Accorcia le distanze con un curriculum che racconti chi sei
Come ormai sappiamo tutti, nella maggior parte dei casi il nostro curriculum viene visionato in pochi secondi. Gli occhi di chi lo legge saltano velocemente le informazioni anagrafiche iniziali e si soffermano sull’ultima esperienza professionale descritta, solitamente quella attuale. Questa sezione costituisce quindi a tutti gli effetti il cuore del nostro CV. Di conseguenza dobbiamo dedicare tempo ed energie a perfezionarla per renderla completa, trasparente, accattivante.
Troppo spesso non è così. C’è chi si limita a citare il proprio ruolo e due o tre mansioni principali. C’è chi si lancia in lunghe e illeggibili descrizioni didascaliche in “burocratese”. C’è chi preferisce interminabili elenchi puntati in cui spesso le attività di un “pallino” sono le medesime del “pallino” precedente, solo con un nome diverso, all’insegna del “tutto fa brodo”. In nessuno di questi tre casi si riesce ad ottenere l’obiettivo di essere completi, trasparenti, accattivanti.
Da quando gli strumenti di grafica digitale hanno reso possibile mettere in discussione il format tradizionale del curriculum stanno emergendo modelli alternativi di rappresentazione di ciò che facciamo.
Uno dei più efficaci è il modello “a day of my life”. Non ti descrivo la mia attività come un elenco più o meno lungo e più o meno burocratico di mansioni, ma ti descrivo “una giornata tipo di lavoro della mia vita”. In questo modo riesco a dirti esattamente ciò che sto facendo in modo completo, trasparente, accattivante.
Con il modello “a day of my life” raggiungiamo in particolare 5 obiettivi:
1) Siccome “proiettiamo il film” della nostra attività adottiamo un registro narrativo fresco, di solito in prima persona singolare. Chi legge capisce al volo e soprattutto tende a immedesimarsi, a trovare punti in comune, ad “avvicinarsi al nostro mondo”;
2) Trasferiamo un’idea di concretezza e semplicità che rompe il tradizionale “approccio diffidente” (“quelle scritte sono solo chiacchiere, adesso devo davvero capire cosa fai”) al cv degli altri;
3) Abbiamo l’opportunità di vivacizzare anche dal punto di vista estetico-visuale il nostro CV. Per esempio attribuendo una percentuale di tempo alle singole attività, dentro un grafico, magari una “torta” che rappresenta l’interezza della nostra giornata;
4) Possiamo rappresentare in un unico spazio la nostra professionalità e la nostra vita extra-professionale (palestra, volontariato, gioco con i figli, ecc.);
5) Siccome spesso le prime domande del colloquio di lavoro partono dall’osservazione del CV (il selezionatore solitamente ha il CV sotto gli occhi un attimo prima di formulare la prima domanda) una sezione “a day of my life” rende più facile entrare “nel vivo” del discorso e agevola l’apertura dell’intervista, “accorciando le distanze”.