Che domande dobbiamo farci prima di portare la nostra azienda sui social?
Moltissime aziende continuano a considerare i social come strumenti di comunicazione digitale verso l’esterno, eppure il concetto è completamente fuorviante: i social media non sono (solo) uno strumento, non servono (solo) a comunicare. Ma soprattutto: il social media marketing aziendale è un processo che parte dall’interno dell’organizzazione e implica numerose attività che non sono per nulla digitali.
Per certi versi sarebbe come pretendere il gol da un attaccante, senza considerare i passaggi scambiati prima dai suoi compagni. Affinché il gioco di squadra funzioni anche in azienda, ecco i cinque aspetti da controllare al grido di «Ok, sbarchiamo sui social!».
- Il brand è social?
Sembra ovvio ma non è così. Per usare i social, bisogna “esser social”. È fondamentale che i vertici in primis capiscano di cosa stiamo parlando. Sbarcare sui social significa aprirci, parlare dell’azienda intesa come una rete di persone, competenze e storie.
Siamo pronti a questo o vogliamo solo comunicare i prodotti aziendali? - L’azienda è una sola?
Questo è un tallone d’achille di moltissime realtà medio-piccole (ma non solo): avere una identità unica e un posizionamento ben definito è fondamentale. Soprattutto perché i social destrutturano il brand: se l’identità è già frammentata, il rischio non è solo l’inefficacia, bensì una comunicazione errata.
Che capacità produttiva abbiamo? - L’azienda vuole comunicare veramente?
Quando chiedo «Quante news siete in grado di produrre al giorno?» spesso mi guardano male e mi chiedono se intendo la settimana. Definire a tavolino i 4-5 macroargomenti da trattare sui social non è facile, ma ancora più difficile è capire come raccogliere al nostro interno i migliori spunti notiziabili con una frequenza decente.
Temiamo di non farcela? - L’azienda è pronta ad ascoltare?
Non è tanto la classica questione che riguarda l’aprirsi alla possibilità di ricevere commenti negativi, ma si tratta di capire soprattutto come gestirli quando arrivano, definendo in particolare delle linee guida per la ridefinizione di processi e di servizi erogati.
Se qualcuno pubblica un feedback negativo, cambia qualcosa nell’organizzazione o no? - I dipendenti lo sanno?
È l’errore più comune di tutti: la mancanza di coinvolgimento dei dipendenti. Eppure sono i primi ambasciatori di marca, possono e devono rappresentare la cerchia più fedele di interessati che diffonde i contenuti aziendali. Non solo, più il progetto social diventa condiviso in azienda, più ricca di spunti e idee risulta la voce social aziendale.
Non li abbiamo mai coinvolti?
Ed ecco le soluzioni: tanto efficaci quanto ben poco digitali.
- Formazione culturale
Chiamiamola “riflessione condivisa con i vertici”: che si tratti di una riunione o una presentazione, l’importante è spiegare loro qual è il valore dei social, soprattutto se inteso come approccio 2.0 da usare all’interno (qui trovate alcuni aspetti del Social Business). - Strategia unica
La parola chiave è: position paper. Tracciamo e condividiamo con i vertici una serie di pilastri strategici: identità, strategia, immagine coordinata e poi condividiamo tutto all’interno del nostro ecosistema di dipendenti, clienti, fornitori. L’azienda è una e parla sempre la stessa lingua! - Organizzazione
Prendiamo un bel foglio di carta e definiamo il nostro flusso informativo interno, come fossimo una redazione: chi sono le antenne localizzate nei vari reparti aziendali, chi scrive per l’esterno e come, chi valida eventualmente le notizie, quali procedure e quali strumenti di lavoro impieghiamo. - Gestione del feedback
Non basta decidere chi e come risponde a commenti negativi: serve definire a priori il tipo di impatto che una serie di indicazioni esterne avrà sulla gestione aziendale o sulla definizione dei servizi. L’impatto organizzativo di feedback social è un tema molto importante. - Consenso interno
Dobbiamo coinvolgere i dipendenti ben prima di sbarcare sui social: creiamo momenti formali e informali di confronto, contributo, riflessione. Per esempio un “blog tour interno”, dove i “blogger” sono le reali voci dell’azienda, ossia le persone.
Solo ora siamo pronti a pensare al digitale: ci sono tutte le condizioni per definire una social media strategy efficace e un brillante piano editoriale!