5 cose che dipendenti (e manager) possono imparare dai freelance
Ammettiamolo: più che essere di sinistra o destra, preferire il pandoro o il panettone, uno dei grandi dualismi della nostra società è quello che riguarda il lavoro: essere freelance o dipendente. Ci sono molti casi, in cui, lo sappiamo, non lo scegli: sei un freelance perché nessuno ti ha assunto o lo sei perché hai perso un lavoro e non hai più trovato niente di stabile. Ma ci sono anche i casi in cui, stanchi di essere dipendenti, molti professionisti preferiscono lavorare da soli per poter finalmente scegliere ritmi e da dove poterlo fare, ottenendo anche più tempo per sé. Eppure, al di là del divario sociologico e di chi da dipendente a volte invidia la presunta libertà del freelance o si inorgoglisce del fatto di avere lo stipendio sicuro, il “battitore libero” ha tante cose da insegnare. Proprio sul modo di intendere e di organizzare il lavoro, ma soprattutto sulla crescita personale.
Eccone alcune:
#1
Guardarsi sempre attorno e formarsi di continuo
Il dipendente lo sa bene: arriva un momento in cui ha ottenuto una promozione o aumento e sa che per un po’ più in là non può andare. Fa quello che deve e “porta a casa la giornata” che spesso, almeno professionalmente parlando – a meno che non lavori dopo cena -, si chiude lì. Fa corsi di formazione proposti dall’azienda, ma è difficile che vada a giornate formative o incontri che potrebbero servirgli per crescere nel suo lavoro. Il freelance, vuoi perché è costretto a trovarsi sempre nuovi clienti e lo deve fare in ogni dove, va a eventi e si aggiorna di continuo. Legge articoli e segue chi fa il suo stesso lavoro, ma non solo, partecipa spesso a webinar – gratuiti e non -, cerca di carpire quel che può dagli altri. Senza neanche essere troppo in concorrenza. Ecco cosa si può imparare dal freelance: quella voglia – mista a necessità e che fa a gara con la mancanza di tempo – di volere sapere le ultime novità del proprio settore e non solo e tramutarlo in un prossimo lavoro. Quella formazione continua che anche da adulti, pure quando siamo “arrivati” e magari abbiamo una posizione al vertice, ci permette di vedere sempre cose diverse e di farci fare il salto in più.
#2
Imparare a dire no e a contrattare
Ovvio che non tutti i freelance lo fanno, perché spesso si dice “Prendo questo cliente che non si sa mai” rischiando di andare in “overbooking” e non riuscendo a portare a termine quanto prefissato o di farlo con grande esaurimento mentale. Ma un freelance con esperienza sceglie il suo lavoro o sceglie, quando ne ha capito l’importanza, la modalità con cui farlo contrattando tempi, modi e puntando sulla qualità. Dite che un dipendente non possa farlo pena il licenziamento? È un’opinione comune, ma spesso una delle cose che le aziende lamentano è proprio questa mancanza di capacità critica, di far vedere le cose da una prospettiva diversa. Sia che siate “sottoposti” che manager, usando le parole giuste, potete far capire che una determinata proposta, dal vostro punto di vista e secondo la vostra professionalità – che è il motivo per cui siete lì – non porta a grandi risultati o va modificata. Ovvio che non sempre si riesca, ma la “capacità di mediare” è qualcosa cui non si dovrebbe mai rinunciare.
#3
Sapersi reinventare e proporre sempre nuove idee
Chiunque debba vendere quello che sa fare, spesso deve proporlo anche quando al cliente sembra non interessare. O deve sempre farlo quando si aspettano da lui originalità e inventiva. Vale anche per un lavoratore dipendente: ci sono occasioni in cui la creatività “viene disegnata a tavolino” con brainstorming e come diciamo qui non sempre si tratta dei momenti giusti, altre in cui non è richiesta, ma non è detto non sia ben accetta. Parlare con il proprio capo o responsabile per proporre migliorie su un determinato progetto, corredandolo di materiale che supporti la vostra idea, può essere un modo per farvi vedere proattivi e creativi. Provare – almeno una volta – per credere.
#4
Fare rete, sempre e comunque
Caratteristica del freelance è fare rete con altre realtà imprenditoriali in uno scambio continuo di competenze che dà una grande soddisfazione: quella di sentirsi una squadra, tutto sommato. Cosa che può avvenire anche in azienda, se superano invidie e scontrosità e si ricorda che il fine ultimo deve essere: lavorare tutti, lavorare meglio. In una parola: condivisione. E molto oltre i social network.
#5
Avere una reale percezione di sé e del proprio valore
Quando sei freelance ti trovi a fare cose che non pensavi di saper fare e soprattutto sai che, se sbagli, devi fare i conti principalmente con te stesso. E sbagliando, si sa, si impara tantissimo. Andare più in là di quello che è il “ruolo” per il quale si è pagati, provare a fare cose nuove, sapendo di potere sbagliare – magari facendo capire ai propri capi in cosa è consistito l’errore – è qualcosa che un dipendente può imparare dal freelance. Quell’“energia dell’errore” di cui parlava Tolstoj può infatti servire ad andare oltre se stessi e a capire cosa si sa fare davvero. Anche dentro un’azienda.