Empowerment
Ecco le 10 differenze tra un (pessimo) capo e un (ottimo) leader
Di
Redazione Centodieci
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C’è una bella differenza tra un capo e un leader: scopri a quale delle due categorie ti avvicini tu (se ricopri un ruolo manageriale) oppure il tuo superiore.
- Impersonale o empatico?
Un capo vecchio stampo sta attento a un gettare troppi ponti con i suoi impiegati: si tiene a debita distanza e non lascia mai che l’umanità entri nel lavoro. Un leader, al contrario, tende a costruire un rapporto con le persone con cui lavora, arrivando anche a dare concretamente una mano se un membro del suo team è in difficoltà. - “Io” o “noi”?
Il capo pensa per sé, lavora per sé e sa che in ultima analisi sarà lui a dover rispondere di quanto avviene in ufficio. Questo lo porta a essere sempre in prima linea, a personalizzare molto il risultato di squadra. Il leader pensa per tutti, invece: sa che ogni risultato è il frutto di uno sforzo collettivo. - Usare o aiutare a crescere?
Per il capo il lavoro inizia e finisce in ufficio, dunque le persone da cui è circondato hanno un compito completamente e unicamente funzionale all’obiettivo. Per il leader i membri del team sono esseri umani a tutto tondo che vanno ascoltati nelle loro necessità e aiutati a evolversi affinché trovino la loro strada. - Paura o rispetto?
Spesso un capo minaccia, grida, fa sentire piccolo e inutile chi non porta acqua al mulino dell’ufficio attraverso punizione e umiliazione. Ispira dunque paura negli altri. Un leader crea attorno a sé un’atmosfera di rispetto, invece, di ammirazione. - Credito o debito?
Per il capo ogni progresso è merito suo, è sempre in credito di stima; per il leader è merito degli altri dunque il suo è un eterno debito di gratitudine. Una differenza semplice ma fondamentale. - Controllo o delega?
Il capo controlla ogni aspetto, stancando oltremodo se stesso e i suoi impiegati, disperdendo energia a causa della sua insita mancanza di fiducia o sospetto nei confronti delle altrui capacità. Il leader delega con serenità riponendo aspettative costruttive nei colleghi, ritagliando così spazi per se stesso e facendo crescere gli altri attraverso la responsabilità. - “Vai” o “andiamo”?
Il capo licenzia, e lo fa senza pensarci troppo se qualcosa non va. Il leader non estromette un membro del team che commette errori ma continua a riporre fiducia in lui o lei fino a che non vede una crescita e un miglioramento. - Breve termine o lungo termine?
Il capo pensa nel breve termine, dunque ogni fallimento è vissuto con disperazione e manca una visione di insieme. Il leader non si arrende davanti agli ostacoli tenendo gli occhi ben saldi sulla meta, per quanto distante o irraggiungibile possa sembrare. - Capo (appunto) o collega?
Un capo si bea della sua qualifica, e si sente squalificato qualora non gli venga riconosciuta. Un leader rifiuta le etichette e preferisce porsi in atteggiamento paritario. - Obiettivi o persone?
La preoccupazione fondamentale del capo è l’obiettivo, e trincerebbe ogni individuo sulla sua strada per raggiungerlo. Il leader è costantemente focalizzato sulle persone, invece, perché sono queste la sua reale fonte di soddisfazione.