7 consigli per prendere le decisioni giuste (in qualsiasi ambito)
Tutti noi, che ci piaccia o meno, siamo soggetti a bias cognitivi che impediscono – o limitano fortemente – la nostra capacità di prendere decisioni e di agire come soggetti completamente razionali. Questo tipo di bias si ripercuote sia sulla nostra capacità personale di compiere azioni sia sulle organizzazioni di cui facciamo parte, impedendoci, molto spesso, di pensare e pianificare in modo opportunamente strategico.
Non ne siete del tutto convinti?
La letteratura psicologica è molto ampia e presenta numerose testimonianze dei processi che entrano in gioco all’interno della presa di decisione: tendiamo a considerarci maggiormente infallibili rispetto agli altri, siamo pervasi da un senso di ottimismo immotivato quando si tratta di valutare le nostre performance, non siamo mai obiettivi, valutiamo le cose che possediamo meglio di altre di valore superiore per il semplice fatto che queste ci appartengono, sottostimiamo i rischi e prendiamo decisioni sconvenienti per motivazioni per nulla razionali…
Questi sono solo alcuni dei bias che – quotidianamente – entrano in gioco all’interno della presa di decisione. Sulla stessa scia, Kahneman e Tversky hanno condotto un famosissimo esperimento che dimostra come la semplice modalità attraverso la quale ci vengono presentati i problemi, influenza la nostra capacità decisionale e le nostre scelte in merito. In gergo tecnico si chiama “effetto framing”, all’atto pratico – invece – è impressionante con quanta facilità siamo in grado di prendere decisioni completamente errate anche contro ad un interesse personale o collettivo.
Se siete curiosi di sapere quanti e quali bias affliggono costantemente i nostri meccanismi di ragionamento vi suggerisco l’ottima infografica realizzata da Buster Benson che riassume in modo molto efficace tutte le strategie di pensiero che utilizziamo quotidianamente nei nostri processi decisionali. Il numero di questi processi, come visibile, è assolutamente elevato, ma le brutte notizie sembrano non finire qui!
Un altro fenomeno che entra in gioco all’interno delle organizzazioni complesse è quello di groupthink dove la tendenza a prendere decisioni errate, anche evidenti, è esasperata dal fatto di trovarsi in una dinamica gruppale in cui le voci “dissidenti” sono messe ai margini e non ascoltate, le ipotesi del gruppo tendono a convergere verso un unico punto di vista comune, i soggetti esterni al gruppo di appartenenza sono demonizzati e ridicolizzati e c’è una tendenza costante a sovrastimare le capacità del gruppo rispetto all’effettiva situazione o difficoltà del compito. Si tratta di situazioni tutt’altro che teoriche che possono avere anche pesanti ripercussioni sul nostro modo di vivere la società. Qualche esempio? La baia dei porci e la successiva crisi dei missili di Cuba, la decisione di proseguire la guerra in Vietnam, il disastro dello Shuttle Challenger.
La motivazione dietro a tutto questo? Il nostro cervello tende a semplificare le ipotesi in gioco e a utilizzare delle euristiche, delle scorciatoie di pensiero, cioè, che ottimizzano il carico cognitivo e ci portano a prendere decisioni in maniera più veloce e con meno sforzo. Non sempre però – come abbiamo visto – si tratta della strategia corretta.
Come fare, quindi, a evitare questo tipo di meccanismi? Come è possibile prendere decisioni corrette senza essere influenzati da qualcosa che il nostro cervello compie in automatico?
Ecco alcuni suggerimenti che possono sicuramente aiutarci nell’impresa:
- Aumentare il proprio livello di consapevolezza
Conoscere questi meccanismi è sicuramente il primo passo per rendersi conto delle strategie di pensiero che impieghiamo e per fare in modo di evitarle quando si dovessero presentare - Aiutare gli altri – specie nei processi di pensiero di gruppo – a prendere consapevolezza dei propri meccanismi di ragionamento
- Favorire un ambiente che consenta il dialogo e il confronto e permetta l’affermarsi di una cultura del dibattito
Questa consente di valutare in modo sempre corretto possibili alternative alla soluzione inizialmente fornita, stimolare questo tipo di cultura organizzativa consente di ridurre la possibilità di focalizzarsi troppo su un unico punto di vista - Lavorare sul potere delle domande
“Perché…?” e “Perché non…?”. Questo ci consente di valutare differenti alternative che possono rappresentare punti di riflessione interessante rispetto alla soluzione al nostro problema - Utilizzare metodologie e strumenti strutturati per la presa di decisione e il problem solving
Muoversi in un contesto definito e guidato evita – infatti – di spaziare troppo e di cristallizzarsi sulle proprie strategie di pensiero consolidato - Favorire il contributo di tutti
Le tecnologie digitali, in questo senso, possono aiutarci molto a migliorare la nostra capacità di ascolto delle idee di colleghi, clienti e fornitori esterni. Avendo ben chiaro il problema è possibile avere accesso a un numero di idee e di informazioni superiore rispetto al passato, il che – inevitabilmente – favorisce un contesto più ricco e stimolante - Adottare strategie metacognitive
Che consentano di riflettere sulle proprie decisioni nel momento stesso in cui si stanno prendendo e favorire la capacità di pensiero critico rispetto a ciò che si intende fare o che si sta facendo
Se non possiamo – come non possiamo – agire in modo profondo sui processi automatici che orientano i nostri pensieri e la nostra capacità di decisone, possiamo sicuramente divenire dei decisori maggiormente consapevoli lavorando sulla nostra capacità di comprensione e sulla nostra consapevolezza. Questo può aiutarci sia come professionisti che si muovono all’interno di organizzazioni complesse, sia come persone impegnate nelle decisioni di tutti i giorni.