Se hai bisogno di più tempo per te stesso, prova a parlarne (liberamente) con il tuo capo
Un capo efficace ma comprensivo dovrebbe essere la norma, eppure – nella realtà – trovarsi alle dipendenze di una persona che stimiamo e dalla quale ci sentiamo trattati equamente è da considerarsi una grande fortuna. Un buon superiore non sottrarrà tempo alle nostre ferie; si assicurerà che siamo retribuiti in maniera corretta rispetto al nostro impegno e non ci farà mai sentire poco indispensabili, o facilmente sostituibili; non storcerà il muso se manifesteremo dissenso rispetto a un’idea che ritiene brillante; ci porgerà l’orecchio ogni qualvolta avremo bisogno di essere ascoltati; non ci renderà soggetti ai suoi sbalzi di umore; ci farà sapere, con gioia ed entusiasmo, quando abbiamo fatto un buon lavoro ma saprà redarguirci con fermezza se abbiamo sbagliato. Comunicare a lei o lui le nostre esigenze personali sarà dunque semplice. Come comportarsi, invece, quando si è alle dipendenze di qualcuno che non risponde alle caratteristiche elencate in alto? Occorre armarsi di pazienza, di certo, ma soprattutto occorre avere sempre il coraggio di parlare con umanità della propria necessità di un bilanciamento armonioso tra vita lavorativa e vita privata. Anche di fronte a un manager difficile, perciò, non tiriamoci indietro. Portiamo a termine nella migliore della maniere i nostri compiti, tendiamo all’eccellenza e alla puntualità in tutto quel che compiamo e, a maggior ragione, facciamo udire cortesemente ed empaticamente – ma assertivamente – le nostre richieste. Instaurando un clima che sia, il più possibile, di complicità.