Immaginate un mondo senza tir né treni merci. Non è una follia, potrebbe succedere domattina…
Guardate questo breve film di animazione che immagina come potrebbe cambiare il nostro rapporto con la filiera del prodotto già da oggi, gettando poi uno sguardo nel prossimo, davvero molto prossimo, futuro.
Prodotto da Disseny Hub Museum and Gallery di Barcellona, è intitolato Fully printed, a vision for the future of 3D Printing e parla della rivoluzionaria tecnologia della Stampa 3D di cui sempre più persone si stanno accorgendo e di cui sempre di più si sente parlare.
Ma che cos’è questa tecnologia? E come potrebbe cambiare il nostro modo di produrre e acquistare i prodotti? Per evadere la prima domanda, dobbiamo immergerci un po’ nel passato, sì, perché questa tecnologia non è così nuova come si potrebbe pensare. La stampa 3D è nata negli Stati Uniti circa 30 anni fa, esattamente nel 1984, quando Chuck Hull deposita il brevetto numero US4575330, fondando, due anni dopo, la 3D Systems per la commercializzazione delle sue macchine, azienda poi divenuta un vero colosso di questo campo industriale. La tecnica di stampa 3D inventata da Hull è chiamata stereolitografica e usa un liquido fotopolimerico che viene solidificato, piano dopo piano, “layer by layer” direbbe Chuck, da una luce ultravioletta. Il fascio di luce UV viene pilotato dalle matematiche (ottenute al computer) che rappresentano il modello digitale 3D dell’oggetto da produrre. Dunque, dal modello digitale è possibile passare direttamente all’oggetto fisico, per addizione di materiale, facendo lavorare solo la macchina e senza avere praticamente materiale di scarto.
Oggi sul mercato ci sono diverse tipologie di macchine per la stampa 3D, tra cui citiamo:
1. a liquido polimerico e luce UV (Stereolithography o SLA)
2. a polvere e laser (Selective laser sintering, SLS)
3. a fusione di materiale plastico (Fused Deposition Modeling o FDM).
Praticamente tutte queste stampanti sono state inventate più di 20 anni fa, negli anni Ottanta o nei primi Novanta. Ma allora perché solo oggi si parla di rivoluzione? Possiamo rispondere a questa domanda e contemporaneamente evadere quella che ci portiamo avanti fin dall’inizio: come potrebbe cambiare il nostro modo di produrre e acquistare i prodotti?
Una delle tecnologie nominate, in particolare l’ultima del nostro elenco, quella nota con la sigla FDM, è da qualche anno diventata alla portata di tutti, sia economicamente che nella facilità di utilizzo. Inventata e brevettata nel 1989 da S. Scott Crump, che poi fondò la Stratasys, altro colosso della stampa 3D, dall’inizio del nuovo millennio non è più protetta da brevetto. Questa situazione ha prodotto a partire dal 2007 l’apparizione delle prime piccole stampanti 3D open source. Oggi sono centinaia, forse migliaia e alcune sono diventate dei veri e propri prodotti commerciali in vendita sul mercato, tra cui citiamo la statunitense MakerBot nata nel 2009 e l’italiana Sharebot nata nel 2012, entrambe con stampanti a partire da 1500 euro.
https://www.youtube.com/watch?v=AKTSdW7-H3Q
Insomma, secondo molti osservatori, primo tra tutti Chris Anderson nel suo libro Makers (Rizzoli, 2012), queste tecnologie stanno per entrare nelle nostre vite in modo invasivo e non saranno più appannaggio solo dell’industria o dei ricercatori, ma diventeranno un prodotto consumer. Henry Ford diceva che c’è vera innovazione solo quando una tecnologia è per tutti e noi, d’accordo con l’imprenditore statunitense, possiamo affermare che nella popolarizzazione di queste tecnologie risiede la vera rivoluzione. Le stampanti 3D, già oggi, sono presenti ormai in ogni quartiere delle grandi città: nei FabLab, nei Maker Space o in negozi dedicati. Una città come Milano, ad esempio, ha già sei FabLab, svariati Maker Space e almeno tre negozi di stampa 3D.
Lo scenario nel prossimo futuro, esattamente come immaginato nella breve animazione all’inizio di questo post, potrebbe essere quello per cui non ci sarà più trasporto dei prodotti, o meglio, non trasporteremo più gli atomi degli oggetti immaginati dalle aziende ma trasporteremo via web solo le loro informazioni (bits). Questa nuova modalità di progettare, produrre e acquistare i prodotti sarà alla base di quella che senza timore possiamo chiamare “Terza Rivoluzione Industriale”. E la storia ci insegna che una rivoluzione è una opportunità di business per tutti.