Innovare è un’abitudine che chiunque può acquisire
Gli innovatori sono persone abitudinarie. Come tutti noi, anche se non tutti siamo innovatori. L’innovazione é un’abitudine che chiunque può acquisire, anche se non é detto che ogni innovazione sia un successo. Come sapeva Thomas Edison, che riflettendo sugli errori commessi prima di inventare la lampadina, disse: “Non ho fallito. Ho solamente provato 10.000 metodi che non hanno funzionato”.
Gli innovatori sono persone che risolvono problemi per abitudine
Avere l’abitudine a innovare significa guardare a ogni singolo problema come un’opportunità di trovare una soluzione. È quello che fanno costantemente gli imprenditori della Silicon Valley e non solo, ispirandosi se vogliamo al maestro Leonardo Da Vinci, delle cui invenzioni, dalla pittura alle macchine militari, si fa fatica a tenere il conto.
In italia li chiamiamo imprenditori seriali. Persone che, per abitudine, quando intravedono un’opportunità creano un’azienda.
Nel mondo dell’imprenditoria fare innovazione significa fare startup, ma fare startup non è altro che risolvere problemi. Non a caso, nelle presentazioni che i fondatori di imprese innovative indirizzano a venture capitalist e business angel il problema è solitamente affrontato nelle prime slide, subito seguito dalle inadeguate soluzioni attuali, dal numero di persone che hanno il problema oggi e dalla velocità di diffusione dell’esigenza che la nuova azienda si prefigge di soddisfare.
Cos’è e come funziona un’abitudine
Le abitudini servono per ridurre il nostro impegno nel risolvere i problemi che ogni giorno ci troviamo ad affrontare. Quando facciamo la spesa, per esempio, e ci troviamo davanti a 50 dentifrici differenti, nessuno si mette a leggere tutte le etichette, ma tutti ci affidiamo a un’abitudine che si concretizza nel comprare sempre lo stesso, il primo che capita, quello che costa di meno o di più, o quello in offerta.
Le abitudini ottimizzano tempi ed energie, le due risorse di cui maggiormente scarseggiamo. Persistono nel tempo perché, oltre a risolvere un problema, si fondano su un desiderio, come ha evidenziato uno studio del MIT negli anni Novanta, secondo cui un’abitudine è strutturata in:
- segnale, che attiva il pilota automatico;
- routine, che non necessita del nostro attivo coinvolgimento;
- gratificazione, necessaria per concretizzare quello che viene chiamato il ciclo dell’abitudine, ossia quell’insieme di azioni che vengono svolte in automatico.
Come cambiare abitudine
Il 45 per cento dei nostri comportamenti è abitudinario, secondo uno studio dell’Università di Duke. Il che è un bene e un male al tempo stesso: significa che ogni essere umano può cambiare radicalmente la propria vita semplicemente cambiando abitudini.
Per cambiare abitudine è necessario re-indirizzare il desiderio che la innesca. Si tratta di una tecnica utilizzata in diversi campi, per esempio dagli Alcolisti Anonimi per disintossicare le vittime dell’alcool.
I fumatori conoscono bene quella sensazione di sollievo che la nicotina produce. Il fumo non è infatti solo dipendenza, ma anche abitudine. La dipendenza dalla nicotina è stato dimostrato durare “solo” 100 ore. Trascorse quelle, si fuma per la gratificazione che dà la sigaretta, non più per la necessità di assumere nicotina. La soluzione più comune per smettere di fumare è, non a caso, sostituire la sigaretta con chewing-gum o qualcos’altro.
Quello che bisogna sapere per cambiare un’abitudine
Nel suo libro Essential Zen Habits, Leo Babauta identifica delle “regole” da seguire per costruire un’abitudine che duri nel tempo, e fra queste la più importante è la ripetizione quotidiana della fase iniziale della routine.
Sia Stephen Guise in Mini Habits che Charles Duhigg nel suo Pulitzer La dittatura delle abitudini sottolineano che il modo migliore per costruire un’abitudine è partire con piccoli obiettivi capaci di sbloccare la situazione in cui vogliamo introdurre un cambiamento.
Per radicare un’abitudine occorrono in media 66 giorni, ma ci sono diversi studi in proposito. Il chirurgo plastico Maxwell Maltz, per esempio, evidenziò che ai propri pazienti servivano almeno 21 giorni per abituarsi ai cambiamenti del proprio corpo.
Come crearsi l’abitudine di risolvere i problemi
La società moderna ci ha abituato ad avere tutto e subito e per questo motivo fatichiamo a risolverci i problemi da soli. Questo è evidente quando rivolgiamo ai colleghi o postiamo su Facebook una domanda la cui risposta potremmo trovare in pochi secondi su Google o nella nostra email.
Sviluppare l’abitudine di risolvere i problemi è fondamentale per innovare nella vita e nel lavoro. Per riuscirci, è utile tenere un diario nel quale rispondere ogni giorno a poche semplici domande:
- che problemi hai avuto oggi?
- come potevi evitarli?
- come si possono risolvere?
Questa pratica aiuta a spostare l’attenzione da un problema alla sua soluzione. Alla lunga, il problema diventa il segnale e la soluzione la gratificazione. Nel mezzo, la routine di inventare soluzioni ai problemi non appena essi si manifestano.
Chiunque sviluppi questo tipo di abitudine è a un passo dal ripercorrere le tracce di Thomas Edison.