Ecco alcuni consigli pratici per il tuo networking (a partire dai social)
Qualche giorno fa stavo facendo vedere a un mio collega il nuovo layout di LinkedIn dicendo quanto mi piacesse, nonostante il social di Mountain View stia cercando di imitare sempre più Facebook. Ma proprio mentre gli mostravo alcune funzionalità – a proposito sapete che per usare LinkedIn Pulse, dovete avere impostato la lingua in inglese? – lui posa l’occhio sulle notifiche e mi dice “Ma quanta gente ti ha chiesto il contatto? E perché non l’accetti?”.
Il suo era un tono a metà tra il rimproverarmi per quanto sarei snob e la curiosità di capire se lo fossi davvero o ci fosse dietro un motivo. E per fortuna non ha visto il mio profilo su Facebook: anche lì è la stessa cosa, ho richiesto di amicizia inesaudite, pure da mesi.
Non ho tempo/voglia di accettarle? No, è che punto a creare vere relazioni, a fare in modo che, quando vedo delle persone con cui dialogo sui social o che magari leggono i miei post/tweet, sappiano chi sono e io stessa possa almeno intuire chi ho davanti (sul ricordarmi i nomi ci sto lavorando…). E di recente, andando a degli eventi con tanta gente, tra cui il Seo&love, ho visto come questo dia i suoi risultati: ho conosciuto e riconosciuto persone, stretto rapporti e condiviso modi di lavorare e dubbi professionali e in alcuni casi ho anche trovato occasioni di lavoro.
Se è vero come dice Facebook che i 6 gradi di separazione non esistono più e che siamo arrivati a 3,57 o come diceva Domitilla Ferrari nel libro Due gradi e mezzo di separazione che sono ancora meno, è ancor più vero che se vogliamo creare relazioni reali, è importante non dare niente per scontato. Così come fuori da Internet non basterebbe presentarci per essere degnati dello sguardo di un passante, allo stesso modo dobbiamo ricordarci che la qualità nel mondo social la fanno le persone e il modo in cui ci rapportiamo ad esse. Insomma, non basta chiedere l’amicizia, seguire qualcuno o ritwittarlo di continuo per stabilire un rapporto, ma serve qualcosa di più.
Ecco 4 suggerimenti da seguire, se ne avete altri ditecelo tra i commenti.
Presentatevi, sempre e comunque
Lo so, penserete che il primo sia la quintessenza dell’originalità, ma credetemi, quello che dovrebbe essere una sorta di buon costume del mondo social, è invece puntualmente dimenticato. Ho tante richieste di amicizia e quasi nessuna accompagnata da un piccolo messaggio. Probabilmente ci si fa forti del fatto che avendo tanti contatti in comune, basti questo per entrare in un network, lasciando perdere l’importanza dell’accompagnare la richiesta da due righe. Perché invece è importante? Per tanti motivi. In primis – tralasciando il concetto di buona educazione che ricorda più le nonne che il mondo del web – il fatto che anche in Internet conta la primissima impressione. Dire perché chiedi l’amicizia, come sei arrivato a quella persona, se hai letto qualcosa che ha scritto, se lo hai visto a un evento, ti sei imbattuto in un prodotto che ha realizzato – insomma qualunque sia il motivo – fa sì che si crei subito una sorta di microclima gradevole. Sfido chiunque a restare indifferenti di fronte a un messaggio del genere. Ma non solo questo. Se di una persona so di più di quanto lei scrive su sui profili – e ricordate di aggiornare sempre anche Facebook in tal senso – ossia dove lavora, cosa ha fatto o di cosa si interessa, nell’ambito dei cosiddetti legami deboli (come sono quelli del web), essa avrà un peso maggiore quando mi dovrà consigliare un posto dove è andata, dove andare a dormire o qualsiasi altra cosa. Questo vale anche nelle discussioni – immense – che si fanno sui social: vedere il commento di uno che si si sa chi è porta sicuramente a rispondere e a farlo in un certo modo, diversamente, specie se il tono non è gradevole, sarà difficile capire come comportarsi. Vale lo stesso anche su LinkedIn. Se è vero che a volte può bastare un job title a fugare i dubbi iniziali – vedi il caso di un head hunter – è vero che un messaggio presuppone (quasi) sempre una risposta. Diversamente, è destinato a cadere nel buco nero delle tante cose da fare.
Non limitatevi alle reazioni, ma cercate di dare qualcosa di vostro
Se vi chiedessi perché stimate il vostro capo o collega voi che rispondereste? Probabilmente che è per quello che dice ma anche per quello che fa. Lo stesso vale sui social: prendetevi il tempo per dare un vostro contributo che non sia sempre quello frettoloso mentre salite in metro o quando, stanchi di tutto, scorrete il feed di Facebook o di Instagram. Andate oltre il like, il seguire, il ritwittare: date qualcosa di vostro anche quando ricondividete il post di qualcuno, il suo tweet, una foto. Mi capita spesso una cosa che mi stupisce ogni volta: che la gente mi dica che legge i miei articoli, che mi segue, ma che io non lo so. E devo dire che ovviamente mi fa piacere… nel momento in cui lo scopro. Si può seguire senza mostrarsi, certo, ma se volete creare una relazione, andate oltre commentando sui social o nel blog stesso, scrivendo un messaggio privato. Insomma, prendetevi del tempo per dare un contributo che sia di valore a quello che effettivamente vi ha colpito. I like piacciono a tutti, ma restano lì: la persona ne vede 20 ed è contenta, ne vede 100 e lo è ancora di più ma poi si dimentica di chi li ha messi. Diverso è il caso di un commento che può dare vita a dibattiti interessanti, a incontri successivi. Non avete tempo? E chi lo ha? Però Facebook vi permette di salvare link che trovate interessanti – e vi ricorda, dopo un po’, che l’avete fatto – e app come Pocket, Instapaper e siti come saved.io fanno lo stesso. Va da sé che un commento, fatto a distanza di tempo, quando di quella cosa lo stesso autore non parla quasi più, spiccherà rispetto agli altri.
Fate davvero parte di un gruppo
Non c’è bisogno di essere in tutti i gruppi, ma scegliete quelli in cui volete esserci non solo leggendo, ma dando il vostro parere. Io ne seguo tanti e in molti casi ho trovato risposte ai miei dubbi e aiutato con la mia professionalità. La seconda soluzione, in particolare, vi permette di farvi notare anche fuori dal gruppo stesso. A me è capitato e, come ho raccontato nel caso delle SocialGnock, non è un’esperienza solo mia.
Partecipate dal vivo
Il vero networking si fa, poi, sempre dal vivo. Iniziate online, con tutti gli accorgimenti di cui sopra, ma trovate anche le occasioni per poter parlare con le persone di presenza. È difficile districarsi tra i tanti impegni, si sa, quindi individuate quei 2-3 eventi che secondo voi vale la pena di seguire e andate, magari dicendolo sui social e chiedendo chi c’è. Inizialmente, ci sarà l’imbarazzo di doversi parlare senza computer di mezzo, ma se vi sarete “conosciuti” prima, vedrete che non sarà così difficile. E comunque vale la pena tentare, no?