La forza delle nostre idee che diventano nutrimento per gli altri
La semplicità è un punto di arrivo, non un punto di partenza.
Parlare in modo semplice, comprensibile a tutti, essere efficaci, è una prerogativa di chi ha fatto un percorso serio e approfondito nella propria comunicazione.
Provo a dettagliare. Partiamo da una frase sentita molto spesso in ogni ambiente (professionale, sociale, famigliare): «tu non mi capisci» o «la gente non mi capisce».
Se solo la trasformassimo in «non sono riuscito a farmi comprendere» nascerebbe il desiderio di riprovare con più impegno a comunicare.
Se accettiamo questo punto di vista allora possiamo domandarci: «Come posso spiegarmi meglio? Esiste un metodo o un’indicazione?». Consideriamo che esista e definiamolo il metodo “Parla chiaro”, da non confondere con il metodo ambiguo “parla come mangi” o quello noioso “parla in codice”.
Dobbiamo però sgombrare la mente da un grande equivoco: ogni argomento, anche il più ostico o difficile può essere esposto in modo chiaro e semplice.
Quindi la chiarezza non è inerente al contenuto del nostro parlare ma al modo in cui lo diciamo (non a cosa diciamo ma a come lo diciamo). Per arrivare a esprimere un concetto chiaramente dobbiamo essere certi di averlo compreso anche perché è vero che viviamo in una società che difende la libertà di espressione, ma ciò non significa che mi è sempre consentito di dire tutto ciò che voglio anche quando non sono preparato o non sono competente in materia.
Quindi impariamo a documentarci, ad approfondire e a valutare i vari punti di vista.
Una volta fatto questo sforzo siamo pronti a organizzare il discorso.
Sì, avete capito bene: essere efficaci nel parlare necessita un’organizzazione, devi capire come ordinare le frasi, come scegliere le parole da dire e, soprattutto, quelle da non dire. Significa avere un’idea di cosa si desidera sostenere, come, in quanti punti è utile suddividere il discorso e, soprattutto, quale percorso si desidera fare con chi ci ascolta.
Ora starai pensando che se organizzi troppo i tuoi pensieri perdi la spontaneità della comunicazione.
Sbagliato. Parlare è come vestirsi. Ognuno si veste come vuole, ovviamente, ma tutti apriamo l’armadio dove abbiamo organizzato e ordinato una serie di abiti che ci piacciono e scegliamo quello più adeguato alla giornata, lo indossiamo e siamo spontanei.
Ecco, quando parli puoi fare la stessa cosa: apri l’armadio della mente e trovi, appesi e organizzati, concetti, idee e parole. Scegli ciò che più ti piace e lo utilizzi con spontaneità. Io sostengo che l’armadio deve essere ordinato e pieno di abiti (concetti) belli e preziosi.
Una volta fatto questo passaggio fondamentale, rimane un ultimo prezioso compito da svolgere:
saper ascoltare l’interlocutore e capire quanto desidera ascoltarci, con quanta attenzione e preparazione.
Infatti se desideriamo divulgare una nostra idea noi lo facciamo per il bene di chi ci ascolta e non per nutrire il nostro ego, quindi devo prestare molta attenzione e cura al mio interlocutore affinché si senta a proprio agio e nutrito da ciò che ascolta.
Se ci comportiamo in questo modo, otteniamo un grande risultato perché il nostro ascoltatore comprende, ci segue nel ragionamento e, di norma, ci dà fiducia. Migliora il nostro rapporto con lui e aumenta l’empatia e il nostro carisma personale.
Termino questo post ricordando che a volte c’è chi volontariamente parla senza farsi capire e quindi desidera mettere distanza tra sé e chi ascolta perché non vuole assumersi la responsabilità totale di ciò che sta dicendo. In questo caso non dobbiamo demoralizzarci ma consiglio di smettere di ascoltare questa persona.
Un esempio? Fateci caso: molto spesso i politici durante le interviste non dicono “voglio” oppure “desidero”. Spesso ripiegano su “si auspica”, come se non dipendesse da loro, come se non ne avessero la responsabilità.
Chiaro?