«L’amore è una cosa molto semplice e nella sua semplicità trova la propria dignità» Simona Atzori
Lo spettacolo di danza di Simona Atzori andato in scena domenica sera in Sala Palladio a Vicenza si apre con il dolcissimo brano Spiegel Im Spiegel di Arvo Part, compositore minimalista estone.
Così come minimalista è l’allestimento: quinte nere e un fondale che cambia colore. Null’altro. Ma di altro non c’è bisogno, il palcoscenico si riempie non appena fanno il loro ingresso i ballerini.
Per Simona la stanza vuota, che dà il nome allo spettacolo, è quel luogo nel quale tutto può succedere.
Quante sono le cose che possono accadere in una stanza vuota? Simona prova a rappresentarle, e ci riesce, in maniera disarmante, solo grazie all’arte della danza. Usa il proprio corpo e i propri movimenti.
E i suoi ballerini non sono da meno: sul palcoscenico si susseguono storie, diverse tra loro ma che possono essere le storie di ognuno di noi.
C’è l’amicizia, rappresentata dai sorrisi spensierati che ricordano quelli dei bambini occupati nel gioco, rappresentata con gioia e allegria.
C’è l’amore, che non ha un solo colore, ma che ha mille sfumature.
L’amore che è gioia, passione, vita ma può anche essere amore violento, e trasformarsi in inquietudine, disperazione e può renderci anime fragili.
E spesso questo accade appunto in una stanza… un luogo che dovrebbe essere nido, rifugio, approdo sicuro nel quale sentirsi accolti ma che invece a volte viene violato.
“Una stanza viola” è uno spettacolo nel quale in un’ora vengono rappresentate tutte le sfumature della vita senza filtri di alcun tipo. Tutte quelle emozioni che spesso non hanno voce ma che esistono e sono reali.
Al termine dell’esibizione Simona si apre al racconto.
Si parte parlando dei limiti. Non i limiti di Simona, come saremmo portati a pensare, ma i limiti degli altri.
La prima volta che si è scontrata con la parola limite aveva 3 anni e doveva iscriversi all’asilo, le resistenze da parte della direzione sono state moltissime ma i genitori di Simona non hanno non si sono lasciati abbattere e Simona ha varcato la soglia dell’asilo.
L’incredulità di maestre e direzione davanti a una piccola bambina che con i piedini riusciva a disegnare, mangiare, giocare con gli altri bambini è stata enorme.
«I limiti sono negli occhi e nella mente di chi mi guarda – dice Simona – non nei miei».
Simona è appena tornata dal Kenya. Nel paese africano opera l’associazione Fontana che Simona sostiene.
«Il Kenya mi permette di sentirmi nuda e scalza. Non ci sono filtri. Tutto quello che noi ci costruiamo: case, abiti, auto… sono tutte cose che non ci permettono di vivere davvero le grandi gioie e i grandi dolori».
L’insegnamento di Simona è quello di guardare le persone che ci circondano con occhi limpidi, senza limiti e senza preconcetti ma semplicemente guardandole in profondità.
«L’amore è una cosa molto semplice, ed è proprio nella sua semplicità che ha la propria dignità»