Vuoi sapere chi sono e che faccio? Sfoglia il mio personal magazine
Giornalisti, blogger e social media strategist li usano sia per fare content curation che per aumentare il loro personal branding, ossia farsi conoscere per quello che sono, fanno e hanno da dire. Parliamo di quei tool che servono a fare news radar, per usare un termine caro a Robin Good, incontrato qualche mese fa alla BIT, o se volessimo spogliarci dell’inglese (come suggerisce Annamaria Testa in una sua battaglia in difesa dell’italiano che condivido) fanno da aggregatori di notizie, arrivando a essere delle vere e proprie riviste online. Riviste con poco da invidiare ad altre, anche se appunto non si tratta di contenuti generati in prima persona ma aggregati.
In un mondo in cui la gente legge pezzi ma non siti per intero, in cui se arriva a una notizia spesso è perché l’ha twittata qualcuno di cui si fida, l’ha condivisa su Facebook o altri social, la cura dei contenuti, il mettere insieme quelli di valore e far capire perché lo sono, assume sempre più importanza. E non solo per chi di contenuti vive, ma anche per chi attraverso questi può farsi conoscere, aumentare la fiducia nei confronti del proprio brand oppure far capire a un futuro cliente che scegliendolo, sceglie anche un certo mondo e modo di fare.
Sono in particolare utili per piccole imprese e artigiani – sempre più digitali – che non hanno un ufficio comunicazione o non possono avvalersi di consulenti esterni che creino blog o siti. Utili poi per comunicare con colleghi e collaboratori e, perché no, monitorare la concorrenza. Vediamo come con due esempi tra i tanti tool disponibili.
Iniziare con Flipboard è d’obbligo visto che due mesi fa l’aggregatore, nato inizialmente come app, è diventato disponibile con tutte le sue funzioni anche per il desktop. Cosa fa? Ci aiuta a creare magazine interessanti. Come? Per iniziare, una volta iscritti, date un’occhiata ai magazine degli altri, dopodiché individuate la vostra “nicchia”, ossia l’argomento di cui volete parlare e date a questa rivista un titolo che faccia subito capire qual è la sua specializzazione. Quanto ai contenuti, li trovate su Flipboard stesso, in riviste create da altri a cui accedete con parole chiave (una delle novità della versione web) e tramite chi seguite sui social network. Trovata la news giusta, cliccate sull’icona “+” e fate flip per aggiungerlo alla vostra rivista. Se state navigando sul web, basta avere l’estensione per il vostro browser per “flippare” le notizie di interesse.
Ma in che modo Flipboard aiuta piccole imprese e artigiani? Immaginiamo un designer di gioielli: può realizzare una rivista mettendo le notizie sulle materie prime che usa, le tendenze della moda e accessori, le fiere di settore e magari integrare con i post del suo blog o del canale YouTube, così da alternare contenuti scritti e multimediali, creando un prodotto bello da sfogliare molto più interessante e ricco di un catalogo.
Un produttore di vino può invece raccogliere in una rivista le recensioni degli utenti o spulciare i blog di cucina in cui ci sono abbinamenti con il suo vino e mettere i suoi suggerimenti su come apprezzarlo al meglio. E ancora: notizie curiose su come il vino rosso, consumato una volta al giorno, possa fare bene alla salute e su quali bicchieri usare per mescerlo al meglio, inserendo poi in modo automatizzato la rivista sul suo sito come nel fanno Paolo e Giacomo di Chef 4 passion con il loro Real Food magazine experience.
SCOOP.IT
Anche Scoop.it (il cui payoff è “you are the content you publish”) è un ottimo strumento di content curation sebbene un po’ diverso.
La ricerca delle fonti parte creando un elenco di parole chiave mirate e le ricerche vengono effettuate su blog, siti, news, account social, ma non su riviste di altri come fa Flipboard che, a differenza di Scoop.it, sembra una vera e propria rivista da sfogliare. Anche qui, poi, se state navigando sul web e trovate qualcosa di interessante basta che installiate il pulsante scoop.it per aggiungerlo al vostro magazine.
Ottimo strumento, dicevamo, in ottica di content curation. Ad esempio, sono arrivata a un magazine perché stavo cercando qualcosa di nuovo per la mia doccia. Titolo azzeccato (Arredo Bagno), contenuti “scoop-ati” inerenti, che non rimandano direttamente al prodotto ma che comunque mi hanno portato a trovare quello che stavo cercando.
Anche Scoop.it permette di inserire tutto sul proprio sito e di creare dei contenuti da condividere solo con i propri collaboratori che – come per Flipboard – possono essere coinvolti e partecipare al processo di content curation, diventando quasi una redazione.
Un modo per una piccola impresa di dialogare in maniera alternativa con il proprio team, di sensibilizzarlo su alcuni temi e di vedere per esempio quali sono gli interessi di ognuno e capire che contributo possa dare all’azienda.