Il leader del futuro? Ha il corpo di Conan il Barbaro e il cervello di Einstein
Negli anni Ottanta John Kotter, uno dei massimi esperti di leadership al mondo, rilevava come la maggior parte delle aziende sull’orlo del fallimento fossero iper-gestite e ipo-guidate. Ancora oggi, a trent’anni da quelle riflessioni, ci troviamo alle prese con aziende che presentano una pericolosa alchimia degli elementi peculiari di due figure simboliche come Albert Einstein e Conan il Barbaro: il corpo di Einstein e il cervello di Conan.
La sfida aziendale del nuovo millennio, secondo la lezione di Kotter, non consiste in più management, quanto piuttosto in un nuovo e più efficace approccio alla leadership. L’ossessione del controllo, che in molti contesti aziendali esercita ancora un certo fascino, si basa in realtà su alcuni presupposti assolutamente anacronistici. Proviamo a chiederci: leadership forte significa rigida gerarchia? Le decisioni importanti si prendono solo al vertice? La responsabilizzazione delle persone non deve interferire sulla gestione del business? Se la risposta è sì, ecco farsi largo Conan il Barbaro, con il suo piccolo cervello poco evoluto, dal pensiero grezzo e decisamente poco sofisticato.
Frederick Winslow Taylor, ingegnere meccanico, è considerato il padre dello scientific management. L’idea cardine della sua teoria consisteva nell’avere un elevato controllo manageriale sui lavoratori. Taylor è morto nel 1950. E molte delle sue idee ancora sopravvivono nel mondo attuale dell’impresa. Secondo Taylor operai e impiegati devono fare ciò che viene loro richiesto, semplicemente perché incapaci di andare oltre e di capire fino in fondo il compito specifico che viene loro affidato. Questa mentalità si ritrova ancora oggi in molte aziende, dove il controllo diventa il perno attorno cui ruota l’intera cultura organizzativa. Tuttavia, ciò che ha funzionato decenni fa non necessariamente deve funzionare oggi.
Una leadership forte può destabilizzare procedure consolidate e gerarchie monolitiche. D’altra parte, una gestione tradizionale può contrastare la propensione al rischio e annientare la carica di entusiasmo necessaria per puntare a obiettivi sempre più ambiziosi e sfidanti. Occorre saper bilanciare e dosare con sapienza Albert e Conan, ovviamente valorizzandone al meglio le caratteristiche distintive. Si tratta di un approccio both and, e – e, contrapposto al tradizionale modello dicotomico, o – o, o questo o quello.
Quest’ultimo approccio porta a due situazioni, entrambe inefficaci. La prima: Conan senza Albert. Un management rigido, privo di leadership, che può dar vita ad un ambiente troppo regolato e controllato, soffocante e teso ad annichilire lo slancio necessario per affrontare nuove sfide. La seconda: Albert senza Conan. Una leadership forte, con una gestione blanda o assente, troppo orientata al cambiamento, che può condurre l’organizzazione ad assumersi rischi non ben ponderati.
Oggi ai leader aziendali è richiesto di stimolare il pensiero, mobilitare le energie, incoraggiare la creatività e ricaricare continuamente la passione dei propri collaboratori. Così da ottimizzarne il capitale intellettuale per produrre soluzioni innovative, sorprendenti ed efficaci. Al contempo, è richiesto loro di innovare i sistemi di gestione, rendendoli più congruenti con le prerogative che i dipendenti del terzo millennio richiedono: maggiore flessibilità, maggiore attenzione alle proprie esigenze di carattere personale, maggiore riguardo nei confronti della propria crescita professionale.
Realizzare un calibrato mix tra il cervello sopraffino di Albert Einstein e il corpo muscoloso di Conan il Barbaro: questa la sfida della leadership che impegnerà sempre più le organizzazioni del ventunesimo secolo.