Abbi fiducia negli altri: forse rischierai, ma innescherai un circolo virtuoso
La fiducia non si tocca, non si mangia, non si vede. E come tutte le cose immateriali rientra nella sfera dell’opinabile, di ciò che non è certo, evidente e tangibile. Sarà forse per questo che troppo spesso ci si dimentica della sua importanza.
Rettangoli di carta con sopra dell’inchiostro o pixel illuminati su un monitor non avrebbero alcun valore se non ci fosse la fiducia.
È grazie a lei che abbiamo creato il denaro, che costruiamo Stati, imprese o che progettiamo di vivere con una persona tutto il resto della nostra vita.
L’intera società si fonda sulla fiducia.
Proprio per questo motivo tradirla è un atto grave, anzi direi molto grave. Perché non mina solamente il rapporto in essere, penso ad esempio al non rispettare un patto, ma instilla in chi subisce un tradimento il subdolo germe del fidarsi un po’ meno del prossimo, chiunque esso sia. Questo danno è, ahimè, incalcolabile.
Penso a degli esempi macroscopici, attuali, che stanno minando enormemente la fiducia delle persone. Uno è l’usanza sempre più diffusa per le aziende di non pagare i propri debiti: questo meccanismo crea un circolo vizioso in cui un imprenditore si sente quasi legittimato a non pagare in quanto non riceve i propri crediti, creando una spirale negativa da cui non se ne esce.
Un altro esempio è il tradimento di fiducia del sistema formativo in relazione con il mondo del lavoro: troppo spesso chi termina brillantemente gli studi non trova lavoro o è costretto ad accettare incarichi del tutto inadeguati e incoerenti con il proprio percorso di studi. In questo caso il senso di presa in giro è molto forte; sino al giorno prima approfondire le Metamorfosi di Ovidio e il giorno dopo consegnare sushi-bio in bicicletta per la nuova app di turno (a questo punto promuoviamo il motto ‘più ciclisti e meno latinisti’).
Ulteriore esempio, ma forse il più grave di tutti, è quando a tradire sono le istituzioni e la politica, facendo perdere la fiducia nel vivere comune, e aprendo il campo alle peggiori nefandezze che conosciamo: mafie, corruzione, spinta all’illegalità.
Purtroppo i media, e in particolare la televisione, negli ultimi anni stanno alimentando molto il senso di sfiducia verso il diverso e più in generale verso il prossimo. Il danno è enorme ed è sotto gli occhi di tutti.
Come se ne esce?
A mio avviso c’è solo un modo: investire in fiducia.
Ciò significa fare il primo passo, essere i primi che rischiano e si mettono in gioco. Le analogie con chi investe in un’impresa o in borsa sono totali. Si rischierà di prendere delle fregature ma purtroppo è l’unico modo per costruire una società migliore. Non aspettare che siano gli altri: cerchiamo di essere i primi a muoversi, ad agire confidando in chi abbiamo davanti. Donare fiducia è un atto splendido, è la massima espressione dello slancio vitale, è qualcosa che va oltre la semplice generosità, è un gesto di elevazione umana e spirituale.
La teoria dei giochi ci viene in aiuto: investire in fiducia porta a un risultato migliore per l’insieme, rispetto al singolo comportamento individualistico. Tutto questo è meravigliosamente affascinante, la fiducia genera valore, si trasforma presto in qualcosa che si può toccare. È una magia che solo l’essere umano è in grado di fare perché vive di simboli, valori, ideali, che lo muovono, lo fanno agire. E poi è necessario coltivare la fiducia, non lasciare che perda la propria carica, perché così come le fregature richiamano fregature, la fiducia genera fiducia, e allora si mette in moto il circolo virtuoso che consente di muovere il sistema sociale e la nostra serenità verso lidi migliori.
Si parla di ‘change-maker’ o di ‘nuovi eroi’: costoro vogliono essere il cambiamento che desiderano e sono i primi ad investire in fiducia, non aspettano che sia qualcun altro.
È quanto più necessario invertire la rotta, la strada segnata porta al precipizio, ma svoltare dipende solo dalla nostra volontà; non abbiamo alibi, tutti possono investire in fiducia, tutti possono rischiare, chi non lo fa probabilmente ha già perso in partenza.