Industria e territorio: lasciamoci contaminare da altre comunità
Le città sono sempre più importanti.
L’internazionale è sempre più importante.
Non si può definirsi innovatori se non si mette il naso fuori dall’Italia.
Mixando questi tre ingredienti, insieme alla società di comunicazione Bellissimo e il tour operator Raggiungere, ho creato un format che prevede nei prossimi tre anni di portare duecento professionisti e imprenditori italiani a incontrare cento professionisti e imprenditori di dieci città diverse, scelte tra le global city più di frontiera.
Si parte il 16 novembre con Londra dove incontreremo:
- Andrew Tuck e gli altri editor del magazine Monocle per chiudere con loro il numero di dicembre. Un’esperienza editoriale unica;
- Je Ahn di Studio Weave, vincitore di numerosi premi di architettura, tra gli studi più interessanti oggi sulla scena londinese. Con lui visiteremo Hackney e alcuni nuovi coworking del centro di Londra;
- il chief networking officer di HereEast, l’incubatore di innovation tech più grande d’Europa, ospitato negli spazi dell’ex Media Center olimpico del Queen Elizabeth Park;
- Tony Fish e Ande Gregson, i due founder del primoFabLab di Londra;
- un Urban planner della LSE / London School of Economics con cui visiteremo The Crystal, il Siemens Centre for Sustainable Cities;
- lo strategic planning & design director di AECOM, tra le più grandi società di costruzione al mondo, che ci porterà nella nuova zona di King’s Cross;
- la curatrice/critica Lucy Bullivant e alcuni architetti che hanno lavorato al progetto della nuova area di Paddington Central;
- Stella Ioannou, cofondatrice della Architecture Biennale e del programma Sculpture in the City;
- i founder dello studio creativo Tomato;
- un filosofo di The School of Life.
E non mancheranno le sorprese!
L’idea è di usare questo spazio su Centodieci per condividere anche con voi, che non sarete presenti, gli insight e le riflessioni che andremo a elaborare in quei giorni.
In particolare una abitudine che tutti dovremmo prendere è quella di contaminarci con contenuti e persone che non fanno parte della nostra cerchia, in nome della cosiddetta serendipity che in quei giorni andrà a concentrarsi su tre livelli per ognuno degli ospiti incontrati nella capitale britannica:
- la storia e la personalità dell’ospite
- lo stato dell’arte dell’industry nella quale l’ospite opera
- il legame con la città e il territorio
In definitiva una sorta di esercizio glocale, un mix sapiente di reti lunghe e corte, globale e locale, rapporti personali e creazione di network allargati.
O così oppure ogni giorno si muore nella propria quotidianità settoriale, limitata e scontata.