Entrando in libreria e osservando i volumi del genere “self help”, è facile notare come esistano, di fatto, due macro categorie. Da un lato quelle opere che mostrano come l’autorealizzazione sia a portata di mano (“Come ottenere il meglio da sé e dagli altri” del motivatore Tony Robbins), dall’altro quei titoli che, al contrario, mirano a far accettare le inevitabili imperfezioni e delusioni dell’esistenza (per esempio “Più forte dei no: corso intensivo di fiducia in sé stessi” di Jia Jiang), quasi a comunicare che il successo non è per tutti.
Di cosa parliamo dunque quando parliamo di successo? A volte, grandi personalità hanno saputo riconoscere velocemente un proprio talento e coltivarlo. Più spesso dimostrano di avere perseveranza e metodo. Bebe Vio, straordinaria atleta paralimpica, non ha dubbi: “A Jury Chechi dicevano che non era bravo come atleta finché non ha vinto le olimpiadi grazie alla passione”.
Quella passione che ha portato Nerio Alessandri, che assemblava macchine da palestra in un garage della provincia di Cesena, ad un impero come quello di Technogym.
Talento e passione, dunque. E tre elementi tattici.
Coltivare la propria visione
Grandi successi nascono da motivazioni eccellenti. Famoso l’aneddoto dell’inventore delle fibre ottiche Peter Schultz: “Tre persone erano al lavoro in un cantiere edile. Avevano il medesimo compito, ma quando fu loro chiesto quale fosse il lavoro, le risposte furono diverse. «Spacco pietre» disse il primo. «Mi guadagno da vivere» rispose il secondo. «Partecipo alla costruzione di una cattedrale» disse il terzo”. Avere chiaro il senso del proprio agire e sentirne l’importanza e l’urgenza è l’elemento che più di altri ci può motivare verso un obiettivo, sia esso correre una maratona, fondare un’impresa o avere una famiglia felice.
Costruire un ecosistema favorevole
La retorica tutta genio e sregolatezza dei grandi artisti si sta, fortunatamente, avviando alla fine. Certo, scrittori come Charles Bukowski hanno fatto della passione per l’alcool il proprio marchio di fabbrica, ma la maggior parte delle persone di successo sono immerse in un contesto, costituito da rituali e automatismi, che permette loro di seguire al meglio i loro progetti. “The Tools of Titans” è il libro di Tim Ferriss che ci guida alla scoperta delle abitudini quotidiane delle eccellenze mondiali. Qual è il loro valore? Non tanto il senso un po’ scaramantico di alcune piccole manie, ma la loro funzione di mantenere alta la concentrazione su quello che conta davvero. “La routine, per un uomo intelligente, è un segno di ambizione” sosteneva il poeta Wystan Hugh Auden.
Sfruttare l’antifragilità
Secondo Nassim Nicholas Taleb, la resilienza è la capacità di resistere agli shock rimanendo immutati, mentre l’antifragilità è la proprietà delle persone e dei sistemi di migliorare in seguito ai traumi. Il fallimento, dunque, favorisce la personalità antifragile perché le consente di apprendere. “Ho fatto 74 colloqui per cercare un finanziatore della mia start up di vendita di cibo e vino online e per 11 mesi non ho potuto pagare il mutuo. Alla fine ho incontrato Eataly, ma se non avessi creduto così tanto nella mia idea avrei mollato al ventesimo” racconta Franco Denari, CEO di Eataly Net. Insomma, ad ogni porta in faccia si impara qualcosa, che consente di progredire.
“Non si può avere successo in tutto” sostiene Alain DeBotton. “Sentiamo molto parlare dell’equilibrio tra vita e lavoro. Assurdo. Non puoi avere tutto. Non puoi. Qualsiasi idea di successo deve prendere atto di cosa si stia perdendo, di dove sia l’elemento di perdita. E penso che qualsiasi saggia vita possa accettare che esista qualcosa in cui non si abbia successo”. E vivere tutto questo con serenità.