La realtà virtuale ci porta in spazi troppo simili al reale. E Facebook ci ha investito due miliardi
L’automobile, all’inizio del secolo scorso, fu una grande innovazione: diede vita a una nuova fase della mobilità individuale, favorendo gli spostamenti e gli affari, poiché l’auto, più che un mezzo di trasporto, è uno strumento per comunicare. La spinta propulsiva alla comunicazione ha sempre portato a un avanzamento sociale e tecnologico, come è accaduto attraverso la mobilità cent’anni orsono, e ora siamo all’alba di una nuova era nelle comunicazioni.
I media digitali ormai fanno parte della nostra vita quotidiana e ci tengono in contatto con amici, parenti e colleghi di lavoro. Dieci anni fa potevamo collegarci al web esclusivamente attraverso computer desktop o ingombranti portatili, oggi con la rivoluzione mobile abbiamo a disposizione device tascabili con cui possiamo rimanere collegati da qualsiasi luogo. Una rivoluzione rimane incompiuta: quella della piena realtà virtuale. Per ottenerla servono enormi capacità di calcolo, linee dati che permettano un buon flusso di informazioni e, naturalmente, visori indossabili di buona qualità.
La realtà virtuale ci fa muovere in spazi che simulano ambienti molto simili a quelli reali, facendoci incontrare altre persone, reali o “sintetiche”, con cui interagire. Entrare in un mondo “immersivo” virtuale consentirà di vivere esperienze che altrimenti non potremo mai permetterci. La prima utilizzazione di questa tecnologia, infatti, sarà nel settore dei videogiochi, in cui si potranno realizzare dei “metaversi” (termine derivato dal cyberpunk che sta a significare l’unione della realtà virtuale con internet) in cui vivere e muoverci come fossimo un mondo reale.
Recentemente Mark Zuckerberg, creatore di Facebook, ha acquistato per 2 miliardi di dollari la società Oculus VR, startup al lavoro su un rivoluzionario visore Oculus Rift. Questo visore, anche se non ancora in commercio, consentirà un’immersione nel mondo virtuale come mai è stato fatto prima e sarà in vendita tra qualche mese ad un prezzo che presumibilmente si aggirerà sui 350 dollari. Anche Sony ha realizzato un prototipo dal nome Project Morpheus, da utilizzare con la nuova Playstation 4 e con cui giocare ai nuovi videogiochi Fps (First Person Shooter, “sparatutto” in prima persona).
Secondo il fondatore di Oculus, Palmer Luckey: «Tra un paio di decenni i display tradizionali saranno sostituiti dai visori per la realtà virtuale (…) i dispositivi VR hanno molte meno problematiche, sono più economici, più pratici e si possono portare ovunque noi desideriamo».
In ambito lavorativo assisteremo a una vera e propria rivoluzione: finalmente ci libereremo della presenza fisica attraverso costosi (anche in termini di tempo) spostamenti e potremo assistere direttamente a qualsiasi riunione in tutte le parti del globo, rimanendo seduti comodamente alla nostra scrivania. Si concretizza quello che abbiamo visto in molti film di fantascienza con il teletrasporto, solo che a viaggiare sarà la nostra immagine virtuale e le nostre idee. Pensiamo alle grosse aziende con molte sedi distaccate, che potranno fare riunioni senza muovere i dipendenti e collaboratori. Anche in ambito formativo la realtà virtuale avrà un suo naturale sbocco: un chirurgo potrà fare delle prove con pazienti sintetici in cui testare le operazioni, proprio come accade ora con i simulatori di volo per i piloti.
Ogni tecnologia comporta anche rischi e questa potrebbe portare qualcuno a rifugiarsi nella comodità e nella maggiori opportunità della vita virtuale tralasciando quella reale. L’aspetto allucinogeno di una vita parallela porterà, i più deboli, a evadere dalla grigia realtà per un mondo in cui tutto è possibile e possiamo essere quello che vogliamo. Come sosteneva il chimico e alchimista svizzero Paracelso: «Nulla è di per sé veleno, tutto è di per sé veleno, è la dose che fa il veleno».